Pugili a riposo. Alla Camera l’aggressione a Donno
L’altro ieri, nel tardo pomeriggio, alla Camera dei Deputati si stava discutendo la legge sull’Autonomia quando Roberto Speranza ha terminato il suo intervento gridando “Viva l’Italia”. A quel punto, i deputati dell’opposizione hanno iniziato a sventolare il tricolore (Mauro Berruto l’ha posto simbolicamente sul seggio 14, quello che un tempo era occupato da Giacomo Matteotti) cantando l’Inno di Mameli, seguito da Bella Ciao. Di tutta risposta, il deputato leghista Domenico Furgiuele ha mimato per tre volte il gesto della Decima Mas (poi ha anche, non ironicamente, spiegato che intendeva “X” Factor) ed è stato espulso dal compagno di partito Lorenzo Fontana, che ha deciso per la sospensione della seduta. A quel punto, Leonardo Donno (M5S) è sceso verso i banchi del Governo per cercare di consegnare una bandiera dell’Italia a Roberto Calderoli, dicendogli, a quanto pare: “Signor ministro, questa è la bandiera dell’Italia, la porti con sé”. Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, però, ha cominciato a indietreggiare, rifiutandosi di prenderla in mano.
A quel punto è scattata l’aggressione in Aula. Donno grida allo squadrismo, colpito allo sterno da un pugno che lo ha fatto crollare a terra. Inizialmente, accusato del pugno è stato Igor Iezzi, capogruppo della Lega in Commissione Affari Costituzionali, adesso si dice che potrebbe invece essere stato Federico Mollicone (FdI), il quale non ha ancora riportato la sua versione dei fatti. Qualcuno, ironicamente, pensa che servirebbe un Var in Aula. Poi, l’altro caso: a un cronista di La7, il vicesegretario Crippa spiega che è peggio cantare “Bella Ciao” che “mimare il gesto della Decima”.
Nel parapiglia generale, una sola cosa emerge chiara: la famosa statua del “Pugile in riposo” (datata IV secolo a.C. e attribuita a Lisippo o compagni molto vicini a lui) può aiutarci a comprendere meglio la situazione. L’opera bronzea è basata sul contrasto fra la quiete e l’improvviso scatto della testa che si volta verso destra. Scene come questa, in Parlamento, nel pieno di importanti lavori per decretare il futuro del Paese tra autonomie e premierato, allontanano dal focus principale. Il clima è di quelli troppo tesi per poter lavorare bene, eccessivamente focalizzati sullo scatto della testa della statua bronzea che sulla quiete che più globalmente emana.
Squadrismo o meno, siamo di fronte ad una classe politica mediocre e scadente. Lontanissimi dalla “disciplina e onore” regolate dall’articolo 54 della Costituzione a cui i deputati dovrebbero aspirare per svolgere le funzioni pubbliche.