Il detenuto Ascanio Celestini conversa con Mazzini

di Luca Bolli
In “Pro Patria” 100 minuti d’incanto per ripercorrere il risorgimento (tradito) italiano
E’ iniziato ieri, in grande stile, il tour teatrale di Ascanio Celestini nei teatri umbri che si protrarrà fino al 19 febbraio. Prima tappa, Teatro Concordia di Marsciano. Tutto esaurito, come facilmente pronosticabile, e grande acclamazione a fine spettacolo per l’attore e drammaturgo romano che con il suo “Pro Patria.
Senza prigioni, senza processi” porta in giro per l’Italia la storia di 150 anni fa, quella dei padri della patria e dei loro figli, traditi e traditori allo stesso tempo. Un discorso, un semplice discorso che nasce dietro le sbarre delle patrie galere, cuore dello Stato secondo Luigi Cardullo, ex direttore dell’Asinara, e da quel cuore, centro nevralgico di un potere spesso soffocante, parte la fantasia di un detenuto altrettanto semplice, ma acculturato e divoratore di opere di Mazzini, Orsini, Pisacane e altri eroi. Perché lo stesso Stato che incatena e rinchiude, ignora la propria storia, le proprie origini, dimentica e tradisce gli stessi padri che gli diedero la libertà e il potere e, mentre mette all’Indice le idee di Marx e Marcuse, consente la lettura di opere risorgimentali, ignorandone la portata storica e sovversiva. Il detenuto conversa con un Mazzini silenzioso, quasi assente, ma forse soltanto attento alle parole del suo interlocutore; racconta la sua storia di prigioniero, di sfruttato, di abitante di quello che forse, davvero, è il cuore dello Stato. Racconta la storia del risorgimento italiano e prepara un discorso. Un monologo. “16 ore di veglia e 8 di sonno” scandiscono la semplicità della giornata, così dentro come fuori dal carcere e in quelle ore di veglia, da carcerati, divori letture e capisci lo Stato meglio che altrove. Ne comprendi la storia. Ne critichi la società. Ne detesti le regole e ne rimpiangi gli ideali traditi e distorti. Mazzini è stato un eroe della patria ma anche un terrorista e un nemico, un esule e un vagabondo. Ha conosciuto il carcere ma fu, nel suo idealismo, propugnatore di una “Repubblica senza prigioni, senza processi”. Fu amato e tradito numerose volte e dopo 150 anni, forse, non è stato ancora del tutto compreso dagli italiani. Il detenuto e Mazzini hanno un tratto in comune: quel tratto è l’idea che l’infame storia delle carceri italiane sia una vergogna nazionale e si battono, ieri oggi e domani, affinché possa esistere uno Stato senza prigioni, né processi.
Un discorso semplice, un monologo. Il concetto che lega padri della patria e detenuti nelle patrie galere è uno, la controvertigine. “Tutti noi quando guardiamo il vuoto sotto di noi, almeno una volta, abbiamo pensato di saltare. Pochissimi lo fanno davvero”. Chi sconfigge il senso di vertigine si butta. Molti eroi del risorgimento e detenuti si sono buttati, impiccati, avvelenati, magari sono andati incontro al nemico o saltati sopra una bomba. Hanno sconfitto il senso di vertigine per gridare il loro pensiero, battersi e protestare. Liberare lo Stato e liberarsi dallo Stato a volte sono concetti meno distanti di quel che si pensa.
Le altre date del tour teatrale “Pro Patria. Senza prigioni, senza processi”:
Teatro Comunale di Gubbio
venerdì 13 gennaio, ore 21
Auditorium San Domenico di Foligno
sabato 14 gennaio, ore 21
Teatro Secci di Terni
da lunedì 23 a mercoledì 25 gennaio, ore 21
Teatro Degli Illuminati di Città di Castello
giovedì 26 gennaio, ore 21
Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto
domenica 19 febbraio, ore 17
13 gennaio 2012