Cop29 di Baku. Al centro il dibattito sui carbon credits

Comincia oggi (11 novembre) la 29esima Conferenza delle parti (Cop), il forum delle Nazioni unite dove si discute di come combattere il cambiamento climatico. I leader mondiali si riuniscono quest’anno a Baku, in Azerbaigian, ma l’edizione 2024 non si annuncia come risolutiva. Da un lato, non ci si aspettano grandi progressi nei negoziati tra i partecipanti, soprattutto quando si parlerà di chi dovrà pagare la transizione energetica. Dall’altro, nella capitale caucasica si registrano una serie di assenze di peso, dall’Ue al Brasile. Infine, aleggerà sui dibattiti il fantasma della prossima presidenza Trump, che ritirerà (di nuovo) gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi, complicando ulteriormente il già difficile cammino globale verso la neutralità carbonica.
La COP29 si presenta con un focus preciso: la resilienza climatica e le strategie per adattarsi agli impatti inevitabili del riscaldamento globale, oltre all’accelerazione della transizione verso energie pulite. In questa COP, inoltre, tema centrale saranno i Carbon Credits. Si tratta di uno dei punti tecnici più dibattuti dell’Accordo di Parigi. Alla Cop26 di Glasgow, nel 2021, era arrivato un primo accordo sulle regole di applicazione dell’articolo 6 dello stesso Accordo. Ovvero quello che introduce un mercato nel quale è possibile scambiare dei “diritti ad inquinare”. Il principio è semplice: permettere ad una nazione che non riesce a centrare i propri obiettivi di riduzione dell’emissione di gas ad effetto serra di compensare tale mancanza attraverso l’acquisto, appunto, di “crediti”. In maniera molto semplificata, il sistema funziona pressapoco così: una quota corrisponde all’autorizzazione ad emettere una tonnellata equivalente di CO2. Così, un Paese “A” in ritardo nella transizione ecologica può acquistare un credito, pagando una determinata somma. Questi capitali vengono girati poi a un Paese “B”, per ad esempio consentire la costruzione di un parco eolico al posto di una centrale a carbone. In questo modo, la seconda nazione beneficia di una fonte rinnovabile e aiuta mitigare i cambiamenti climatici. La prima, compensa in questo modo gli scarsi risultati ottenuti in patria.
“Facendo incontrare in modo efficiente acquirenti e venditori, questo mercato potrebbe ridurre il costo dell’attuazione delle ndc di 250 miliardi di dollari all’anno”, ha dichiarato il presidente della Cop29 Mukhtar Barbayev. In questo contesto gli acquirenti sono i paesi industrializzati, in forte ritardo nel loro percorso di decarbonizzazione, e i venditori sono i paesi in via di sviluppo che hanno bisogno di risorse per proteggere i propri serbatoi di CO2 (come le foreste) o per sviluppare progetti legati alle energie pulite. I due nuovi standard per il mercato dei carbon credits riguardano rispettivamente la rimozione della CO2 e lo sviluppo e la valutazione dei progetti.
Un’inaugurazione controversa
L’evento è stato inaugurato dal presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, il cui discorso controverso ha fatto molto discutere: proprio oggi sul palco della plenaria, prima di passare la parola ai leader mondiali presenti, il presidente azero ha risposto piccato alle critiche ricevute dall’occidente, quelle relative all’organizzazione della Cop in un Paese che vive di petrolio e gas, sottolineando come “petrolio e gas siano “un dono di Dio”. “Due anni fa, l’Azerbaijan e la Commissione europea hanno firmato una dichiarazione sul partenariato strategico nel campo dell’energia. Ma non è stata una nostra idea. È stata una proposta della Commissione europea. Il presidente della Commissione europea è venuto a Baku due anni fa per firmare questo documento con noi. Perché avevano bisogno del nostro gas” ha ricordato Aliyev attaccando la doppia faccia dell’Europa, che chiede più sforzi per tagliare le emissioni ma poi in cerca di gas in Azerbaijan.
Per molti, la Cop29 è una delle ultime occasioni a disposizione per mantenere la temperatura del Pianeta sotto la soglia di 1,5°C di riscaldamento globale. Pochi giorni prima dell’inizio della conferenza sul clima, il sistema europeo Copernicus ha dichiarato che il 2024 è virtualmente già l’anno più caldo della storia e sarà il 1° anno a superare quota 1,5 gradi. Lo ha ricordato anche l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm) per voce della sua segretaria generale, Celeste Saulo. Aprendo i lavori della Cop29 Clima a Baku, Saulo ha sottolineato che la soglia di 1,5°C non è stata ancora superata, anche se gli obiettivi di Parigi sono gravemente a rischio.