Ciclismo, Armstrong confessa: “Senza doping impossibile vincere”
Alla fine Lance Armstrong ha vuotato il sacco. Il ciclista texano vincitore di 7 Tour de France, intervistato da Oprah Winfrey nella prima puntata trasmessa questa notte sul canale via cavo Own e sul sito internet Oprah.com (la seconda andrà in onda domani), ha ammesso di aver fatto uso di doping durante la sua lunga e prestigiosa carriera: «Il mio cocktail era fatto di Epo, trasfusioni e testosterone, altrimenti sarebbe stato impossibile vincere i Tour de France».
L’ex campione del ciclismo non ha tradito le emozioni e non si è abbandonato alle lacrime durante la sua ammissione, nonostante abbia pronunciato in maniera convinta la parola “pentimento”: «Prometto di passare il resto della mia vita a cercare di riconquistare la fiducia della gente e a scusarmi per quel che è successo».
«L’ultima volta che mi sono dopato è stato il 2005 quindi posso assicurare che nel 2009 e nel 2010 ero assolutamente pulito», ha continuato Armstrong, precisando che non è stato certamente lui a inventare il doping, sebbene gli si possa imputare di non aver fatto nulla per fermarlo.
E infine sul medico italiano Michele Ferrari: «Continuo a ritenere che Michele Ferrari fosse una brava persona. Ma non sono a mio agio a parlare di altra gente».
Il texano, cui sono stati già tolti i sette Tour de France conquistati in carriera e la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Sidney 2000, si è definito un “bullo” del ciclismo, ma ha affermato di non aver mai obbligato nessuno a doparsi, contrastando l’immagine che era stata tratteggiata nel suo rapporto dall’Usada, l’Agenzia antidoping degli Stati Uniti, che lo aveva dipinto come il perno del più grande e sofisticato programma di doping della storia.
E proprio all’Agenzia americana si è rivolto Armstrong, affermando di essere disposto ad essere interrogato da una commissione “verità e conciliazione” per poter cercare di ottenere una eventuale amnistia dalla squalifica a vita dalle gare: «Se questa commissione fosse creata, sarei il primo a andarci»
Abbiamo assistito, dunque, alla caduta definitiva di una delle più grandi leggende dello sport, di un ragazzo che dopo aver sconfitto il cancro è riuscito ad entusiasmare milioni di persone per le sue imprese titaniche sui pedali della sua amata bicicletta; un mito destinato inesorabilmente a crollare sotto i colpi delle cruda e devastante verità, quella che mette a nudo un atleta che ha preferito arrivare al successo attraverso la strada meno ripida e assolutamente più sleale. Il risultato? Un successo dopato e poi sgonfiatosi da solo, esattamente come lui, Lance Armstrong.
Giuseppe Ferrara
18 gennaio 2013