L’elettore pigro è una causa persa
Quarant’anni fa, in uno scritto visionario datato 1984 – non un anno qualunque per chi ama la letteratura utopista – Bobbio diceva che nella società di massa, il voto di opinione stava diventando sempre più raro.
“Oserei dire che l’unica vera opinione è quella di coloro che non votano perché hanno capito o credono di aver capito che le elezioni sono un rito cui ci si può sottrarre senza grave danno, e come tutti i riti, ad esempio la messa alla domenica, sono in fin dei conti una seccatura.”
L’elettore pigro del 2024 è una piccola parte dell’immenso elettorato che decide scientemente di non esercitare un proprio diritto. Le elezioni europee del 2024 hanno fatto registrare in Italia l’affluenza più bassa nella storia repubblicana, con il 49,69% di votanti. Le prime elezioni nella storia della Repubblica in cui chi è andato a votare è una minoranza rispetto alla maggioranza che ha deciso ritualmente – utilizzando una formula cara a Bobbio – di non andare a messa né sabato pomeriggio né per tutto l’arco della domenica. Giusto due dati, per inquadrare la crisi: cinque anni fa, le Europee 2019 avevano fatto registrare il 54,5% (e si votava soltanto di domenica), due anni fa, alle politiche, il 63,9%.
Quello che sorprende, in realtà, non è tanto il fatto che si voti meno per l’Europa e più per mantenere il proprio orticello di casa, quanto più che a questa tornata il voto europeo 2024 coincideva con la chiamata, per 3700 comuni, delle Amministrative e, in cinque, per le Regionali. Nella teoria, ciò avrebbe dovuto beneficiare di un maggiore afflusso ma questo non è accaduto.
È un segno che, almeno in Italia, la democrazia, come ideale politico, si stia appannando. Una percentuale così bassa, di fatto, squalifica la democrazia. L’elettore di oggi è vittima di quel paradosso del sorite tanto caro a Eubulide di Mileto: il voto non sembra essere determinante, non appare come in grado di far pendere, né tantomeno spostare la bilancia dei numeri in percentuale a cui i partiti sono aggrappati. Come un granello in un mucchio di sabbia.
Ogni Stato europeo, però, fa storia a sé. In Germania, con l’AfD al 16%, si è registrato un record di affluenza dai tempi della riunificazione, così come in Ungheria.
La tendenza, comunque, nonostante queste eccezioni, mira verso il basso: in Croazia l’affluenza finale è stata del 21,3%, mentre la Grecia ha fatto segnare il dato negativo più basso di sempre (41,3%). Stiamo assistendo ad una caduta libera della partecipazione al voto, con la maggioranza dei votanti che è diventata una minoranza elettorale.
L’astensione, pertanto, è a tutti gli effetti considerata un fenomeno pop. Nei momenti di frustrazione, appare, la maggior parte delle persone decide di non scegliere pur potendo, che è ben peggiore di non averne la possibilità. La reazione più umana di tutte è, quindi, anche la più infantile: alla condizione di difficoltà si regredisce all’infantilità, uscendo dal gioco del complesso, del voto di compromesso, che è nella natura stessa dell’andare a votare. Oppure si vota per protesta, anche all’estremo costo di abbandonare ogni ideale. Come accade in The Waldo Moment (nella foto di copertina), icastico episodio di Black Mirror.
Quando questi granelli di sabbia si uniranno e torneranno a formare insieme un mucchio?