Professione Commercialista. Pubblicato il Rapporto 2020 del Consiglio e della Fondazione Nazionale professioni.
Cresce poco il numero dei Commercialisti, diminuito in dodici anni il loro reddito, pochi i giovani che intraprendono la professione, molte le differenze geografiche. Tutti i numeri dell’edizione del Rapporto su una professione che resta però “cruciale per il sistema-Paese”.
Una professione in frenata?
Un primo dato riguarda il numero dei commercialisti iscritti all’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili in Italia: 118,775 al 1 gennaio 2020. Un numero cresciuto solo del +0,1% nel 2019 rispetto al 2018, il più basso tasso di crescita dal 2008: gli iscritti sono aumentati solo di 136 unità. In 12 anni, gli iscritti all’Albo sono aumentati invece di 11.276 unità, +10,5% sul 2008. Nello stesso periodo, la popolazione italiana è aumentata dello 0,3%, mentre l’occupazione è aumentata dell’1,2% e le imprese attive sono diminuite del 3,4%. Ciò ha determinato un calo significativo del rapporto tra la popolazione e gli iscritti, passato in undici anni da 555 a 508 e del rapporto tra le imprese attive e gli iscritti che nello stesso periodo è passato da 50 a 43. Con alcune differenze regionali, si registra una flessione degli iscritti nella sezione A dell’Albo pari a -0,1%. Gli Ordini del Nord fanno registrare in media una crescita dello 0,6% anche se a un ritmo leggermente inferiore a quello del 2018. Il rallentamento è dovuto esclusivamente agli Ordini del Nord-ovest (da +0,8% a +0,6%), mentre quelli del Nord-est fanno registrare un trend leggermente migliore (da +0,6% a +0,7%). Prosegue invece la decrescita al Sud, dello 0,5%, mentre il Centro cresce di uno 0,2%.
Quanto si guadagna?
Il Rapporto fa luce anche sul reddito medio dei commercialisti italiani, aumentato del 2,6% nel corso del 2019 e pari a 60.962 euro. Invece il reddito mediano, ovvero il reddito che divide in due la distribuzione dei redditi individuali, è aumentato del 3% ed è pari a 34.469 euro. Il guadagno medio dei commercialisti viene elaborato dalla Fondazione nazionale di ricerca di categoria come media ponderata dei redditi dichiarati alle due Casse di previdenza, la Cassa dottori (Cnpadc) e la Cassa ragionieri (Cnpr). Nel 2019, il reddito medio professionale degli iscritti alla Cnpadc è pari a 66.325 euro (+3,1% sul 2018), mentre il reddito medio professionale degli iscritti alla Cnpr è pari a 49.209 euro (+3,2% sul 2018)”. Il divario a livello regionale dei redditi dichiarati lo scorso anno, si legge nel dossier, è massimo tra Calabria (25.857) e Trentino-Alto Adige (113.071): il reddito medio del primo è 4,4 volte quello della seconda (da 4,5 dello scorso anno).
Non è un mestiere per donne?
Per donne sì, meno per i giovani, pare. Il Rapporto registra una presenza di donne variabile negli Ordini territoriali dei Commercialisti e sicuramente più elevata negli Ordini del Nord. In particolare, nel Nord-est raggiunge il 36,4%, con una punta del 41,3% in Emilia-Romagna. Nel Sud la quota di donne scende al 30,2%, con il valore più basso in Campania (26,2%). Analogamente per i giovani, nel Nord si registrano livelli più elevati (16,7%) rispetto al Sud (11,8%), ma mentre la quota di donne continua ad aumentare di anno in anno (+0,3%), quella dei giovani decresce significativamente (-4,2%).
Ripensare il modello socio-economico-giuridico delle libere professioni
Il Presidente del Consiglio nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili è Massimo Miani. I suoi commenti ai dati del Rapporto 2020 come riportati dalle agenzie sottolineano anche per i Commercialisti il grave impatto sulle professioni della crisi economica iniziata nel 2007, per non parlare dello scenario economico nel quale la seconda ondata pandemica ha precipitato l’Italia e l’Europa intera. Se il Rapporto segnala un incremento dei redditi della categoria, va ricordato però, per Miani, che negli ultimi 12 anni il reddito professionale medio dei Commercialisti si è ridotto dell’11%, e c’è preoccupazione anche per il calo dei praticanti, che oggi risultano essere in rapporto di 1 a 10 con gli iscritti totali. Una tendenza che il Consiglio Nazionale prova a contrastare riducendo il contributo annuale degli iscritti under 36, portandolo da 65 a 30 euro. Gli under 36 già godevano di un trattamento di favore, versando la metà rispetto ai colleghi senior, ma la riduzione del contributi è stata sensibilmente aumentata per gli iscritti più fragili, facendo loro uno sconto che vale complessivamente 400mila euro. Per Miani, però, per contrastare efficacemente questa congiuntura negativa è necessario ripensare il modello socio-economico e giuridico che governa le libere professioni tra cui quella di Commercialista. In particolare, per Miani, occorrerebbe ripartire dal principio di sussidiarietà, declinandolo nell’ambito di un modello sostenibile: tenendo in considerazione la natura pubblicistica degli Ordini professionali e la funzione sociale svolta dai liberi professionisti che hanno nell’abilitazione il marchio di garanti della fede pubblica, indispensabile asset immateriale che permette ai sistemi economici di funzionare regolarmente. Si tratta di un patrimonio economico e sociale di inestimabile valore, apprezzato dalla clientela, soprattutto da imprese e famiglie, che continuano a riporre enorme fiducia nel rapporto con il professionista. Un patrimonio ed un valore che potrebbe essere rivalutato anche per risolvere l’endemico problema della burocrazia che continua a frenare lo sviluppo del Paese. I numeri infatti che Miani vuole soprattutto ricordare – di una professione che definisce “cruciale per il sistema-Paese” – sono questi: i 118.775 Commercialisti italiani assistono quotidianamente 4,5 milioni tra imprese, professionisti ed enti, tra cui quasi un milione di società di capitali che arrivano a fatturare circa 2.600 miliardi di euro.