Una rotta per la competitività
Le ripetute crisi sistemiche e gli scenari incerti che ne derivano spingono i governi a ridiscutere il ruolo del mercato dei capitali, anche in relazione al rapporto con le imprese. La questione, al centro del Libro Verde “la competitività dei mercati finanziari italiani a supporto della crescita”, elaborato dal Ministero dell’Economia e Finanze, è stata oggetto di osservazioni e analisi da parte di Assoholding nell’ambito di un lavoro sinergico tra gli stakeholder tecnici e professionali coinvolti.
Il lavoro di ricerca oltre a quello del Governo ha visto il contributo di Consob, Associazioni di categoria e operatori di mercato con lo scopo di favorire un’analisi sistemica, individuare aree di regolamentazione e prassi di vigilanza critiche rispetto alla competitività dei mercati.
“Il Libro Verde del Mef – afferma il Presidente di Assoholding Gaetano De Vito – conferma l’esigenza di un cambio di passo strutturale nel rapporto tra imprese e mercato di capitali. L’Associazione ha raccolto con favore gli spunti che lo studio offre, nell’ambito di un approfondimento in grado di aprire percorsi virtuosi legati all’utilizzo di veicoli di quotazione come le Spac, le regole di direct listing e l’utilizzo del voto multiplo”.
In termini più generali il Libro Verde restituisce l’immagine di un sistema economico nazionale profondamente in ritardo rispetto alle altre economie avanzate. La trazione ridotta dell’Italia in ambito di competitività dei mercati finanziari è confermata anche dall’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development).
Emblematica l’analisi che emerge dall’ultimo rapporto dell’organismo internazionale che attribuisce uno dei motivi dell’“arretratezza” del sistema Italia, all’attuale incompletezza e incoerenza del quadro normativo. In evidenza anche altri difetti sistemici come l’insufficienza di azioni idonee a promuovere la partecipazione al mercato da parte dei piccoli con la conseguente polarizzazione degli investimenti sul segmento medio-grande. Da una parte grandi capitali, dall’altra porte sbarrate ai piccoli investitori privati e l’incremento delle difficoltà di capitalizzazione in settori importanti come il fintech, fortemente esposto a problemi di liquidità.
“E’ quantomai necessario – aggiunge De Vito – consentire a società e imprenditori di impegnarsi in investimenti stabili e a lungo termine. Una evoluzione indispensabile, che impone di partire dalle leve già presenti nel nostro ordinamento che, se adeguatamente sostenute e migliorate, possono efficientare il sistema finanziario privato a tutti i livelli”.