Elezioni regionali 2020, analisi del voto
Finisce tre a tre la partita delle elezioni regionali. Si riconfermano tutti i governatori uscenti: Giovanni Toti (centrodestra) in Liguria con il 56.13%, Michele Emiliano (centrosinistra) in Puglia con il 46.9%, Vincenzo De Luca (centrosinistra) con il 69.6% in Campania, Luca Zaia (centrodestra) con il 76.8% in Veneto; la novità è rappresentata dalla vittoria Francesco Aquaroli (centrodestra) (49.1%) nella Marche strappata al centrosinistra dopo 25 anni di governo, che tiene invece la Toscana con la vittoria di Eugenio Giani (centrosinistra) con il 48.6%.
Il governo giallorosso può tirare un sospiro di sollievo, perché la temuta spallata della Lega di Matteo Salvini non arriva. Vero però che il centrodestra riesce a conquistare una regione per tradizione ventennale rossa, e che nel bilancio nazionale raggiunge quota 15 regioni amministrate, lasciando al centrosinistra solo 5 regioni.
Lente d’ingrandimento sulle elezioni
Di queste elezioni ricorderemo come ancora una volta sondaggi ed exit poll siano stati prontamente smentiti dai risultati effettivi, e così alla Lega non riesce lo sperato colpaccio della vittoria in Toscana, così come in Puglia anziché il previsto testa a testa tra Fitto ed Emiliano, si registra una netta vittoria del secondo, premiato anche dal voto disgiunto.
Ricorderemo, sicuramente, la vittoria plebiscitaria di Zaia in Veneto, con un risultato personale di molto superiore a quello raggiunto dal suo partito, un trionfo che premia la capacità di aver saputo ben amministrare la regione durante l’emergenza Covid e non solo.
Quella di Zaia però non può essere considerata tout court una vitoria della Lega, i cui numeri complessivamente appaiono in flessione rispetto alle scorse europee, e, pur attestandosi come il primo partito della coalizione di centrodestra in tutte le regioni, sente il fiato sul collo di Fratelli d’Italia, unico partito a crescere ovunque.
La vittoria del deputato della Meloni, Acquaroli è un risultato molto importante e apre la strada ad una possibile futura leadership della presidente di Fratelli d’Italia nella coalizione di Centrodestra, dove Forza Italia invece risulta sempre più sofferente.
Il vero sconfitto di questa tornata elettorale è sicuramente il Movimento 5 Stelle, che alle amministrative non riesce mai a sfondare, probabilmente a causa di un mancato radicamento sul territorio. Questa volta, però, scende di quasi 20 punti in alcune regioni rispetto alle politiche 2018, con evidenti mal di pancia d parte di buona parte dei parlamentari che reclamano la convocazione degli Stati Generali per una maggiore collegialità nelle decisioni.
Guardando ai numeri a poco sarebbe servito nelle regioni in cui il centrodestra ha avuto la meglio, la presentazioni di liste unitarie tra M5S e Pd, esperimento evidentemente fallito in Liguria, dove Ferruccio Sansa si è fermato al 38%.