Brain fog: effetti collaterali da post coronavirus
Il Coronavirus, un’infezione scoperta nel Dicembre 2019 in Cina, ha prodotto milioni di casi in tutto il mondo. La gravità della malattia è legata, in molti casi osservati, al quadro clinico pregresso. Lo studio del Covid-19 è tutt’ora in fase sperimentale, ed essendo una nuova forma di ceppo virulento, continua a manifestarsi con diversi sintomi che si distinguono da paziente a paziente.
Negli ultimi mesi, in alcune parti del mondo, diversi medici riferiscono di una patologia legata ai casi coronavirus. Si tratta di Brain fog, in italiano nebbia mentale, ed è una patologia che colpisce il cervello. Chi è affetto da nebbia mentale, inizia a dimenticare i nomi delle persone, perde l’orientamento, è sempre stanco e molte volte fa fatica a comprendere ciò che gli altri dicono. Seppur sia una patologia conosciuta, lo studio attuale riguarda il collegamento di questa anomalia con il covid-19. In Italia l’argomento è poco trattato anche se, secondo una ricerca, colpisce fino a più del 50% di pazienti osservati in degenza ospedaliera.
I sintomi più comuni, collegati al covid-19, di chi riferisce questo disturbo sono mancanza di apprendimento, concentrazione ridotta, perdita momentanea della memoria. Riferisce Mizelle, 53 anni, in un’intervista al New York Times, “”Mi spaventa pensare che sto lavorando. Mi sento come se avessi la demenza, a volte faccio fatica a ricordare alcune cose”. Il nome Brain-fog si riferisce alla confusione e all’appannaggio che i pazienti affetti riferiscono di avere. I sintomi sono tutti legati al sistema nervoso cerebrale: confusione, difficoltà di concentrazione, vertigini, perdita momentanea della memoria. Igor Koralnik, a capo del reparto di malattie infettive della Northwestern Medicine a Chicago, riferisce di aver a che fare con migliaia di casi di annebbiamento mentale legato al Covid-19.
Il fenomeno appartiene, come per il Longcovid, a quella cerchia di “effetti collaterali” da Coronavirus che pian piano si palesano tra chi riesce a superare la positività al virus. Diversi studi sono in corso sulla nebbia mentale. In Francia, ad esempio, in uno studio pubblicato alla fine di agosto e intitolato “ Sintomi persistenti post-dimissione e qualità della vita correlata alla salute dopo il ricovero per COVID-19” è stato studiato un campione di 120 pazienti dopo un ricovero di 110 giorni. L’osservazione condotta è stata affidata ad una equipe di specialisti mirata ad evidenziare eventuali disturbi mentali. I comportamenti più frequenti tra i pazienti osservati sono stati fatica nel 55% dei casi, il 34% ha mostrato una chiara perdita di memoria, un 28% si è mostrato disturbato in concentrazione e forte perdita del sonno.
Tre ricerche per analizzare il fenomeno
Nel Marzo 2020, mentre in Europa si era alle prese con i primi casi di emergenza sanitaria, Wuahan era già in fase avanzata su studi legati alle sintomatologie da post-coronavirus. In particolare, in una ricerca pubblicata su Pubmed, dal titolo “ Neurologic Manifestations of Hospitalized Patients With Coronavirus Disease 2019 in Wuhan” condotta tra il 16 gennaio e il 19 febbraio su 214 pazienti con diagnosi di acuta difficoltà respiratoria in seguito Sars-cov2, si legge, che sul totale, 78 pazienti corrispondenti al 36.4% hanno mostrato sintomi neurologici. In particolare i 78 pazienti, legati ad una maggiore infezione portata dal virus, presentavano manifestazioni neurologiche come malattie cerebrovascolari, alterazione della coscienza e lesioni muscolari scheletriche.
