KINSEY: il “dottor sesso” che sconvolse l’America puritana

America 1948, primo Rapporto Kinsey : “Comportamento sessuale del maschio umano”. Secondo Rapporto, 1955: “ Comportamento sessuale nella femmina umana”.
Si parla di più di mezzo secolo fa! Oggi che i segreti del sesso non hanno più veli, la cosa farebbe sorridere. E lo dobbiamo proprio ad Alfred Kinsey, l’uomo che ebbe il coraggio della verità: quella di aver spalancato le porte alla liberazione sessuale.
Assai di recente, la tv ha riproposto il film titolato “Kinsey”, diretto nel 2004 da Bill Condon ed interpretato dall’interessante attore irlandese Liam Neeson. Racconto serrato e appassionante sulla vita di Alfred Kinsey, il lungo film si è fatto guardare senza un filo di noia. Certo, l’argomento era scottante, le scene spesso crude ma senza compiacimenti e talune, le più imbarazzanti, appena delineate e lasciate all’immaginazione . D’altronde, il primo film-scandalo come “Ultimo tango a Parigi” di Bertolucci, con Marlon Brando e Maria Schneider, apparve nelle sale italiane solo nel 1972, dopo l’ancor relativa emancipazione dei costumi sessuali iniziata negli anni ’60.
Ma chi era Alfred Kinsey? Un biologo diventato sessuologo. Se nascere in una famiglia troppo timorata può essere un buon motivo per crescere ribelli, ebbene, Alfred ne fu l’esempio. Nato nel 1894 negli Stati Uniti, il padre era un rigido pastore metodista. Si distinse agli inizi per i suoi studi approfonditi sulle “vespe” , tanto da collezionarne ben 300.000 esemplari. Dall’entomologia alla sessuologia umana il passo fu breve, forse rendendosi conto che le leggi riproduttive degli insetti erano simili a quelle dell’uomo. Poi, dopo un ventennio di studi sulla sessuologia, fu chiamato a coordinare un corso sul matrimonio presso l’Università dell’Indiana. Le sue lezioni erano affollatissime! Quel professore, che usava un linguaggio molto esplicito, dapprima destabilizzò l’aula universitaria, riuscendo però, poco a poco, ad entrare nella confidenza di quei giovani americani ancora assai legati alla “pruderie” dell’epoca. Forse Kinsey, è una nostra ipotesi, prese spunto da quel metodo “maieutico” che Socrate usava con i suoi alunni per condurli alla verità: domande improvvise, battute brevi e taglienti, condite di ironia, che quasi costringevano i giovani, presi di contropiede, ad aprirsi, a dare se stessi alla luce come si porta alla luce un bambino ( maieutikè, l’arte della levatrice). Non a caso, la madre di Socrate era una levatrice !….
Il successo di Kinsey fra i giovani lo spinse ad imbarcarsi con passione in un’indagine ben più capillare sulle abitudini sessuali dei suoi connazionali. Cominciò ad intervistare la gente, di qualsiasi età, razza e ceto sociale: ben 18.000 interviste su tutto il territorio degli Stati Uniti! L’America ne fu sconvolta, gridò allo scandalo! Kinsey fu persino accusato di essere d’accordo con coloro che volevano destabilizzare l’istituto familiare. Ma ci fu qualcuno che lo ringraziò piangendo … per avergli fatto scoprire l’altra metà di se stesso fino allora sconosciuta.
Con le sue indagini, Kinsey intendeva mettere in luce che nel comportamento sessuale umano non esistono categorie, inventate solo dalla mente dell’uomo. Non tutte le cose, affermava, sono come appaiono, bianche o nere. Ma l’America non accettava questi proclami, questa rivoluzione di uno status quo fino allora ben protetto nell’assetto sociale delle ipocrisie di comodo, tanto che la Fondazione Rockfeller , che aveva finanziato le sue ricerche, fu costretta a un certo punto a tagliargli i fondi.
Quando i Rapporti giunsero in Italia pubblicati da Bompiani a metà degli anni ’50, divennero dei bestseller. Lo scalpore fu grande anche da noi, ma ci sembra che la vecchia Europa, al confronto del nuovo continente, possieda la sensibilità culturale di stemperare certi tabù molto più leggermente di un’ America che rimane sempre, in fondo in fondo, legata a uno storico puritanesimo.
Alfred Kinsey morì relativamente giovane , a soli 62 anni. L’America bacchettona non lo aveva perdonato. Non aveva perdonato a quest’uomo di essersi intrufolato nei pensieri più segreti e inconfessabili della gente “perbene”. Gli restava vicino la moglie, una donna a dir poco unica, che non solo seppe perdonargli la sua dichiarata tendenza omosessuale, ma scelse di fare da cavia, per così dire, ai suoi studi “particolari “ sulla sessuologia femminile ai livelli più profondi e imbarazzanti. Se questo non è amore… è forse masochismo!
Ma cosa resta infine di questa cosiddetta liberazione sessuale? Meglio un capitolo a parte….
di Angela Grazia Arcuri
5 gennaio 2012