L’avvertimento dell’OCSE all’Italia: il debito pubblico su una strada più prudente

Sono diversi i temi trattati nel documento Ocse, come fisco, pensioni, lavoro e giustizia, ma emerge in maniera particolare la situazione del debito pubblico italiano, un debito che equivale ad un 140% del Pil.
Vi sono incessanti spinte sul bilancio all’orizzonte, per cui si ritiene necessario un intervento tramite riforma per poter ricondurre la situazione dell’Italia su una strada più prudente e sicura. Per giustificare tale intervento sono state presentate delle stime rispetto al rapporto debito/Pil, valutazioni che riconoscono che “in assenza di variazioni politiche tale correlazione tenderà ad aumentare”.
Nell’Economy Survey sull’Italia l’Ocse afferma che la crescita economica sia stata presente, una crescita che però sta giungendo man mano ad un brusco rallentamento: per il 2025 si perizia una crescita del Pil dell’1,2% per cui l’inasprimento finanziario risulta inevitabile.
Il primo provvedimento da attuare, secondo la raccomandazione posta dall’Ocse, riguarda il sostegno dei costi futuri e il rispetto delle norme fiscali: la lotta all’evasione fiscale è la base per risollevare il debito pubblico. In realtà il rispetto delle norme fiscali europee è solo uno degli elementi del mix di politiche che possono contribuire ad un aggiustamento del bilancio, che devono includere delle modifiche anche per quanto concerne le pensioni, il lavoro e il patrimonio.
Invecchiamento della popolazione e debito pubblico: necessario l’intervento sulle pensioni elevate
Il documento Ocse ha portato alla luce una delle problematiche legate all’aumento del debito pubblico e alla precarietà del bilancio italiano. L’invecchiamento della popolazione, infatti, risulta essere intrinsecamente legato alla spesa pubblica, per cui si stima che, entro il 2040, il debito pubblico possa incrementare del 4,5%, a meno che non si agisca tramite riforme fiscali appropriate.
Nel sistema di previdenza la strategia da attuare si muove secondo due punti fondamentali: un blocco rispetto al pensionamento anticipato e una riduzione delle pensioni per le famiglie con reddito più elevato.
Un piano di azione che comporterebbe una diminuzione della spesa pubblica, pertanto vi sarebbe in ogni caso un mantenimento della protezione sociale.
Il suggerimento dell’Ocse viene considerato come necessario per poter ridurre la quota di spesa pubblica, generando, quindi, “l’eliminazione graduale di regimi di pensionamento anticipato. La parziale de-indicizzazione delle pensioni elevate dovrebbe essere mantenuta nel breve termine, ma sostituita nel medio termine da una tassa sulle pensioni elevate che non sono correlate a contributi pensionistici pregressi”.
L’obiettivo da raggiungere, per cui si potrà interrompere l’attuazione di tale riforma è quello di allineare il reddito dei pensionati italiani alla media Ocse.
Dal lavoro al patrimonio: una nuova tassazione per incentivare la crescita
“Spostare le imposte dal lavoro alla proprietà e all’eredità, garantendo al contempo il mantenimento o l’aumento delle entrate” evidenzia quale sia l’ulteriore azione presentata dall’Ocse per intervenire sul rallentamento della crescita economica in Italia. Si ritiene che questo possa generare un mix di politica fiscale ancora più favorevole per il bilancio, che però deve essere necessariamente accompagnato dalla lotta all’evasione fiscale. Per poter agire in maniera proficua in materia l’Italia è esortata ad un controllo più tassativo sulle basi imponibili, e sul mantenimento di pagamenti digitali, andando a diminuire il tetto dei pagamenti in contanti.
Nello scenario lavorativo, inoltre, l’Ocse propone una raccomandazione per incentivare la partecipazione di donne e giovani a questo mercato, dato che si tratta di un’adesione tra le più basse all’interno dei paesi Ocse. In questo senso si mira soprattutto ad incrementare i sussidi tecnologici per i giovani e i congedi di paternità per coinvolgere la componente femminile.
Una giustizia poco produttiva
L’ultima ammonizione presentata dall’Ocse all’Italia vede come soggetto il sistema giudiziario. Si tratta di un sistema altamente retribuito, ma che detiene una scarsa efficienza, tale da comportare una poca produttività. Il fatto che la giustizia non sia proficua, non influisce in maniera positiva sul bilancio statale, pertanto si mira a risollevare la situazione con l’istituzione di uffici o un incremento della digitalizzazione, in maniera tale da rendere più lievi le mansioni dei giudici.