Il Crypto-Asset Reporting Framework (CARF) dell’OCSE: il primo passo di un lungo percorso

Il 10 ottobre 2022, “Alla luce del rapido sviluppo e della crescita del mercato delle criptovalute”, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha pubblicato la guida finale per il Crypto-Asset Reporting Framework (CARF). Oltre al CARF, l’OCSE ha anche emesso una serie di emendamenti ai Common Reporting Standards (CRS). Il CRS, adottato nel 2014, è stato originariamente concepito per promuovere la trasparenza fiscale rispetto ai conti finanziari detenuti all’estero. Nei sette anni trascorsi dalla sua adozione, il CRS è stato implementato da oltre 100 giurisdizioni, tuttavia, i mercati finanziari hanno continuato ad evolversi, dando origine a nuove pratiche di investimento come il rapido sviluppo e la crescita del mercato delle criptovalute. Ciò ha creato la necessità di un nuovo quadro e di una serie di emendamenti al CRS. In generale, i principali punti di criticità originati nel mercato degli asset digitali possono essere riconosciuti nella tassonomia con cui vengono definiti e classificati gli asset digitali nei sistemi fiscali, troppo imprecisa e diversificata tra le varie giurisdizioni, e nell’eccessiva privacy, in quanto ogni utente è protetto dall’anonimato.
La proposta CARF dell’OCSE è un tentativo di creare un quadro di riferimento che consentirà alle autorità fiscali di monitorare la proprietà e l’uso delle criptovalute. Per raggiungere questo obiettivo, il framework dovrà essere in grado di raccogliere informazioni affidabili in un’ampia gamma di scenari e tecnologie crittografiche per mezzo di rapporti efficaci e completi. Sfortunatamente, il CARF tenta di adattare un approccio sviluppato per pagamenti elettronici convenzionali attraverso istituzioni tradizionali, ad esempio banche, borse, e applicarlo alle criptovalute. Anche se esistono comprensibili somiglianze superficiali tra i sistemi finanziari convenzionali e quelli crittografici, tuttavia, vi sono enormi differenze che rendono le criptovalute asset unici. Come vedremo, se da una parte il CARF rappresenta un passo importante e necessario per lo sviluppo del settore, dall’altra, il quadro normativo è ancora inadeguato alle caratteristiche del mercato e rischia di non riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati se non verrà implementato a sufficienza.
Obiettivi del CARF
Il nuovo quadro di riferimento dell’OCSE mira, perciò, ad affrontare la necessità di una trasparenza fiscale globale nel settore delle risorse digitali. L’introduzione di normative che riguardano classificazione e trasparenza fiscale rappresenta un potenziale punto di svolta per le Crypto-Asset e per l’intero ecosistema. Ciò aumenterà la coerenza internazionale nella dichiarazione fiscale per le risorse digitali, che a sua volta rafforzerà la fiducia nel settore. l’OCSE vuole rendere le criptovalute il più vicino possibile a qualsiasi altra forma di asset in termini di dichiarazione fiscale stabilendo una definizione e classificazione generale standard e raccogliendo informazione dai punti di ingresso disponibili (dove vengono acquistate), i punti di passaggio (dove avvengono scambi tra criptovalute) e i punti di uscita (dove sono scambiati con merci o valute fiat). Le piattaforme di exchange avranno quindi requisiti di due diligence rafforzati all’apertura del conto da parte del cliente, simili a quelli già richiesti per i rapporti CRS che raccolgono le informazioni fiscali dei clienti tramite un’autocertificazione.
Adozione del CARF: Non si sa ancora quali paesi adotteranno ufficialmente il CARF. L’UE dovrebbe pubblicare il DAC8, in lavorazione da oltre un anno, e adottare il CARF entro la fine dell’anno. Per i paesi che adottano il CARF, la normativa potrà essere recepita nel diritto nazionale in tal modo avranno l’autorità di raccogliere informazioni dagli intermediari di criptovalute che esercitano attività all’interno della loro giurisdizione. Non è chiaro in che modo il CARF avrà un impatto sugli Stati Uniti, poiché hanno già requisiti di rendicontazione delle informazioni esistenti, ulteriormente chiariti rispetto alle risorse digitali nell’ambito dell’Infrastructure Investment and Jobs Act (IIJA) e il Tesoro dovrebbe emettere altri regolamenti dettagliati su tale rendicontazione a breve. Gli Stati Uniti non hanno mai adottato il CRS perché, prima del CRS, gli Stati Uniti avevano implementato il proprio quadro giuridico noto come Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA) che rispecchia in gran parte il quadro creato dal CRS.
