Quando l’Arte si guarda allo specchio e si stanca di se stessa, è buon segno: vuol dire che è arrivato il momento di porsi in divenire. E simili crisi fisiologiche, per così dire, si verificano puntualmente nel tempo andando a rimestare nelle acque stagnanti degli immobilismi. Così la Transavanguardia si configura in quel postmoderno che ha traghettato l’ansia di nuove rive dai postulati riflessivi , dalle proiezioni mentali di quell’arte Concettuale degli anni ’60, verso la riappropriazione del formale, del concreto, cioè del modello figurativo, della fruizione estetica e della componente emozionale.
Achille Bonito Oliva ha voluto essere quel “traghettatore” , quel teorico della Transavanguardia italiana il quale, muovendosi verso gli anni ’80 a cambiare certi percorsi – ormai annegati come s’è detto nella monotonia cervellotica -ha raccolto intorno a sé un gruppo di validi esponenti della nostra intellighentia artistica per sventolare un certo tipo di bandiera , colorata, avventuristica, mossa da un vento a molti apparso assai liberatorio. Fra i prescelti ad affiancarlo, figura Mimmo Paladino, presentato all’Art Forum Wurth di Capena il 16 febbraio dal critico d’arte in parallelo all’esponente dell’analogo movimento transalpino, il tedesco Markus Lupertz.
Sono una sessantina di opere fra pitture e sculture dei due artisti, facenti parte della collezione di Reinhold Wurth, l’industriale tedesco la cui singolare filosofia aziendale prevede la creazione di musei presso ogni sua unità operativa allo scopo di favorire, a contatto diretto con l’arte, lo spirito creativo dei suoi dipendenti. E ne è l’esempio l’arioso museo , sorto nel 2006 presso il Centro Logistico di Capena, a due passi dalla Capitale.
La Transavanguardia
Gli assunti di Bonito Oliva partono da quella che lui chiama “l’ideologia del traditore”, colui che vuole cambiare il mondo ma non è un rivoluzionario, colui che non agisce ma resta imprigionato nel suo sterile orticello nutrendosi soltanto di riserve mentali, di allegorie e metafore, che non si pone nella frontalità ma si mantiene anonimo nella lateralità: ecco che il tradimento da linguistico diventa morale. Bonito Oliva si contrappone alle neoavanguardie del secondo dopoguerra che procedevano secondo le teorie evoluzionistiche darwiniane in un progresso lineare della storia vista come superamento dei conflitti delle differenze. La Transavanguardia, invece, non vuole superare, né contrapporsi. Si colloca anzi al di fuori di queste coordinate obbligate, seguendo un atteggiamento nomade, ondivago, che è attraversamento incessante di ogni contraddizione e di ogni luogo comune.
Dopo gli “ anni quaresimali” della Conceptual Art, la Transavanguardia ha voluto restituire all’artista il suo abito soggettivo, il suo porsi in prima persona col recupero della manualità, del disegno, dell’uso del colore, della testimonianza di sè.
Markus Lupertz
Sono i “Neuen Wilden”, i giovani “pittori selvaggi” degli anni ’80 che, in sintonia con i più anziani esponenti del neo-espressionismo tedesco quali Markus Lupertz ( lo stesso che creò la locuzione “Neuen Wilden”) , esasperano con la violenza tutta giovanile le istanze della “Brucke” in una scrittura urlata, gestuale, il tratto forte affezionato ancora ai motivi cubisti, i colori violenti e contrastanti in un linguaggio libero e aggressivo.
Lupertz , classe 1941, già negli anni ’60 rivolse la sua energia espressiva in quella che lui definì “pittura ditirambica”, sulla quale pubblicò anche un manifesto ispirato a quel canto corale dell’antica Grecia , appunto il “ditirambo”: un misto di poesia, musica e danza collettiva in onore del dio Dioniso, il Bacco greco, non privo di allegorie orgiastiche , che verrà poi introdotto nella tragedia greca vera e propria.
L’artista tedesco, se inizialmente subisce le suggestioni del primitivismo cubista, in seguito sperimenterà nella scultura una più matura riflessione, dedicandosi appunto a soggetti mitologici , nonché a sculture figurative che egli ama simboleggiare rivestendole coi colori propri della pittura , fedele dagli anni Ottanta in poi alla sua scelta neo-espressionistica.
Mimmo Paladino
Classe 1948, il Paladino giovane strizza l’occhio alla pop art americana, per poi dedicare il suo spirito eclettico alla scultura, all’incisione, alla fotografia, ai murales e alle installazioni en plein air ( fig. 1 – I dormienti), che lo renderanno personaggio di spicco nel quadro artistico italiano e internazionale.
E’ a Napoli, appena ventenne, l’incontro col giovane critico Achille Bonito Oliva, che lo seguirà nel corso di tutta la sua lunga e prolifica carriera, inserendolo in seguito nel gruppo della Transavanguardia. Sarà una svolta nell’esperienza artistica di Paladino: già nella sua opera “Silenzioso, mi ritiro a dipingere un quadro”, s’intravedono la prime avvisaglie di quel cambiamento, di quel ritorno al pennello dopo gli anni dell’astrazione concettuale.
Il “genius loci”
E’ della Transavanguardia , ricorda ancora Bonito Oliva, l’eclettismo stilistico che si libera di qualsiasi norma, ideologia e potere, restituendo nel contempo all’artista la riscoperta delle sue radici , il recupero delle tradizioni legate a quello che il romanticismo tedesco chiamava “genius loci”.
L’esporsi in prima persona, tenendo fede cioè al suo manifesto ideologico, lega il critico a particolari performances pubbliche, nelle quali ebbe a raffigurarsi come “critico in atto”: narcisismo ludico, autoironico, tutto partenopeo. D’altronde è propria di quella Transavanguardia la “capacità di restituire al processo creativo il carattere di un intenso erotismo, lo spessore di un’immagine che non si priva del piacere della rappresentazione e della narrazione”.
Angela Grazia Arcuri
Roma, 17 febbraio 2013
Mostra aperta al pubblico dal 18.2.13 al 15.2.14
lun. – sab. 10.00 – 17.00
dom. e festivi chiuso – Ingresso gratuito
[email protected] – Tel. 06 – 90103800