Vaticano, il lusso di una chiesa povera e missionaria

È l’Espresso, il 21 dicembre, a lanciare l’ennesimo scandalo riguardante la misericordiosa condotta della chiesa cattolica. «L’amico e primo consigliere di Francesco, Óscar Maradiaga, predicava il pauperismo ma riceveva mezzo milione l’anno da un’Università dell’Honduras». L’anno in questione è il recentissimo 2015 e il cardinale Maradiaga è l’arcivescovo di Tegucigalpa, nonché, dal 2013, coordinatore del C9, il gruppo dei cardinali consiglieri che aiuta il Papa nella riforma della Curia Romana.
Óscar Rodríguez Maradiaga è una vecchia conoscenza: lo avevamo già incontrato in un articolo precedente, Chiesa, “la cultura del silenzio” (parte 2), nel quale veniva alla luce la sua, quanto mai dubbia, posizione rispetto ai preti pedofili. In un attimo, dalla veste di protettore di pedofili a quella di ladro: Maradiaga è stato infatti accusato da circa 50 testimoni, ecclesiastici e laici (membri dell’amministrazione della diocesi e dell’università, sacerdoti, seminaristi, autista e segretario del cardinale), di aver sostenuto investimenti milionari, successivamente scomparsi, in finanziarie londinesi, come la Leman Wealth Management.
In un report interno all’Università cattolica di Tegucigalpa, visionato dall’Espresso, risulta che il cardinale abbia ricevuto per circa un decennio circa 35 mila euro al mese e una tredicesima da 54 mila euro ogni dicembre dalla suddetta università. Soltanto nel 2015, il cardinale Maradiaga ha accumulato quasi mezzo milione di euro, in qualità di “Gran Cancelliere” dell’ateneo.
Non è solo Maradiaga ad essere accusato, oltre a lui infatti i testimoni indicano anche il vescovo ausiliare Juan José Pineda, braccio destro del cardinale in Centro America. Questo viene accusato di appropriazione di fondi pubblici, ufficialmente destinati a progetti di facciata rivolti alla formazione dei fedeli, ma ufficiosamente orientati verso le tasche del vescovo.
La raccolta delle testimonianze e l’istruttoria nascono su iniziativa di Papa Bergoglio, che ha visionato tutto il materiale riguardante il cardinale Maradiaga circa sei mesi fa, e sono state materialmente svolte dal vescovo argentino Jorge Pedro Casaretto.
Le testimonianze si riferiscono anche ad importanti ammanchi nel fondo mediatico diretto dall’arcivescovado e controllato dalla Fondazione Suyapa, che gestisce i giornali e le televisioni della diocesi.
La Corte dei Conti ha aperto un’inchiesta contabile riguardante l’amministrazione (anni 2012-2014) della diocesi per far luce sulla legalità o meno del percorso di denaro elargito ogni anno dal governo a favore della Fondazione per l’Educazione e per la Comunicazione sociale, il cui rappresentante è Maradiaga.
Dalla testimonianza di un sacerdote si evincono dettagli particolarmente oscuri e difficilmente giustificabili: Pineda, ad esempio, avrebbe utilizzato i fondi pubblici per agevolare un suo amico, detto “padre Erick”, pur senza aver mai preso i voti. «Il personaggio si chiama Erick Cravioto Fajardo e ha vissuto per anni in un appartamento adiacente a quello del cardinale, a Villa Iris. Recentemente Pineda, che ha vissuto con lui sotto lo stesso tetto, gli ha comprato un appartamento in centro e una macchina. I soldi, temiamo, vengano dalle casse dell’università o da quelle della diocesi. Abbiamo denunciato questo rapporto stretto e disdicevole anche in Vaticano. Il papa sa tutto».