In Spagna troviamo il secondo gruppo di studio per numero di partecipanti, inferiore rispetto al cluster della Northwestern di Chicago. Dei 841 pazienti, 66 anni di media, ben il 57.4 % ha sviluppato sintomi neurologici. Ciò che di inedito si è rilevato, riguarda la prima fase della malattia. In questo studio, solo nella prima fase si sono avuti sintomi come mialgie, mal di testa e vertigini, questi erano più frequenti all’inizio e nei casi meno gravi. Nel 20% si sono manifestati disturbi della coscienza e il gruppo aveva un età più avanzata. Di tutto il gruppo-studio, il 4.1% è morto per complicanze neurologiche.
Un terzo studio, più approfondito – pubblicato su Annals of Clinical and Translational Neurology – e con un cluster molto più rappresentativo è stato analizzato in dieci ospedali del sistema sanitario della Northwestern Medicine di Chicago. Il gruppo di osservazione ha contato 509 pazienti affetti da coronavirus, osservati tra il 5 marzo e il 6 aprile, evidenziando che i pazienti senza funzioni mentali alterate sono rimasti in ricovero tre volte di meno rispetto ai pazienti affetti da brain-fog. Il campione ha mostrato come l’82% dei pazienti ricoverati avesse sintomi neurologici almeno una volta durante la malattia. Inoltre, una volta dimessi, solo il 32% dei pazienti con funzioni mentali alterate risultava in grado di gestire le attività quotidiane di routine come cucinare, pagare le bollette o andare a lavoro. Tra i sintomi da Brain fog, il dolore muscolare si è verificato in circa il 45% dei pazienti e il mal di testa in circa il 38%. Circa il 30% ha avuto vertigini.
Comparando le diverse ricerche, quasi un terzo dei pazienti Covid-19 ha mostrato alterazione nelle funzioni mentali, e l’alterazione, come mostrato nello studio di Whuan, sembra andare di pari passo con la maggiore influenza infettiva nell’organismo. La sintomatologia va dalla confusione, al delirio, alla mancanza di input di risposta.
Casi di perdita temporanea della memoria da Brain fog
Dopo aver contratto il coronavirus a marzo, Michael Reagan, riporta il NYT, ha completamente perso tutta la memoria della sua vacanza durata 12 giorni a Parigi. La cosa interessante è che il viaggio si era concluso poche settimane prima. Parallelamente, un secondo caso, della paziente Erica Taylor, riporta una confusione iniziale, seguita da nausea tosse fino ad arrivare ad una confusione tale da non riuscire a riconoscere la propria auto. Lisa Mizelle, un’infermiera operante in una clinica di cure urgenti ha contratto il virus durante l’estate, a luglio. Nel periodo immediatamente successivo, Lisa non è riuscita a riconoscere pratiche e oggetti che appartengono alla quotidiana amministrazione del lavoro da infermiera, arrivando ad avere bisogno dei colleghi per svolgere il proprio lavoro. In un’intervista ha dichiarato: ” Esco dalla stanza e non riesco a ricordare cosa ha appena detto la paziente”
In agosto, in un ospedale in Mumbai, come riportato in TimesofIndia, Shaista Patha, è stata ricoverata perché positiva al Coronavirus con sintomi da delirio. E’ stata giudicata affetta da una rara forma di sintomi collaterali da Covid che hanno toccato il cervello. Al termine del periodo di malattia, Shaista, riferisce il medico, non ricordava otto giorni di malattia, nonostante in quel periodo era vigile, cosciente e mentalmente attiva. La diagnosi finale mostrava un caso di encefalite virale, malattia che provoca una grave infiammazione dell’encefalo con possibilità di danni cerebrali permanenti.
Tutti questi casi di studio riportano a soggetti in stato di confusione mentale fino ad arrivare, anche, ad osservare lesioni cerebrali nei casi più gravi. La linea medica principale indicherebbe che i sintomi da Brain fog si verificherebbero quando la risposta immunitaria del corpo al virus non si arresta, con una conseguente infiammazione dei vasi sanguigni che portano al cervello.