Venezuela. Democrazia a rischio
Con 80 vittime e 4000 arresti prosegue l’inferno del Venezuela.
Il Paese è lacerato da una pesantissima guerra civile, che prosegue da mesi, da quando i cittadini stremati da una crisi economica senza precedenti e dall’affermazione di un regime sempre più antidemocratico, hanno deciso di scendere in piazza per protestare pacificamente contro il governo di Nicolas Maduro.
La protesta, però, è quotidianamente segnata da episodi di repressione. Ultimo di cui abbiamo notizia è quello messo in atto nei confronti di decine di studenti che ieri manifestavano a Caracas contro la riforma costituzionale.
Come documentano foto e video girati dai testimoni, una quarantina di studenti universitari sono stati fermati mentre si stavano dirigendo verso la sede del Consiglio nazionale elettorale e sono stati fatti salire su un camion senza finestrini, nel quale è stato lanciato un candelotto lacrimogeno prima della chiusura delle porte.
Una brutale aggressione che non può non accendere ancora di più gli animi dei venezuelani.
Un golpe avvolto dal mistero
In un clima sempre più teso, dove la comunità internazionale stenta ad intervenire con decisione, si va a inserire un episodio che rimane avvolto da mistero.
Martedì scorso Oscar Perez, un detective della polizia scientifica venezuelana, da solo alla guida di un elicottero ha attaccato le sedi del ministero degli interni e della Corte suprema, l’organo vicino al Presidente Maduro che è in netta opposizione alla maggioranza parlamentare.
Perez ha sventolato uno striscione e ha lanciato un proclama contro “questo governo corrotto e transitorio”.
Immediata la reazione del presidente venezuelano che ha parlato di attacco terroristico, di un tentato golpe pilotato dalla CIA.
Difficile però capire se quello di Perez, di cui tra l’altro si sono perse le tracce, sia stato davvero un gesto sovversivo oppure, come sostengono in molti, una farsa messa in scena dallo stesso governo per legittimare la repressione e per distogliere l’attenzione popolare da una nuova sentenza della Corte Suprema con la quale, proprio martedì, venivano trasferite le competenze della Procura alla “Defensoria del Pueblo”, organo più “vicino” al presidente.
Tre elementi potrebbero avvalorare questa tesi: Oscar Perez ha recitato come attore nel film “Muerte Suspendida” e l’attacco di martedì ricorda molto una sceneggiatura Hollywoodiana; sembra strano che gli sia stato possibile violare così facilmente lo spazio aereo; sorprende, infine, che il suo gesto non abbia avuto alcun seguito e sia stato del tutto isolato.
L’attacco a Luis Ortega, un tempo fedelissima di Chavez ora ostile a Maduro
Questi ultimi giorni sono stati segnati anche dal respingimento da parte della Corte Suprema della richiesta avanzata dalla procuratrice generale Luis Ortega Diaz di annullare la Costituente.
La Ortega, un tempo fedele al governo di Chavez, non ha esitato negli ultimi tempi ad intervenire apertamente contro i soprusi attuati dalla Suprema Corte, dove vengono annullate tutte le leggi proposte dal Parlamento. La voce della Ortega è stata l’unica a levarsi dagli ambienti istituzionali contro la deriva autoritaria del governo, contro la repressione delle proteste popolari. Ciò le è costato la privazione delle sue funzioni, il congelamento dei beni personali e il divieto di espatrio.
La fine di luglio segnerà una data importante per il Paese, entro tale scadenza Maduro vorrebbe cambiare la Costituzione con l’avallo di una Assemblea Costituente eletta irregolarmente.
Impedire questo ultimo passaggio è quindi fondamentale per la sopravvivenza della democrazia in Venezuela.
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