La versione della stampa cattolica
Aleteia, la Rete Globale Cattolica, controbatte all’inchiesta dell’Espresso, titolando “Tutta la verità sullo stipendio (e non solo) del cardinale Rodríguez Maradiaga”. Avanza un resoconto a grandi linee, esplicitamente dedicato alla difesa del cardinale, che intanto si affretta a discolparsi da tutte le accuse, definendole mere calunnie. Aleteia ci tiene a sottolineare come il cardinale abbia prontamente ricevuto la solidarietà di Bergoglio, così profonda da indurre il pontefice a «prorogare la sua missione», nonostante il compimento dei 75 anni del cardinale (età che sancisce le dimissioni da tutti gli incarichi di governo) lo scorso 29 dicembre. In una telefonata Papa Francesco ha espresso la sua vicinanza all’amico cardinale, come rivela lo stesso Maradiaga in un’intervista a Suyapa Tv, canale televisivo della Chiesa dell’Honduras: «mi dispiace per tutto il male che hanno fatto contro di te. Tu però non preoccuparti». «Santità, io sono in pace. Sono in pace perché sto con il Signore Gesù che conosce il cuore di ognuno», la risposta del coordinatore del C9.
La rivista cattolica riprende alcune righe de Il Giornale, nelle quali si può leggere che l’importo di 35mila euro mensili, a differenza di quanto dichiarato dall’Espresso, «non viene accreditato su un conto corrente personale del porporato, che peraltro non ha nessun conto in banca, ma sul conto dell’arcidiocesi e, a seguito di un accordo con l’ateneo, viene utilizzato per il sostentamento mensile di tutto il clero (circa 120 sacerdoti) e per la sopravvivenza di decine di parrocchie, molte delle quali in zone rurali totalmente abbandonate».
E la medesima giustificazione è fatta propria da Maradiaga, il quale ribadisce che l’Università è di proprietà dell’arcidiocesi ed è stata fondata da lui stesso 25 anni fa. E come tale riceve un’importante mole di fondi poiché va a sostegno dell’attività pastorale della chiesa. «Quei soldi vengono utilizzati per i seminaristi e per i sacerdoti di parrocchie rurali che non hanno quasi risorse (loro stessi possono testimoniare che ogni mese ricevono una piccola quantità di denaro), si usano inoltre per la manutenzione degli edifici di culto, per le auto delle parrocchie e anche, in diverse situazioni, per aiutare molte persone povere».
Quando si parla di potere…
L’articolo 7 della Costituzione italiana, in seguito alla modifica dei Patti Lateranenzi (11 febbraio 1929), denominata Accordo di Villa Madama (1984, firmatari: Agostino Casaroli e Bettino Craxi), riconosce l’autonomia politica dello Stato del Vaticano. «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale».
«Il Vaticano è la company di cui Roma è la town», così Marco D’Eramo nel New Left Review.
La chiesa cattolica, per quanto riguarda il numero di dipendenti – più di un milione: 421mila religiosi e 712mila religiose – rappresenta la più grande multinazionale al mondo. Le proprietà immobiliari della chiesa cattolica a Roma si estendono su circa un quadro del complessivo patrimonio immobiliare: nel maggio 2016, la Repubblica aveva calcolato 725 immobili appartenenti alla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e 5.050 appartamenti di proprietà dell’Amministrazione del patrimonio della sede cattolica (Apsa). Lo Stato Vaticano usufruisce, inoltre, del regime di esenzione fiscale e degli enormi introiti provenienti dai flussi turistici: la sola attività alberghiera consente di espandere, mantenere e migliorare le suddette proprietà. Circa un quarto degli alberghi romani è patrimonio della Santa Sede: sono 297 i conventi svuotati e riconvertiti in alberghi non sottoposti a tassazione né sugli immobili, né sui rifiuti. Il caso de ‘Le Piccole ancelle del Cristo Re’ fornisce l’esempio emblematico del gioco forza fra il comune di Roma e la Città Vaticana, in causa per 320mila euro.
Pedofilia, perché la negazione della grazia del pontefice è una ‘fallacia teologica’
Pedofilia e Chiesa: verità insabbiate (parte 1)
Chiesa, “la cultura del silenzio” (parte 2)
Vaticano, perché la riforma del codice penale offende il senso di pietas
Bergoglio, un compromesso fra l’amore e l’eresia
Le vittime: il silenzio dell’abuso (parte 4)