Il futuro delle politiche pubbliche: intervista ad Andrea Battistoni

Le imprese europee si trovano ad affrontare un quadro economico internazionale complesso legato all’aumento dei costi dell’energia, all’incertezza derivante dal conflitto in Ucraina e ad uno spazio fiscale ridotto dalle misure di contenimento della pandemia. Gli investimenti in tecnologia green e nel settore dell’innovazione rappresentano un tassello fondamentale per sostenere, attraverso l’azione del volano pubblico, le imprese.
Andrea Battistoni è geografo, urbanista, esperto di valutazione di politiche pubbliche e membro dell’Ufficio di presidenza del Cnel. Dottor Battistoni qual è il ruolo delle politiche pubbliche nel contesto economico odierno?
La grande sfida è questa di un cambio di paradigma, dove il bilancio della spesa nelle politiche pubbliche, non è’ più intesa solamente come una spesa ma come un vero e proprio investimento. Questo passaggio, da spesa ad investimento, comporta una visione trasparente e circolare della spesa pubblica. Ormai risulta consolidato in letteratura, che le decisioni politiche assunte sulla base di informazioni il più possibili oggettive contribuiscono a rendere maggiormente efficaci, ed eque aggiungerei e anche maggiormente “resilienti” le decisioni stesse. Questo risulta essere un cambiamento difficile che impegna il legislatore a modificare il paradigma della spesa fino ad oggi pensato e programmato con i suoi sistemi di gestione, in una logica in-out.
In che modo è possibile valutare i processi d’impatto della spesa pubblica?
Per iniziare a sviluppare questo processo si rende necessario introdurre nuove metodologie e nuovi indicatori capaci di determinare le proxy finanziarie e i benchmark di riferimento. Il più efficace e determinante è quello dell’impatto. In particolare, la definizione di un S-Roi, ritorno sociale dell’investimento. Mediante la misurazione della catena del valore dell’impatto. Quindi l’obiettivo a lungo termine è di arrivare a finanziare l’impatto atteso è non solo l’intervento/investimento, allora potremmo dare un valore economico a parole come “resilienza ” e ” sostenibilità”.
Per quanto concerne gli standards di valutazione degli obiettivi ESG, un processo di convergenza tra le diverse metriche sembra ancora in una fase embrionale
Nel prossimo futuro avremmo una decisiva crescita della reportistica spinta per le normative europee, in particolare questo anno per la Tassonomia Europea. In uno stato ideale, uno studio sistematico dei settori da parte del settore pubblico, da un punto di vista dell’impatto delle filiere, consentirà non solo a d avere una conoscenza delle prospettive dell’impatto, ma potrà prenderle in considerazione per decidere l’allocazione delle risorse avendo un quadro più chiaro sia nella fase di attivazione dell’investimento sia nel raggiungimento degli obiettivi. Il concetto deve essere quello di sviluppare una capacità predittiva lavorando sulle anagrafiche del sistema Paese in modo da conoscere nello specifico la realtà sociale ed economica in cui ci muoviamo. La quantità di dati aiuta a definire dei bechmark di riferimento chiari, in particolare in funzione delle PMI.
Oltre alla questione degli standards, una riflessione sui criteri ESG coinvolge anche punti critici della strategia aziendale come la governance
Assolutamente, l’altro aspetto della reportistica è la gestione dei pillar Esg. Se Enviroment e Social sono maggiormente soggetti a fattori di analisi, la Governance sembra invece ancora considerata come un fattore fumoso. In tal senso è fondamentale il tema del passaggio generazionale. Dal punto di vista del legislatore questo è invece ancora un punto critico. È importante sottolineare l’identità delle imprese, promuovere il valore delle nostre produzioni e del nostro fattore identitario. In questo percorso è importante anche cogliere degli spunti per modernizzare la nostra percezione su alcune metriche chiave come, ad esempio, il concetto di Pil. L’economia non può essere trasformata in semplici modelli matematici e non tenere conto delle variabili sociali. Il concetto deve essere quello di Sroi (Social Return On Investment). Gli investimenti degli enti pubblici dovranno avere un ritorno sulla base dei fondi allocati, ma quale può essere considerato un corretto ritorno in termini di valutazione? Deve essere un ritorno sociale, una rigenerazione equo-sostenibile.
Negli anni si è assistito ad un processo di disintermediazione in tutti i settori, dalla politica all’economia. I corpi intermedi sono stati ritenuti da molti come un retaggio storico
La sussidiarietà deve essere oggi pensata come circolare e poliedrica. In questo nuovo modo di considerare questo principio si rifonda il ruolo dei corpi intermedi. Le comunità energetiche, un ottimo esempio di sussidiarietà rigenerativa. Il deciso re pubblico deve sempre d più applicare gli strumenti come la co-programmazione e co-progettazione della politiche pubbliche. Senza intermediazione si corre il rischio che la decisione arrivi mutilata. Questo è il ruolo del CNEL.