Pirelli parlerà cinese: i dettagli tecnici dell’operazione
La Pirelli diventerà cinese. È stato siglato, infatti, nella serata di domenica, l’accordo che prevede l’ingresso del colosso chimico ChemChina nella società leader del settore degli pneumatici, che porterà il gruppo cinese a detenere la maggioranza dell’azienda italiana. Un accordo definito dal numero uno della Bicocca, Marco Tronchetti Provera, “una grande opportunità per Pirelli”, dal momento che “l’approccio al business e la visione strategica” dei soci cinesi “garantiranno lo sviluppo e la stabilità dell’azienda”.
Tra le novità dell’impianto circolato nei giorni scorsi, un vincolo all’italianità dell’azienda: per poterne trasferire la sede e determinare “il trasferimento a terzi della proprietà intellettuale di Pirelli” sarà necessaria una maggioranza rafforzata superiore al 90% del capitale.
I passaggi tecnici sono a dir poco complessi. Innanzitutto, Camfin cederà la sua partecipazione in Pirelli a una “newco” partecipata dai cinesi, re-investendo parte dei proventi incassati. Per questa transazione si conferma il prezzo di 15 euro per azione, che significa un totale di 1,9 miliardi di euro. A garantire il finanziamento necessario sarà Jp Morgan. Questo primo passaggio dovrebbe concludersi entro la prossima estate.
Camfin, a questo punto, reinvestirà nella società di nuova costituzione parte dei proventi della vendita del suo 26,2%, arrivando al massimo al 49,9% del capitale. Sarà ChemChina a “controllare e consolidare” la società di nuova costituzione, non scendendo mai al di sotto del 50,1%.
A seguire, si procederà al delisting dell’attuale Pirelli, che dovrebbe tornare così ad essere quotata entro quattro anni. La “newco” intende lanciare un’Offerta obbligatoria a 15 euro per azione sul capitale rimanente di Pirelli. Prevista anche un’Opa volontaria sulle azioni risparmio, sempre a 15 euro, con l’intento di giungere almeno al 30% del capitale risparmio per avviare il delisting.
A valle dell’operazione, se l’adesione all’Offerta sarà al livello massimo, ChemChina si ritroverebbe al 65% della “newco”, con gli attuali soci al 35% (diviso tra un 22,4% agli italiani e un 12,6% a Rosneft).
Resta comunque la “variabile impazzita” rappresentata dai soci di minoranza forti, i quali potrebbero non gradire e bloccare l’operazione.
Giuseppe Ferrara
23 marzo 2015