Sostenibili a partire dalla governance

Policy ambientali e indicatori sociali sono di fatto gli unici parametri considerati dalle aziende italiane nell’ambito valutazioni di sostenibilità previste dagli standard ESG (Environmental, Social, and Governance). La governance manca quasi del tutto e dove contemplata non risponde spesso a strumenti di misurazione affidabili. È da queste considerazioni che ha preso corpo il progetto di ricerca che l’Associazione delle holding ha avviato nei mesi scorsi a sostegno della diffusione di nuove strategie di governo dell’impresa sostenibile. Il quadro di partenza analizzato dai ricercatori vede emergere una polarizzazione assoluta sugli obiettivi di sostenibilità che trascurano quasi del tutto valutazioni inerenti gli ambiti decisionali d’impresa.
“La necessità di attivare un focus sul fattore governance nelle politiche ESG – spiegano gli esperti del gruppo di ricerca – si è imposta per restituire l’autonomia e il valore indipendente che questo importante ambito di analisi detiene nella valutazione globale della sostenibilità dei processi”. Anche l’impianto normativo del codice civile in materia non risulta in linea con i nuovi standard contemplati per le analisi ESG e in questo i tecnici parlano di un necessario ampliamento del perimetro gestionale che coinvolga i lavoratori, il sindacato e crei un sistema di cooperazione tra tutti gli stakeholder coinvolti, compreso il mondo bancario.
La ricerca del team di studio di Assoholding al riguardo fornisce più di una conferma nell’ambito di quello che gli esperti definiscono un “nuovo dinamismo degli istituti di credito”, che impone loro di essere presenti non soltanto in fase di erogazione dei finanziamenti e di intermediazione degli investimenti.
In parallelo la ricerca di Assoholding pone l’accento sulla necessità di una governance che coinvolga direttamente anche i sindacati, in grado di superare una visione conflittuale con l’impresa e, contestualmente, di accreditare i lavoratori nella valorizzazione del sistema di gestione. Dal punto di vista dell’impianto normativo l’art 2380 del codice civile prevede la possibilità di una gestione affidata a un consiglio di amministrazione e un comitato al suo interno, quella impostata su un modello dualistico con la presenza di un consiglio di gestione e un comitato di sorveglianza o la struttura tradizionale con il collegio sindacale che conferisce l’incarico all’organo di controllo contabile. Le conclusioni della ricerca condotta da Assoholding screditano operativamente i modelli del codice civile e guardano con maggior favore a sistemi di gestione differenti come quello tedesco del Mitbestimmung e della governance di relazione di stampo giapponese.
Il modelo tedesco
Il sistema di impronta tedesca del Mitestimmung prevede la partecipazione dei lavoratori alle scelte d’impresa grazie a un modello di tipo dualistico rappresentato da un consiglio di sorveglianza, nel quale siedono i dipendenti, e un consiglio direttivo. Il consiglio di sorveglianza non ha potere decisionale ma di ispezione controllo e di veto. Il Mitestimmung è considerato un punto di riferimento da Assoholding in quanto consente agli istituti di credito di entrare nel consiglio di amministrazione al pari dei lavoratori. In questo modo, anche rispetto al mondo bancario, viene definita una conformazione duale con un dialogo tra controllori e controllati e una partecipazione dei dipendenti. Il perseguimento di policy ESG è improntato su larga parte dei principi del Mitestimmung che predilige risultati di lungo periodo mediante un processo gestionale virtuoso.
Il modello giapponese
La governance relazionale, propria dei principi ESG, ha portato Assoholding a guardare con interesse ai modelli d’impresa di stampo giapponese. Tokyo da sempre è considerata la capitale di sistemi improntati sulla fiducia tra impresa e lavoratori orientata al lungo periodo, alla sostenibilità della vita duratura dell’azienda e al valore della stabilità delle relazioni con gli interlocutori istituzionali. Il sistema giapponese antepone fiducia e coinvolgimento dei lavoratori con l’applicazione di principi del total quality e produzione just in time che hanno favorito strategie di produzione snelle ed efficaci. L’impronta di questi modelli prevede anche una governance sostenibile che deve porsi la necessità di coinvolgere professionalità di alto profilo con know how specialistico nei processi decisionali. In tal senso diviene fondamentale, secondo il principio della proporzione, la valorizzazione delle competenze nei processi decisionali.