Da Hegel all’ordinanza sui domiciliari di Toti: ecco il Nordio-pensiero

Tre giudici del Riesame del capoluogo ligure – Massimo Cusatti, Marina Orsini e Luisa Avanzino – la settimana scorsa hanno confermato la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del governatore ligure Giovanni Toti, arrestato il 7 maggio con l’accusa di corruzione.
Durante il question time alla Camera, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, citando Hegel, ha detto la sua nei confronti dei magistrati di Genova: “Nessuna inchiesta può condizionare la legittimità di una carica determinata dalla volontà popolare. Non posso criticare né commentare l’ordinanza del Tribunale delle libertà di Genova. Posso dire che l’ho letta con grande attenzione, e che di recente ho anche riletto con grande attenzione la Fenomenologia dello spirito di Hegel e sono riuscito a capirla. Ho letto questa ordinanza e non ho capito nulla”.
Venerdì scorso le due avvocate, elette rispettivamente con Fratelli d’Italia e Lega, hanno chiesto l’apertura di una pratica a palazzo Bachelet per verificare se esistano “profili di illecito disciplinare” a carico dei tre giudici genovesi per “abnormità, illogicità della motivazione ed emissione di un provvedimento restrittivo della libertà personale fuori dai casi consentiti dalla legge”. Quella mossa, dice ora Nordio, “ha imposto al ministero il dovere di acquisire l’ordinanza del Tribunale”, evidentemente per valutare di intraprendere un’iniziativa disciplinare.”
Per Toti le intercettazioni sono scattate il 1° settembre 2021. I finanzieri di Genova lo hanno ascoltato per settimane, registrando gli incontri sulla barca dell’imprenditore Aldo Spinelli, in cui il presidente della Liguria avrebbe garantito di interessarsi per il rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse, approvato poi il 2 dicembre 2021, ma non dalla Regione, bensì dal Comitato del porto. In cambio, Toti avrebbe ottenuto da Spinelli dei finanziamenti elettorali al suo partito. In tutto questo, anche il sindaco di Venezia Brugnaro è coinvolto. Perciò, oggi, i destini politici e le strade del presidente della Liguria e del sindaco di Venezia sembrano ricongiungersi, segnate entrambe dalle inchieste giudiziarie sulla gestione della cosa pubblica.