La Global Tax nasce come imposta ibrida

Dopo anni di dibattito si é per la prima volta cristallizzato il consenso dei principali Paesi occidentali sulla proposta di una Global Minimum Tax per il contrasto ai paradisi fiscali.
La misura, proposta dagli Usa e applicabile per lo più ai giganti del web, prevede un’aliquota minima del 15%, da sommare a una tassazione nei Paesi dove le società svolgono la propria attività a carico di quelle multinazionali con più alti margini di profitto. È interessante notare come l’idea richiami immediatamente i due sistemi base di tassazione applicata nei vari Paesi.
Il 15% da pagare nella sede principale corrisponde infatti alla cosiddetta worldwide taxation, ovvero alla tassazione su base mondiale mentre il balzello contestuale riservato alle multinazionali con profitti più alti del 10% da aggiungere e corrispondere nei Paesi del mercato, richiama direttamente il sistema della tassazione alla fonte.
Un mix impositivo tra “Country of Residence” e “Country of Source” che rappresenta forse il primo caso in cui la stessa tipologia di tassa viene corrisposta sulla base di due principi finora considerati opposti e controllati attraverso le convenzioni contro le doppie imposizioni. Un vero passo in avanti, che riconosce il ruolo dei Paesi dove si opera anche senza una stabile organizzazione