La sfida generativa

È un Paese in surplace quello che emerge dal rapporto Italia Generativa 2022, un Rapporto che si propone di raccogliere, in una logica ricompositiva, alcuni segni del dinamismo sociale ed economico del contesto italiano, ma anche tutte e aree di blocco che impediscono questo dinamismo.
Presentato lo scorso 14 gennaio, i dati che emergono non fanno che rimarcare ed enfatizzare quel concetto di malinconia soffusa che già emergeva nel rapporto Censis pubblicato, come di consueto, sul finire dell’anno.
In una parola: immobili. Anche se il titolo allude ad una speranza: “L’Italia in surplace, dalla dispersione intergenerazionale all’ecosistema generativo”.
L’immagine evocata di un paese in surplace, restituisce l’iconica figura del ciclista fermo in equilibrio per recuperare fiato e l’immobilismo assume i connotati di un’arma di difesa: stare fermi per non cadere. In attesa della volata finale. Verso quale meta?
Negli 8 capitoli il Rapporto esamina aree di potenziale scatto, la questione demografica e gli equilibri intergenerazionali, la formazione come forma di abilitazione per accompagnare e preparare al futuro, la partecipazione e il civismo come ricostituzione di fiducia, l’iniziativa imprenditoriale e il dinamismo delle imprese, l’innovazione e le transizioni in atto, la transizione ecologica come forma di custodia e rigenerazione, il risparmio la gestione del debito e l’evasione fiscale.
Tutti ambiti in cui abbiamo da tempo espresso riflessioni e qualche azione, dimostrando che l’Italia ha le capacità e le competenze per guardare avanti con fiducia, ma chiusa com’è in compartimenti stagni, e ragionamenti a silos, mostra la sua debolezza. Questa frammentazione altro non è che l’indebolimento del senso di appartenenza ad una stessa comunità, uno svuotamento causato da una cultura individualista, che si è stratificato con una generalizzata crisi della sfiducia, nelle istituzioni, nell’agire collettivo, nel domani, fino a consolidare un sentiment di isolamento, separazione, frammentazione. Un Paese in cui gran parte delle energie – pubbliche e private – sono impegnate nel tentativo di conservare la posizione, più che a costruire un domani desiderabile. La parola generativa apre allora una speranza, uno spiraglio.
Desiderio e generatività. Due dimensioni dalla portata travolgente, in grado di cambiare radicalmente lo schema. Se Generativo significa far essere, far accadere, espressione di una energia interna che apre le persone al mondo e agli altri, per contribuire creativamente a ciò che le circonda, il Desiderio stimola ad una ricerca continua.
Il valore della generatività infatti sta nel suo essere un processo “metastabile”, non rigido come accade nelle relazioni istituzionalizzate, né instabile come accade nelle relazioni liquide che fuggono da ogni forma, ma in grado di rispondere un dinamismo adattivo, creando relazioni sociali dinamiche, aperte al cambiamento, sostenibili, plurali e intergenerazionali.
Pensiamo alle strutture organizzate, a come sono sempre più chiamate a rivedere i propri processi rispetto al loro impatto nel circostante, alla responsabilizzazione di sistemi chiamati ad un confronto sociale sempre più serrato. E se fino a poco tempo fa abbiamo lasciato che la dimensione generativa, o ancor meglio cogenerativa, fosse appannaggio di organizzazioni solidali o non profit. oggi si fa strada la consapevolezza che la logica generativa è logica organizzativa. Le organizzazioni generative, i sistemi generativi, saranno riconosciute e riconoscibili, non tanto per la loro istituzionalità, quanto per la loro capacità di leggere i contesti e formulare risposte, in modo creativo positivo e produttivo, ai bisogni della contemporaneità. A loro è demandata la responsabilità di scrivere il futuro.
E anche quest’ultimo punto costringe ad un ulteriore cambio di prospettiva. Superando quella frammentazione dispersiva e autoreferenziale di cui si diceva in premessa, l’approccio generativo abbandona la logica del breve termine (che causa entropia e dispersione generazionale) per abbracciare quella più armonica del lungo periodo, basato sull’investimento e la cura dell’intero ecosistema sociale. A fare la differenza sarà soprattutto la capacità di rivitalizzare e riattualizzare il legame persone-infrastrutture-conoscenza.
Per tornare al Report e all’Italia, il cambiamento dello scenario internazionale espone a molti pericoli, ma anche sollecita a una nuova reattività di cui l’Italia è capace, forse meglio di altri Paesi, come ha dimostrato negli ultimi due anni. Farlo in maniera generativa può contribuire a consolidare una società capace di ricreare continuamente, adattandole al tempo e al contesto, le condizioni più favorevoli alla piena fioritura personale, sociale, economica, culturale, istituzionale, una società capace di promuovere l’intrapresa, il continuo miglioramento delle condizioni del vivere, la generazione di valore economico, sociale, ambientale, istituzionale, simbolico, e della sua incessante circolazione e condivisione orizzontale (contestuale) e consegna generazionale. Quella Generativa è, dunque, una sfida che interessa in primis tutti i sistemi organizzati, che lascia sul campo la visione di basso cabotaggio, la protezione ad oltranza di posizioni di rendita, per costruire il coraggio, la capacità e la consapevolezza di uno sguardo nuovo.