Boni lascia, Formigoni tiene
Davide Boni ha deciso di dimettersi da presidente del consiglio regionale della Lombardia un mese e mezzo dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia per corruzione. Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto milanese Alfredo Robledo e del pm Paolo Filippini, Boni e il capo della sua segreteria Dario Ghezzi “avrebbero gestito affari illeciti e spartito tangenti”. Boni avrebbe ricevuto tra il 2008 e il 2010 (quando era assessore regionale all’Edilizia e al territorio) circa un milione di euro, ricevendo buste di contanti anche nei suoi uffici in Regione.
Dei cinque componenti originari dell’ufficio di presidenza della Regione, solo uno, il segretario Carlo Spreafico (Pd), non ha ricevuto dall’inizio della legislatura avvisi di garanzia.
Oltre a Boni sono infatti tre gli indagati: l’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati (Pd) si è dimesso da vicepresidente del Consiglio dopo essere stato indagato per tangenti in una inchiesta sulla riqualificazione delle aree ex Falck e Marelli a Sesto San Giovanni; l’altro vicepresidente, Franco Nicoli Cristiani (Pdl), è stato arrestato lo scorso novembre per tangenti; il segretario del consiglio, Massimo Ponzoni (Pdl), si è dimesso dopo essere stato accusato di bancarotta.
Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, invece, respinge le accuse di aver ricevuto favori da imprenditori in affare con la Regione. E’ stato il Corriere della Sera a pubblicare ieri la notizia secondo la quale in uno dei verbali dei suoi interrogatori, Giancarlo Grenci, il fiduciario svizzero del faccendiere Pierangelo Daccò, avrebbe parlato di somme destinate al pagamento di viaggi aerei per Formigoni.
Il governatore non intende dimettersi e si dichiara “limpido come acqua di fonte”. Non solo, Formigoni afferma che “la destra ha dimostrato una vera superiorità morale”, e prova a difendersi attraverso un paragone biblico: “Anche Gesù ha sbagliato a scegliersi uno dei collaboratori, non pensiamo di essere impeccabili”
Ermes Antonucci
18 aprile 2012