Il DOC e come Albert Ellis ne cambiò il trattamento

Avete presente quando da bambini camminando su un pavimento multi cromatico cercavate di mettere i piedi solo negli stessi colori?
O quando li allineate perfettamente al bordo del marciapiede in attesa che il semaforo diventi verde per partire col passo perfetto ?
O ancora, aggiungendo un po’ di Pathos, vi ricordate quando domande assurde sfioravano la mente come quella che fa: “Che potrebbe succedere se aprissi lo sportello della macchina in corsa improvvisamente?”.
“Basterebbe un secondo se cascassi su questo binario col treno in corsa per morire?”.
Ecco queste domande ad una piccola percentuale di adulti, siamo intorno al due per cento della popolazione, restano e possono diventare veramente dei “piccoli brividi” per citare la raccolta cult degli anni novanta .
Benvenuti nel mondo degli: ossessivo-compulsivi.
In un periodo storico in cui sui social spopolano brevi video che tendono ad etichettare tutto e tutti, o a spiegare veri e propri disordini mentali in pochissimi minuti, in un modo grossolanamente scientifico e generico, va aggiunta un po’ di dolcezza ed ironia su qualcosa che a molti sfugge.
Per assurdo più che i tecnici del settore sono i pazienti stessi che dovrebbero e potrebbero parlare di questo disordine mentale, in quanto un vero e proprio oceano di vastità, agio disagio.
Vanno spese parole per descrivere nella maniera più gentile possibile questo mondo diviso tra gioia e terrore, un sublime mare di vetro in cui perdere il controllo è severamente vietato, l’assenza di certezze uno dei peggiori gironi dell’inferno, e la ricerca di finali perfetti veri e proprio agonismo.
Le ossessioni- di svariate tipologie-sono pensieri: intrusivi, incalzanti, o immagini mentali indesiderati, la cui presenza solitamente causa disagio marcato o ansia.
I temi dominanti delle ossessioni comprendono il danno (p. es., la paura di danneggiare se stessi o gli altri), la pulizia o la contaminazione (p. es., i pazienti possono essere ossessionati dall’essere contaminati da sporcizia o germi), o i pensieri proibiti o tabù, la necessità di simmetria. Le ossessioni non sono piacevoli. Così, i pazienti di solito cercano di ignorarli e/o di sopprimerli, o cercano di neutralizzarli eseguendo una compulsione, un vero e proprio rituale per farsi che la loro energia esca fuori dal corpo e trovi la scarica al di fuori .
Quando si parla di Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) nel cinema non ci può non venire in mente il regista statunitense Wes Anderson, le cui ossessiva attenzione alla simmetria nelle inquadrature ne rappresenta ormai la firma indiscussa, se fosse un nostro paziente potremmo pensare che il suo disordine nasca dall’ossesione per la simmetria.
Jack Nicholson, nei panni di “Melvin”, famoso scrittore newyorkese protagonista di “Qualcosa è cambiato”.
Solitario e problematico, Melvin è affetto da un Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) invalidante che lo porta a vivere un continuo stato di stress e a essere, di conseguenza, perennemente sgarbato e scontroso con chiunque lo circondi, ha un Disturbo Ossessivo Compulsivo da controllo, in cui, a partire dal dubbio di aver dimenticato qualcosa, di aver fatto un errore o di aver danneggiato qualcosa o qualcuno, effettua ripetuti controlli protratti nel tempo (aver chiuso o meno la porta di casa, il gas, l’acqua, la luce, ecc).
Chi soffre di questo tipo di disturbo arriva a pensare infatti che una propria azione o omissione possa essere la causa di disgrazie o danni irreversibili.
Eppure verso la fine del film qualcosa cambierà ovviamente grazie all’amore. Nient’altro.
Antidoto assolutamente certificato assieme alla terapia e a farmaci se prescritti.
Gli individui affetti da questo disordine sono per lo più persone che non farebbero del male ad una mosca, come detto vuole, vivono nel costante timore che possa accadere qualcosa da fargli perdere il controllo, quando invece la terapia cognitivo comportamentale a cui si sottopongono li spingono proprio a questo : perdere il controllo; Abbandonarsi all’incessante flusso che è la vita.
Un branco di scombussolati eventi di cui nessuno ha il controllo .
