La leva dei PIR per start up e Pmi

In cima all’elenco delle misure virtuose il Libro Verde del Mef rilancia il ruolo dei PIR “alternativi”. Il potenziale di questi strumenti è espresso da una pianificazione di investimenti gestiti da una holding Pir “compliant”, candidata ex-post ad essere oggetto di quotazione.
Assoholding ha puntato molto sui PIR sin dal loro ingresso sul mercato, considerandoli un mezzo utile a stimolare gli investimenti retail attraverso incentivi all’offerta di capitali per le Piccole e Medie Imprese (PMI) da parte di persone fisiche. “Il grande potenziale – chiarisce Barbara Cortese, Segretario Generale di Assoholding – risiede nella enorme riserva di risparmio privato presente nel nostro Paese che può diventare un solido strumento di finanziamento per le imprese.
E’ anche per questo che i PIR, oggi più di prima, alimentano significativamente gli investimenti in imprese che operano in settori innovativi e quindi attivi nel campo della sostenibilità, e ricerca tecnologica”. L’effetto moltiplicatore di sviluppo prodotto dai PIR nei confronti delle imprese ad elevato know-how risulta particolarmente attivo nel contesto odierno in cui è fondamentale rafforzare la presenza di imprese innovative.
E in ambito di PIR le principali aziende interessate non possono che essere startup e PMI, naturalmente orientate a questi modelli di capitalizzazione. A prevedere il contenuto innovativo delle aziende emittenti PIR è la stessa normativa di settore che impone investimenti in ricerca e sviluppo per le aziende che decidono di iscriversi alla sezione dedicata del Registro delle Imprese.
“È proprio il perimetro regolamentare – aggiunge Cortese – a connotare i target di imprese che scelgono di emettere prestiti obbligazionari sotto forma di PIR. I riscontri positivi si amplificano nel momento in cui queste società appartengono a un gruppo d’imprese che diversifica tali investimenti anche con lo scopo di attenuare i rischi di concentrazione di capitali in settori ad alto rischio”.