Redditometro, una famiglia su cinque risulterebbe non coerente
Da gennaio 2013, il Redditometro, strumento previsto dal decreto n. 78 del 2010, sarà messo in funzione per dare un contributo nuovo e (si spera) decisivo per combattere una delle piaghe più dolorose e meschine che affliggono il nostro Paese, l’evasione fiscale.
Secondo le prime simulazioni effettuate dall’Agenzia delle Entrate, il 20% delle famiglie italiane, in pratica una famiglia su cinque, risulterebbe non coerente; in altre parole il loro tenore di vita, accertato attraverso una verifica delle spese effettuate, non risulterebbe corrispondente al reddito dichiarato.
Andando ad analizzare i dati risultanti dalla simulazione effettuata dall’Agenzia delle Entrate si rileva che, nella stragrande maggioranza dei casi, le irregolarità riguardano i titolari di reddito di impresa o reddito da lavoro autonomo. A seguire, sono in evidenza le locazioni in nero, o dichiarate in maniera solo parziale, e le remunerazioni dei lavoratori dipendenti corrisposte in nero.
La notizia che il tenore di vita di oltre 4,3 milioni di famiglie italiane risulti non coerente rispetto a quanto dichiarato sta producendo l’effetto di diffondere allarmismo tra coloro che si considerano “a rischio”, sebbene il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, abbia assicurato che il Redditometro sarà utilizzato con la massima cautela e che gli accertamenti scatteranno solo nei casi più eclatanti.
Il Redditometro, infatti, da gennaio dell’anno prossimo andrà a verificare la corrispondenza tra uscite ed entrate dichiarate a partire dal 2009, attraverso l’osservazione di 100 voci di spesa divise in 7 macro categorie, ma solo nel caso in cui lo scostamento sarà superiore alla soglia del 20% scatteranno in automatico i controlli.
Inoltre, in caso di situazioni dubbie, l’Agenzia delle Entrate non procederà direttamente con gli accertamenti, ma inviterà il contribuente a fornire nuovi dati e documenti che possano andare a chiarire e integrare le informazioni in possesso dell’Amministrazione.
Una forma di dialogo che, a detta di Befera, è da considerare come una forma di tutela ulteriore per famiglie, professionisti ed imprenditori: “Non è strettamente necessario tenere una contabilità di tutte le spese. La mancata coincidenza del tenore di vita accertato dall’Agenzia delle Entrate rispetto a quello dichiarato dal contribuente può avere molteplici giustificazioni, come eredità o donazioni. Di conseguenza, la mancata coerenza non è automaticamente rappresentativa di un’evasione. Il contraddittorio potrebbe portare la non coerenza a coerenza, oppure ridimensionare l’incoerenza».
Un obbligo di contraddittorio in capo all’Agenzia delle Entrate che rappresenta, dunque, una fonte di relativa tranquillità per i cittadini; una forma di tutela del contribuente tanto importante quanto dovuta, che è imposta dai principi generali dell’ordinamento tributario e civilistico ed è perfettamente coerente con gli stessi.
Giuseppe Ferrara
22 novembre 2012