È morto il numero uno di Hamas

«Il male ha subito un duro colpo oggi», ha annunciato Benjamin Netanyahu in una conferenza stampa tv, dopo l’annuncio della uccisione del leader di Hamas, Yahya Sinwar. «Sinwar è morto, ma il nostro compito non è ancora terminato», ha insistito, togliendo ogni dubbio a chi auspicava che la morte del numero uno dell’organizzazione islamista sunnita potesse portare alla conclusione dei combattimenti. Il «massimo impregno» di Netanyahu continua ad essere il ritorno a casa degli ostaggi a Gaza: ne restano 101, di cui in vita probabilmente 64.
Un’uccisione casuale
L’annuncio di Netanyahu è di giovedì sera, eppure il raid che ha ucciso Sinwar risale a mercoledì. Non si è trattato, infatti, di un’attacco mirato, basato sulle operazione dell’intelligence israeliana. Sinwar è stato ucciso in un pattugliamento di routine, all’interno di un edificio di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, che è stato fatto bombardare. I combattimenti per entrare nell’edificio sono stati diversi e per questo è stato ordinato un bombardamento che ha fatto crollare la struttura. Soltanto dopo, i soldati del’Idf si sono accorti che uno dei corpi dei terroristi uccisi assomigliasse molto a Sinwar, tra i principali ricercati dal governo e dall’esercito israeliano. La convinzione dell’establishment di sicurezza di Tel Aviv era, infatti, che Sinwar si nascondesse in un tunnel sotterraneo, circondato da ostaggi. La sua morte è stata casuale. Il corpo è stato quindi sottoposto a tutti gli accertamenti del caso: test sull’impronta digitale, sul DNA e sull’arcata dentale, dalla quale è stato infine accertato che il corpo fosse il suo. Israele disponeva di tutte queste informazioni genetiche del leader di Hamas in seguito ad una sua lunga prigionia all’interno di un carcere israeliano. Giovedì sera, sull’identità del corpo ritrovato, non vi erano più dubbi.
Le reazioni di Biden e Meloni
«Ai miei amici israeliani, non c’è dubbio che questo sia un giorno di sollievo e ricordi, come le scene viste negli Usa dopo che il presidente Barack Obama ordinò il raid per uccidere Osama bin Laden nel 2011» ha affermato Joe Biden dopo aver appreso la notizia della morte di Sinwar. «Nessun terrorista, in nessuna parte del mondo, può sfuggire alla giustizia, non importa quanto tempo ci voglia» ha continuato il presidente ancora in carica. Giorgia Meloni auspica, invece, che questo sia l’inizio di una nuova fase della guerra, che porti, finalmente, ad un cessate il fuoco: «È tempo che tutti gli ostaggi siano rilasciati, che si proclami un immediato cessate il fuoco e che si avvii la ricostruzione a Gaza»