Caso Cospito: il dibattito sul 41 bis

Alfredo Cospito, 55 anni, da lunedì sera si troverebbe nel penitenziario milanese di Opera. Unico “passo avanti” da parte del Governo Meloni nei confronti dell’anarchico, finito sulle prime pagine nell’ultimo periodo e al centro di importanti proteste verificatesi nelle principali città. Da 10 anni in carcere, da 6 in regime di alta sicurezza e dal 4 maggio 2022 in regime di carcere duro, il 41 bis che solitamente viene applicato ai mafiosi (Cospito è il primo anarchico a cui è applicato), dopo più di 100 giorni di sciopero della fame, sarebbe stato trasferito da Sassari a Milano per “le condizioni di salute precarie” ma stando alle dichiarazioni del Guardasigilli, Carlo Nordio, durante il Consiglio dei ministri di lunedì, “il Governo non si assumerà la responsabilità di annullare il 41 bis ma si farà carico solamente delle condizioni di salute del detenuto”. Dunque, la palla ora passa alla magistratura che sta già lavorando al dossier. Ma stando all’articolo del regolamento penitenziario, togliere o meno il 41 bis ad un detenuto spetterebbe proprio al Guardasigilli, una volta sentito il parere dei magistrati. Nordio potrebbe quindi ritornare sui suoi passi, se il parere della magistratura fosse a favore della revoca del 41 bis. Ma la strada segnata è quella di Giorgia Meloni e degli altri membri del governo: da Piantedosi a Tajani il motto è “non ci facciamo intimidire”.
Chi è Alfredo Cospito: l’accusa e il carcere
Cospito è in carcere da 10 anni per il ferimento dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi nel 2012. Al momento sta scontando un’ulteriore condanna a 20 anni per alcuni attentati qualificati come strage e per aver diretto la Fai, la Federazione anarchica informale che i giudici hanno considerato come associazione a delinquere con finalità di terrorismo. Ma la pena non sarebbe ancora definitiva perché la Cassazione ha rinviato alla Corte d’appello di Torino per un ricalcolo della pena, sulla base di episodi risalenti al 2006. In quell’anno, Cospito e altri anarchici avrebbero posizionato due ordigni a basso potenziale esplosivo, davanti una caserma a Fossano, poi esplosi nella notte senza provocare né feriti né morti. La Corte d’Appello ha definito il reato “strage semplice” mentre la Cassazione lo ha definito “strage politica” con lo scopo di “attentare alla sicurezza dello stato”. Episodi del genere sono puniti con l’ergastolo e rientrano tra i reati ostativi, tra quelli più gravi del Codice penale. Il passaggio dal regime di alta sicurezza a quello di carcere duro, avvenuto il 4 maggio 2022, è stato motivato dagli scambi di lettere con gli altri anarchici e la pubblicazione di suoi scritti su riviste anarchiche che, a detta dei magistrati torinesi, favorirebbero la rinascita della Federazione anarchica informale. Con il 41 bis, introdotto per la prima volta nel 1992 con una legislazione d’emergenza negli anni della lotta alla mafia, Cospito non può né detenere scritti e libri né foto dei propri genitori oltre ad una diminuzione dell’aria a due ore e della socialità ad una sola ora al giorno in una saletta con altri tre detenuti.
Le proteste
Le manifestazioni a favore di Cospito non sono mancate. Ma dagli iniziali graffiti anarchici sparsi un po’ in tutte le principali città, tra cui anche nella Capitale, si è passati a vere e proprie manifestazioni dove l’escalation di violenza è aumentata negli ultimi giorni. Dalla protesta di sabato sera, nel quartiere romano di Trastevere alle molotov lanciate contro il commissariato Prenestino fino agli scontri con la polizia nei pressi di Regina Coeli. Sempre a Roma, dove si sono verificati la maggior parte degli episodi, nella serata di lunedì sono state date alle fiamme cinque auto nel parcheggio della sede della Tim a Montesacro. Massima allerta anche nelle altre grandi città come a Milano dove sono state lanciate delle molotov su una vettura della polizia a viale Tibaldi. Dieci i fascicoli aperti in procura, uno anche per le minacce alla deputata Chiara Colosimo (Fdi).
