Unioncamere: la crisi nel 2012 ha portato alla chiusura di 1000 imprese al giorno
Dai calcoli dell’Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, l’ente pubblico che unisce e rappresenta istituzionalmente il sistema camerale italiano, emerge che nel 2012 la crisi economica ha portato alla chiusura di circa 1000 imprese al giorno.
Difatti secondo Unioncamere lo scorso anno sono state registrate ben 364.972 chiusure, un aumento sostanziale, del più 24.000, rispetto al 2011. Un altro dato allarmante riguarda le aperture di esercizi commerciali, nel 2012 si è difatti registrato il valore più basso degli ultimi otto anni con sole 383.883 aperture. Anche se il saldo fra chiusure e aperture è positivo, più 18.911, c’è da dire che si tratta comunque del risultato peggiore dal 2005 ad oggi.
La maggior parte delle chiusure si sono registrate nel Nord dove, eccezion fatta per la Lombardia, sono state chiuse circa 6.600 imprese.
Il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, ha affermato:
«in questi anni le imprese italiane hanno fatto letteralmente dei miracoli per restare sul mercato; in tante – anche in assenza di vere politiche di sostegno – sono addirittura riuscite a migliorare le proprie posizioni e a rafforzarsi. Molte di più non ce l’hanno fatta e, con loro, si sono persi migliaia di posti di lavoro, per non parlare di competenze e tradizioni importanti. Il tempo ora è scaduto: tra poco la politica avrà di nuovo in mano le sorti del Paese e deve sapere che l’obiettivo primo e urgente della sua agenda deve essere quello di rimettere al centro dell’azione politica l’impresa, da cui dipende il lavoro, riducendo su entrambi i fronti la pressione fiscale in linea con le più competitive economie europee».
Per Confesercenti, questi dati confermano:
«la forte crisi del mercato interno italiano: negli ultimi 5 anni siamo riusciti a fare peggio solo nel 2009, anno di massimo impatto della recessione mondiale, quando le vendite realizzarono una serie negativa di 8 mesi; e per incontrare un altro calo di vendite altrettanto consistente di quello che dovrebbe registrarsi per il 2012 (-3%) bisogna giungere addirittura al 1993».
Enrico Ferdinandi
24 gennaio 2013