Brunei: il Sultanato tra tradizione e modernità

C’è un Paese nel cuore del Sud-est asiatico che sembra vivere in una dimensione sospesa tra antico e moderno: il Brunei Darussalam, “dimora della pace”. Minuscolo, ricchissimo di petrolio, governato da uno dei monarchi più longevi al mondo, è spesso poco conosciuto fuori dalla regione. Eppure, dietro le sue cupole dorate e i suoi grattacieli scintillanti, si nasconde una società profondamente legata alle tradizioni e al tempo stesso coinvolta nei giochi geopolitici dell’Asia.
Una vita scandita dalla tradizione islamica
In Brunei la religione non è solo fede, ma tessuto sociale e politico. L’islam sunnita è religione di Stato e influenza ogni aspetto della vita quotidiana: dal diritto, basato anche sulla Sharia, ai ritmi della giornata, con le chiamate alla preghiera che scandiscono il tempo. Gli uomini indossano con orgoglio il baju melayu, tunica elegante con pantaloni, e il tradizionale songkok nero; le donne prediligono il baju kurung, abito lungo e spesso accompagnato dal velo. Le feste principali seguono il calendario islamico: l’Hari Raya Aidilfitri, che segna la fine del Ramadan, trasforma le strade in un tripudio di luci e visite tra amici e parenti.
Ma il Brunei non è solo islam: la presenza di comunità cinesi, indiane e di popolazioni indigene del Borneo regala una mescolanza di sapori, lingue e tradizioni che arricchiscono il piccolo sultanato.
Il sultano, monarca e padre della nazione
Se c’è una figura che incarna l’identità del Brunei, è il Sultano Hassanal Bolkiah. Al potere dal 1967, è insieme Capo di Stato, primo ministro, ministro della difesa e delle finanze. È venerato come simbolo di stabilità e custode delle tradizioni islamiche.Il palazzo reale, l’Istana Nurul Iman, con le sue 1.788 stanze, è tra le residenze più grandi del mondo e apre al pubblico solo in occasioni speciali, quando i cittadini possono salutare personalmente il loro sovrano.
Visitare il Brunei significa scoprire un mondo che unisce contrasti: moschee dalle cupole dorate che riflettono il sole tropicale, mercati vivaci accanto a grattacieli moderni, e un popolo che custodisce con orgoglio la propria identità, pur vivendo immerso nel lusso reso possibile dal petrolio.
Un Paese che galleggia sul petrolio
Il Brunei deve la sua prosperità al petrolio e al gas naturale: oltre il 90% delle esportazioni proviene da lì. Questa ricchezza ha permesso al governo di garantire servizi gratuiti di istruzione e sanità, case popolari moderne e perfino l’assenza quasi totale di tasse. Ma il rovescio della medaglia è la dipendenza quasi esclusiva dagli idrocarburi. Consapevole di questa fragilità, il Paese sta cercando di diversificare la sua economia, puntando su turismo, finanza islamica e nuove tecnologie. Non a caso, il Brunei si presenta oggi come meta di un turismo di nicchia, tra moschee maestose, villaggi sull’acqua e foreste pluviali incontaminate.
Un attore silenzioso ma strategico
Sul piano internazionale, il Brunei preferisce la discrezione. Membro dell’ASEAN, mantiene buoni rapporti con i vicini e un profilo basso nelle dispute del Mar Cinese Meridionale, evitando il confronto diretto con la Cina. Allo stesso tempo, conserva legami con il Regno Unito e gli Stati Uniti, eredità del suo passato coloniale e garanzia di sicurezza. La sua strategia sembra chiara rimanere neutrale, stabile e pacifico, senza lasciarsi trascinare nei conflitti regionali. Vedremo come le sfide che presenterà il futuro, tra mantenere le tradizioni religiose e culturali senza restare prigionieri del passato, verranno affrontate dal piccolo Sultanato al fine di trovare un nuovo ruolo in una regione sempre più centrale nello scacchiere globale