La modalità in cui è impostata la vita è assolutamente una innata modalità poetica, non per scelta ma per obbligo.
Un oscillazione tra bellezza e dolore, piccoli trionfi e grandi sconfitte, rituali, colpa e assoluzione. Terrore e magia. Queste queste condizioni umane sono perle nere in una società diventata un deserto emotivo e svalutatrice dell’amore.
Davanti un apparire che diventa sempre più fondamentale nella società per andare avanti, lottare con i propri demoni lascia all’individuo afflitto dal Doc un essere assolutamente reale.
Il paziente Doc è troppo stanco per fingere, sfinito per riempire il silenzio con inutili parole.
Un individuo assolutamente puro.
Un bambino che ancora conta i suoi passi.
Questa patologia può essere assolutamente dolorosa, molti pazienti la descrivono come una gabbia, una gabbia trasparente che introppola pensieri e arbitrio. Un incessante dolore che per anni non si è saputo affrontare con la sola psicanalisi.
Albert Ellis è nato a Pittsburgh nel 1913 e cresciuto a New York City. Albert Ellis ha vissuto un’infanzia difficile da cui ha appreso la determinazione e testardaggine che gli hanno consentito di raggiungere mete sempre più alte nella vita.
Egli dedicò, in giovane età, la maggior parte del suo tempo alla scrittura di racconti, opere teatrali, romanzi, poesie, saggi di fumetti e libri di saggistica. Già a 28 anni, aveva scritto due dozzine di manoscritti e ben presto si dedicò alla sex- family revolution, che trattò in un libro: “The Case for Sexual Liberty”. Di conseguenza, in molti dopo la pubblicazione di questo libro lo considerarono un esperto in materia e per questo iniziarono a chiedergli consigli su come comportarsi. Così, in Ellis si consolidò l’interesse e la passione nel dare consulenza agli altri.
Nel 1943 conseguì la laurea in psicologia clinica alla Columbia University e iniziò a lavorare in uno studio privato part-time occupandosi di consulenza familiare e sessuale.
Nel 1947 conseguì il dottorato e in quegli anni credeva che la psicoanalisi fosse la forma più efficace di terapia, per questo intraprese gli studi in ambito psicoanalitico e iniziò a praticarla.
Successivamente, la fede di Albert Ellis nella psicoanalisi si sgretolò quando intuì che i clienti visti solo una o due volte alla settimana, progredivano allo stesso modo di quelli visti tutti i giorni. Per questo decise di diventare parte attiva nella relazione terapeutica, intervenendo con consigli e interpretazioni dirette. In questo modo i clienti sembravano migliorare più rapidamente rispetto a quando utilizzava le procedure psicoanalitici passive.
Ellis partì dal presupposto secondo il quale se si riuscisse a pensare in modo razionale allora la forza traumatica di qualunque evento si svuota del suo contenuto ansiogeno. Infatti, varie forme di disagio psicologico ed emotivo non sono determinate dalle caratteristiche dell’evento attivante in sé, ma dai pensieri, spesso distorti e irrazionali, per mezzo dei quali sono interpretati gli eventi e ai quali è attribuito un significato disturbante.
Albert Ellis insieme ad Aaron T. Beck furono considerati i primi grandi esponenti della terapia cognitiva, che negli anni ’70 influenzò molti esponenti della terapia comportamentale, come Albert Bandura, Arnold Lazarus, Cesare De Silvestri, Donald Meichenbaum e Michael Mahoney, agevolando la nascita della psicoterapia cognitivo-comportamentale.
La REBT è un metodo diretto ed efficace di risoluzione dei problemi che consente di confrontarsi con i clienti circa le loro convinzioni e dire loro ciò che è razionale e ciò che non lo è.
La REBT a tutt’oggi costituisce un importante approccio terapeutico alla sofferenza del paziente
Lo scopo finale di questa terapia è l’accettazione della paura più grande posseduta e imparare a convivere gestendola senza criticarla o rifiutarla.
C’è quindi una definitiva guarigione a questo disordine?
Assolutamente si!
E la cura ?
La cura consiste nella terapia cognitiva comportamentale, accettarne la sua esistenza, non averne paura, non rifiutarla, e contornarsi il più possibile di amore vero .
Vana è ogni cura senza questo .