Chi è a favore e chi no all’annullamento del 41 bis
A muoversi a favore della revoca del 41 bis per Cospito, oltre agli stessi anarchici, sarebbero stati alcuni intellettuali, sottoscrivendo un appello i primi di gennaio. Tra i firmatari, l’ex Presidente della Corte costituzionale, Giovanni Maria Flick, l’attore, musicista e scrittore Moni Ovadia e Don Luigi Ciotti che chiederebbero la revoca come “gesto di umanità e coraggio per Alfredo Cospito, ad un passo dalla morte in seguito allo sciopero della fame”. Non sono mancate, ovviamente, le voci dal mondo della politica che hanno risposto al “non ci facciamo intimidire” del Governo Meloni che al contrario reputerebbe un passo indietro sul carcere duro come un voler cedere alle proteste a favore di Cospito di questi giorni. A prendere la parola, membri del Partito democratico come l’ex Guardasigilli Andrea Orlando: “ legare il 41 bis ad una sorta di ritorsione significa fare il gioco di chi nega alla radice l’esistenza dello stato di diritto e per questo giustifica l’uso della violenza” e l’economista nonché deputato Carlo Cottarelli: “ il regime 41 bis va tolto a Cospito non certo per le proteste di strada e neppure per il suo disperato sciopero della fame ma perché fin dall’inizio era una punizione esagerata. Non si tratta di cedere al ricatto ma di riconoscere l’errore”. Dure anche le dichiarazioni del leader di Azione, Carlo Calenda, che ha parlato di spettacolarizzazione e politicizzazione del Caso Cospito da parte del Governo: “i CdM posticci per dire siamo tosti dimostrano solo la vostra debolezza”. A destra pare essersi creato invece un fronte comune a favore della posizione della Premier. Per il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, lo Stato “non si piega davanti a minacce e intimidazioni e fa bene il Governo a non arretrare sul 41 bis a maggior ragione, dopo le escalation di violenze di queste ultime ore di terroristi e anarchici.”. A prendere la parola anche Francesco Paolo Sisto, Viceministro alla Giustizia, che ha spiegato come il Governo sia fermo a mantenere il carcere duro ma pronto ad assumere “la scelta migliore per quanto riguarda il rispetto della persona, rispettando la dignità umana come richiamato dall’articolo 27 della Costituzione”. Nella seduta di martedì alla Camera invece, ha preso la parola sulla questione anche Giovanni Donzelli (Fdi) accusando alcuni membri del Partito democratico, tra cui lo stesso Orlando, di aver “incoraggiato nella battaglia Cospito” durante gli incontri in carcere tra alcuni esponenti dem e il detenuto. Non è tardata ad arrivare la dichiarazione del Ministro Nordio: “le visite in carcere sono un dovere oltre che un diritto dei parlamentari. Escludo in via assoluta che vi siano rapporti tra esponenti del Pd e non solo del Pd, ma tutti i parlamentari”.
Il 41 bis vs Cospito: una partita chiusa?
Il Caso Cospito sembrerebbe una partita chiusa: il detenuto non uscirà dal 41 bis a meno che i magistrati non prenderanno una decisione in merito. Al momento il fascicolo del caso è in mano al procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo e il procuratore capo di Torino, Anna Maria Loreto. Intanto, l’avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini, chiarisce che l’uomo non accetterà somministrazioni di cibo fino alla revoca del 41 bis e che la richiesta per cancellarlo risale al 12 gennaio e il 7 marzo sarà la Cassazione a decidere. Un lasso di tempo “troppo lungo”: se Cospito continuasse lo sciopero della fame potrebbe non restare in vita per la sentenza. Intanto giovedì 2 febbraio ci sarà un’informativa urgente del Governo alla Camera, dove riferiranno i ministri della Giustizia, Nordio, degli Esteri, Tajani e dell’Interno, Piantedosi.