Nel M5S cambiano sempre idee, quando le hanno
Sono ore complicate, o meglio giorni se non ancora anni, quelle che il M5S sta vivendo a causa delle parlamentarie, ma non solo, poiché l’instabilità (non vogliamo parlare di incoerenza) del candidato premier non aiuta di certo.
L’ultima causa di irrequietezza è dovuta alle parlamentarie, ovvero alle votazioni che si svolgono sulla piattaforma Rousseau tramite le quali gli elettori del Movimento scelgono i candidati per le prossime elezioni. Oggi iniziavano questa sorta di primarie online che però hanno causato non pochi problemi: “Non riesco a votare” è il primo commento che si legge sul blog di Beppe Grillo già pochi minuti dopo l’apertura dei “seggi 2.0”. Inoltre il nome di alcuni candidati non compare nella lista, come quello dell’autocandidato Simone Gianardi, ma pure di altri nomi illustri rimasti vittima della nuova regola interna che lascia a Di Maio ed alla Casaleggio Associati l’ultimo diktat sulla candidabilità. Alcuni, tra deputati e senatori, parlano di esclusioni ingiustificate, come affermano il deputato Cariello ed il senatore Cotti. Quest’ultimo negli ultimi anni si è battuto energicamente contro le basi militari americane in Sardegna e probabilmente è rimasto vittima dell’ennesimo cambio di politica estera deciso da Luigi Di Maio, ora filo-Usa. Come se non bastasse non si hanno solo gli esclusi, ma anche gli inclusi a loro insaputa, come è capitato all’attrice Claudia Federica Petrella, che accorsa sulla piattaforma questa mattina ha invece trovato il proprio nome nella lista dei candidati. Per ora, nonostante le numerose richieste di chiarezza delle “vittime” di quelle che sono anche state definite epurazioni staliniane-dimaiste e l’hashtag #annullatetutto lanciato dagli elettori pentastellati, la Casaleggio rimane in silenzio, mentre Di Maio nei giorni scorsi ha spiegato che «devo tutelare il M5s dagli approfittatori. I miei poteri sulle candidature sono legati a tutelare il Movimento da chi ne vuole approfittare».
Probabilmente il silenzio è stato scelto per evitare figuracce, o ulteriori drastici cambi di rotta, come quello intrapreso da Di Maio riguardo ai vaccini ed all’Europa. In una video intervista recente al Corriere della Sera il leader 5 stelle si è detto favorevole all’obbligatorietà dei vaccini, almeno a 4 di loro, anche se solamente a luglio 2017, in una puntata di Bersaglio Mobile, aveva affermato che questi vanno consigliati, ma non resi obbligatori. Dopo pochi mesi dunque pare aver cambiato idea, aggiungendo di adeguare l’Italia, in questo caso, alla media europea.
Ma non si ferma qui l’apprezzamento per il vecchio continente, dato che un’altra svolta è stata fatta sul versante UE. Per il candidato alla Presidenza del Consiglio per l’Italia “non è più” il momento di uscire dall’Unione Europa dato che l’asse franco-tedesco si è decisamente indebolito. Tralasciando eventuali analisi di politica estera, è chiaro che le idee in casa 5 stelle non sono affatto chiare, come ha dimostrato la senatrice Castelli (qui la puntata di otto e mezzo), la quale ha affermato che non sa cosa voterebbe in un referendum sull’uscita dall’Unione Europea, dopo aver precisato che non si dice “cosa si vota”, facendo tra l’altro una figura tra il patetico ed il grottesco.
Una delle campagne elettorali peggiori degli ultimi anni è condita anche dalle continue giravolte dei pentastellati, come se non bastassero i continui battibecchi a sinistra o le strampalate promesse della destra. “Venghino signori, venghino!” (Ogni riferimento al congiuntivo errato è puramente casuale).