Definizione e classificazione Crypto-Asset: La definizione di Crypto-Asset in CARF è ampia e copre una gamma di risorse digitali, comprese quelle che possono essere detenute e trasferite senza il coinvolgimento di intermediari. Il termine è limitato alle rappresentazioni digitali di valore, che, oltre alle criptovalute, includono stablecoin, derivati emessi sotto forma di Crypto-Asset e alcuni token non fungibili (“NFT”) purché rappresentino un diritto al valore o un pretesa o diritto di appartenenza o proprietà. Tre categorie di criptovalute che sono rappresentazioni digitali di valore sono state escluse dall’ambito di CARF: criptovalute a circuito chiuso, valute digitali della banca centrale (“CBDC”) e prodotti di moneta elettronica specificati. La normativa inoltre definisce le cosiddette “Relevant Crypto-Asset”, cioè le Crypto-Asset per le quali è richiesta la segnalazione. Sono escluse da questa definizione qualsiasi Crypto-Asset per cui il fornitore di servizi segnalante ha adeguatamente determinato che non può essere utilizzato per il pagamento o per finalità di investimento.
Requisiti per i Crypto-Asset Service Provider (CASP): Il CARF prevede quattro tipi principali di intermediari o fornitori di servizi di criptovalute (CASP) soggetti alla raccolta e alla segnalazione dei dati: piattaforme di exchange, istituzioni finanziare che offrono prodotti di moneta digitale e/o valute digitali di banche centrali, broker e rivenditori di criptovalute, e operatori di sportelli automatici per criptovalute (ATM). Il CARF si basa sulle procedure di due diligence del processo di autocertificazione del CRS, nonché sugli obblighi AML/KYC definiti nella raccomandazione del Gruppo di azione finanziaria (GAFI) del 2012, compresi gli aggiornamenti del 2019 relativi agli obblighi nei confronti del fornitore di servizi di asset virtuali. Queste procedure consentono ai CASP di determinare in modo efficiente e affidabile l’identità e la residenza fiscale dei loro utenti di criptovalute e di raccogliere informazioni pertinenti per conformarsi ai requisiti di segnalazione del CARF.
Transazioni segnalate: CARF delinea un regime di rendicontazione transazionale, che richiede rendicontazione annuale aggregata per tipo Crypto-Asset su (i) scambi tra Crypto-Asset e valute Fiat, (ii) scambi tra una o più forme di Crypto-Asset e, (iii) Trasferimenti di criptovalute verso altri portafogli o per pagamenti al dettaglio. Questa segnalazione è limitata alle transazioni di valore elevato, con l’OCSE che propone una soglia di circa 50.000 dollari.
Critiche
Sebbene il CARF si un enorme passo in avanti per il mercato dei Crypto-Asset, vi sono altri temi di importanza sistemica dal punto di vista fiscale che dovrebbero essere affrontati allo stesso modo ma che ancora non sono stati sviluppati adeguatamente. Inoltre, nello stesso quadro di regolamentazione creato da CARF e CRS vi sono dei punti di criticità che andrebbero rivisti.
Regolamenti fiscali non adeguati: In primo luogo, è fondamentale che i paesi introducano regole o pubblichino linee guida dettagliate in merito al trattamento fiscale dell’acquisizione, detenzione e cessione di criptovalute. Sembrerebbe logico chiarire il trattamento fiscale delle criptovalute contestualmente all’introduzione degli obblighi di comunicazione delle informazioni. Le autorità di regolamentazione dovrebbero quindi sviluppare in modo coerente il trattamento fiscale sostanziale prima di elaborare le regole di rendicontazione, queste ultime non dovrebbero precedere il quadro fiscale in quanto potrebbe risultare difficile sapere quali dati sarebbero utili per aiutare a valutare se i contribuenti in quella giurisdizione siano in regola o meno.
Doppia segnalazione: I requisiti del CARF prevedono ulteriori obblighi di due diligence fiscale e di rendicontazione creando maggiori costi aggiuntivi e oneri amministrativi per i fornitori di servizi di Cryto-Asset (CASP) che sono già soggetti alle segnalazioni previste dal CRS. Inoltre, le autorità fiscali potrebbero ricevere più elementi di segnalazione in relazione alla stessa transazione sia nell’ambito del CRS che del CARF portando così ad una doppia segnalazione non necessaria.
Obblighi di rendicontazione: Dall’altra parte, rispetto al CRS, Il CARF prevede la segnalazione sia delle acquisizioni di criptovalute che delle cessioni. In genere, le autorità fiscali desiderano informazioni fiscali su transazioni che comportano un realizzo di reddito o un evento imponibile, questo potrebbe creare confusione per quelle piattaforme che offrono servizi di custodia ai clienti che detengono criptovalute e le trattano come attività finanziarie piuttosto che moneta di scambio.
Valore di mercato: Secondo gli esperti del settore, la traduzione del valore dei Crypto-Asset in moneta fiat potrebbe in realtà non dire molto sul valore effettivo di una transazione, mentre la segnalazione della quantità stessa sarebbe più accurata. Non è necessario, infatti, un equivalente del valore in valuta fiat se lo scopo è valutare il rischio e la conformità fiscale della transazione, sarebbe più adeguato conoscere i saldi direttamente in criptovalute detenute dai clienti e come quei saldi sono cambiati nel corso dell’anno.