Referendum sulla cittadinanza: raggiunte le 500.000 firme
La questione della cittadinanza italiana è tornata al centro del dibattito politico grazie alla proposta di un referendum avanzata da Più Europa, che ha raggiunto l’obiettivo delle 500.000 firme necessarie per presentare la richiesta, con un notevole supporto di personalità del mondo della cultura, sport e spettacolo.
La legge attuale sulla cittadinanza
La normativa vigente, risalente al 1992, è considerata una delle più restrittive in Europa. Attualmente, la cittadinanza italiana si ottiene principalmente attraverso il principio dello ius sanguinis (diritto di sangue), che garantisce la cittadinanza a chi è nato da almeno un genitore italiano. Altri percorsi includono il matrimonio con un cittadino italiano o la naturalizzazione dopo 10 anni di residenza legale e ininterrotta per gli stranieri. Questa lunga attesa rappresenta uno dei punti più criticati da coloro che promuovono il cambiamento, ritenendo il periodo troppo gravoso e sproporzionato rispetto agli standard europei.
Cosa propone il referendum sulla cittadinanza
Il referendum propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza richiesto per la naturalizzazione, riportando di fatto la legislazione alla situazione pre-1992. Le altre condizioni restano invariate: è necessario dimostrare la conoscenza della lingua italiana, avere fonti di reddito stabili, rispettare gli obblighi fiscali e non avere pendenze legate alla sicurezza nazionale.
Secondo i promotori, circa 2,5 milioni di persone potrebbero beneficiare della riforma. Questa proposta non rappresenta una svolta radicale rispetto a concetti come lo ius soli (cittadinanza per nascita in territorio italiano) o lo ius scholae (cittadinanza al completamento di un ciclo scolastico), ma intende semplificare il percorso per chi risiede stabilmente in Italia.
La mobilitazione dei vip
Uno dei fattori decisivi per il successo della raccolta firme è stato il supporto di varie celebrità e figure di spicco. Tra questi, personaggi come Ghali, Zerocalcare, Alessandro Barbero, Roberto Saviano e Julio Velasco hanno dato visibilità all’iniziativa. La loro partecipazione ha contribuito a mobilitare un vasto pubblico e ad accelerare la raccolta firme, raggiungendo il traguardo ben prima della scadenza fissata per il 30 settembre.
Questa ampia mobilitazione ha reso possibile superare gli ostacoli tecnici incontrati durante il processo di raccolta delle firme online, tra cui il blocco temporaneo della piattaforma dedicata. Tuttavia, i promotori hanno incoraggiato i cittadini a continuare a firmare per dare ulteriore forza alla causa.
Le divisioni politiche sul referendum
Il referendum ha riacceso il dibattito politico sulla cittadinanza, dividendo sia i partiti che l’opinione pubblica. All’interno del centrosinistra, le posizioni non sono omogenee: mentre alcune forze sostengono il cambiamento, altre sono più caute. Nel campo della maggioranza, Forza Italia ha mostrato apertura verso soluzioni come lo ius scholae, mentre la Lega e la premier Giorgia Meloni si sono opposte con fermezza a qualsiasi modifica della legge attuale.
Meloni ha difeso la normativa vigente, affermando che l’Italia ha già una “buona legge” sulla cittadinanza e che non vi è alcuna necessità di cambiarla. La premier ha sottolineato che la cittadinanza non dovrebbe essere concessa con troppa leggerezza e che il periodo di 10 anni rappresenta una garanzia sufficiente di integrazione e stabilità per gli stranieri che desiderano diventare cittadini italiani.
I numeri della raccolta firme
La raccolta firme ha avuto un forte impatto soprattutto nel Nord Italia, con la Lombardia in testa, avendo raccolto 106.000 firme solo in questa regione. L’Emilia-Romagna, pur avendo meno popolazione, ha mostrato il maggiore tasso di adesioni rispetto alla sua popolazione residente, con 1.166 firme ogni 100.000 abitanti. Anche Piemonte, Lazio e Toscana hanno risposto positivamente, mentre le regioni del Sud, come Calabria, Molise e Sicilia, sono state più tiepide nel supporto.
Un dato interessante è la correlazione tra il numero di firme raccolte e la presenza di stranieri residenti nelle varie regioni, segnalando come le aree con una maggiore popolazione straniera abbiano risposto con più entusiasmo alla campagna.
Il futuro del referendum
Ora che la soglia delle 500.000 firme è stata superata, la prossima sfida sarà il vaglio della Corte costituzionale, previsto per febbraio. Se la Consulta riterrà ammissibile il referendum, gli italiani potrebbero essere chiamati alle urne in primavera per decidere se modificare o meno la legge sulla cittadinanza.
Il dibattito sulla cittadinanza italiana è destinato a proseguire, con profonde implicazioni politiche e sociali. Da un lato, c’è chi vede nella riduzione degli anni di residenza un passo avanti verso l’inclusione e l’integrazione; dall’altro, c’è chi teme che cambiamenti troppo rapidi possano compromettere il processo di assimilazione degli stranieri e minare la coesione sociale.
L’esito del referendum avrà un impatto significativo su milioni di persone che vivono e lavorano in Italia, ma che ancora non godono dei diritti pieni di cittadinanza. La discussione politica e pubblica nei prossimi mesi sarà cruciale per determinare se l’Italia sceglierà di allinearsi agli standard europei o se manterrà uno dei sistemi più restrittivi del continente.