La Romania celebra la Festa del Mărțișor al Museo Etrusco di Roma

Ieri, al Museo Nazionale Etrusco di Roma, si è tenuto il Convegno di studi “Etruschi, Romani, Romeni: tradizioni primaverili che si intrecciano“, in onore della festa romena del Mărțișor. È stato organizzato grazie agli sforzi congiunti dell’Ambasciata di Romania e di Moldova, del Museo delle Civiltà e del Museo Nazionale del Villaggio “Dimitrie Gusti” di Bucarest.
L’evento ha messo in evidenza l’interconnessione esistente tra le antiche celebrazioni primaverili etrusche, le festività romene del Mărțișor e di Dragobete (il San Valentino romeno), nonché le odierne feste italiane.
Al convegno hanno presenziato: l’Ambasciatrice di Romania in Italia, Gabriela Dancău; la Segretaria di Stato del Ministero della Cultura romeno, Diana Baciuna; la direttrice generale del Museo del Villaggio di Bucarest, Paula Popoiu. Molta sorpresa ha generato poi l’arrivo della celebre poetessa romena, Ana Blandiana.

La primavera come rinascita: il Mărțișor e festività affini
Il Convegno in onore della festa romena del Mărțișor si è articolato in tre moduli. Il primo, tenuto dalla Dottoressa Luana Toniolo, ha trattato le feste primaverili del mondo etrusco, partendo da fonti come il Liber linteus Zagabriensis e la Tabula capuana e parlando di alcune figure del pantheon etrusco, come il dio Tinia e le dee Thesan e Cavatha. Sin da subito è emerso il forte legame tra la primavera e il concetto di luce.
Paula Popoiu ha poi proseguito, con un dettagliato excursus sulla tradizione del Mărțișor in sé, descrivendolo come una celebrazione della soglia, ovvero del passaggio dal buio inverno alla feconda e luminosa primavera.
Da tempo immemore, il Mărțișor (il cui nome rimanda proprio al mese di Marzo, in cui la festività si celebra) è un amuleto regalato alle donne e ai soggetti fragili (ma non solo), come emblema di fertilità, vitalità, fortuna e protezione contro il malocchio. Composto da due fili intrecciati, uno bianco (purezza) e uno rosso (vita), nel corso dei secoli è stato arricchito anche da altri elementi: dapprima monete di metallo, poi piccoli ornamenti artigianali, di varia fattura.

Indossato per almeno 10 giorni, a partire dal primo marzo, il Mărțișor ha assunto innumerevoli significati e si è legato a diverse pratiche, dando origine a una tradizione strettamente legata all’elemento magico e unica nel suo genere.
Il convegno è stato chiuso dall’intervento della Dottoressa Francesca Romana Uccella (MUCIV), che ha parlato delle festività primaverili italiane, dal Carnevale alla Pentecoste, evidenziando echi e rimandi con il mondo etrusco e balcanico.
Il Mărțișor come emblema culturale e democratico
Oltre a essere un ponte tra cultura balcanica e mediterranea, nonché un simbolo di rinascita e armonia con la natura, il Mărțișor è anche “un’occasione per riportare alla ribalta la tradizione romena“, ha spiegato l’Ambasciatrice Dancău: un potente mezzo di riconquista e riaffermazione dei valori democratici.