E’ Google la migliore azienda al mondo dove lavorare

Al secondo posto della classifica si attesta Wegmans Food Markets, catena di supermercati, mentre la medaglia di bronzo va a The Boston Consulting Group, specializzata in consulenze e management.
La classifica viene redatta tenendo conto di molti fattori, come la qualità dell’ambiente di lavoro, i benefici concessi ai lavoratori, Google in questo non ha rivali, azienda competitiva, inclusiva, attenta alle esigenze dei suoi dipendenti, comprese le neomamme e i neopapà per i quali ha pensato ad agevolazioni ad hoc.
Quella che dovrebbe apparire la normalità, nel nostro Paese sembra poco più che un’utopia, basti pensare che solo pochi giorni fa è diventata notizia da prima pagina l’assunzione di una donna al nono mese di gravidanza da parte di una azienda italiana.
Troppo spesso la maternità è ancora motivo di penalizzazione sul posto di lavoro e nei colloqui non è infrequente che vengano poste domande discriminatorie sull’argomento.
L’Italia mortifica soprattutto i giovani con forme contrattuali come partite iva, voucher che non offrono garanzie, tutele e spengono ogni entusiasmo.
Il colosso tecnologico Google, invece, è all’avanguardia nel valorizzare e gratificare i propri dipendenti, consapevole che le risorse spese a tal fine non sono altro che un ottimo investimento; infatti oggi è l’azienda che vale di più al mondo con una capitalizzazione di 570 miliardi di dollari.
Vediamo in dettaglio quali sono gli aspetti che i lavoratori di Google apprezzano maggiormente del proprio posto di lavoro: si va dalle gite e feste collettive, agli incontri frequenti tra il CEO e i dipendenti, alla possibilità di praticare sport anche all’aperto nella sede di Mountain View, ai tre pasti al giorno che vengono offerti, alle ottime condizioni retributive (lo stipendio medio sarebbe di 140.000 dollari), alla flessibilità interna, per finire con il trasporto gratuito e le agevolazioni per la famiglia.
Un ambiente di lavoro sano e stimolante non può che essere la chiave del successo dì un’azienda, chissà se anche le imprese italiane riusciranno prima o poi ad adeguarsi a questi standard.