Avdiivka e il frullatore ucraino

Mentre l’attenzione del mondo, ormai, è concentrata da più di un mese sulle turbolente vicende mediorientali, in Ucraina si continua a combattere. Nonostante le notizie si siano fatte meno presenti sulle principali testate nazionali e estere rispetto all’estate, quando violentissimi combattimenti infuriavano sul fronte meridionale di Zaporizhzhia, l’intensità degli scontri armati non ha visto alcun effettivo cambiamento.
Ora, in particolare, l’attenzione dei comandanti russi e ucraini si è spostata dal fronte sud alle regioni orientali del paese, dove entrambi gli schieramenti si trovano coinvolti in una estenuante guerra di posizione nei dintorni dell’abitato di Avdiivka, situato ad una manciata di chilometri di distanza da Donetsk. Eppure, non si tratta di una località raggiunta dalla guerra solo in tempi recenti, ma anzi, di uno dei luoghi dove il conflitto si è manifestato fin dalle prime sanguinose vicende del 2014. Ciò che è destinato a segnare un punto di svolta, però, è il fatto che, in questi giorni, migliaia di uomini e centinaia di mezzi corazzati siano impegnati lungo questo fronte di poche decine di chilometri con l’obiettivo finale di ottenere una vittoria tattica prima dell’inverno.
Infatti, con il deterioramento delle condizioni metereologiche e l’arrivo delle piogge autunnali – che rappresentano il peggior nemico sul campo di battaglia, così come visto ampiamente nell’ultimo conflitto mondiale – le verdi pianure ucraine sono destinate a trasformarsi in un fangoso pantano. In un contesto simile, allora, l’unica soluzione possibile è quella di focalizzarsi su un solo obiettivo, così da non disperdere uomini e risorse e, soprattutto, ottimizzare le operazioni di rifornimento. Ad Avdiivka, in particolare, sono i russi ad essere passati all’offensiva, con un tentativo di accerchiamento dello schieramento ucraino che dura ormai da varie settimane.
La resistenza ucraina, tuttavia, non ha mostrato segni di cedimento e, sebbene i russi siano riusciti ad avanzare in alcuni settori, la possibilità di uno sfondamento e del congiungimento dei due fronti della manovra a tenaglia risulta ancora assai remota. La battaglia, che infuria tra le innumerevoli trincee e postazioni scavate nel terreno del Donbass, sembra destinata a ripetere ciò che, nel corso dell’autunno passato e dei primi mesi dell’anno presente, aveva caratterizzato i settori rurali del fronte di Bakhmut, dove ucraini e russi si sono contesi metro per metro, spesso ricorrendo solamente all’impiego di fanteria e artiglieria pesante.
Inutili, infatti, sono stati i numerosi assalti russi condotti con il supporto di mezzi corazzati e blindati, che si sono sempre infranti sui profondi campi minati presenti e sotto il fuoco di cannoni e delle loitering munitions. Inoltre, i grandi movimenti e concentramenti di uomini sono stati contrastati con un ampio ricorso ai droni commerciali riadattati ad esigenze belliche, con ingenti perdite tra morti e feriti. Nulla di particolarmente nuovo agli occhi degli analisti, che vedono ripetersi lo stesso copione su ogni singolo fronte interno al paese.
Tuttavia, è sempre possibile fare importanti considerazioni dall’analisi di questi eventi. I russi, infatti, sebbene indeboliti dalle numerose perdite subite in primavera e estate sul fronte meridionale, possono contare su un numero sufficiente di riserve e risorse tale da consentire nuove azioni offensive, così come sta avvenendo proprio in questo momento. Azioni che, sebbene a costo di alte perdite umane e materiali, vedono comunque un lento e costante progresso su questo fronte. Tutto ciò, se unito all’incapacità ucraina di ottenere una vittoria tattica nell’Oblast di Zaporizhzhia per interi mesi di durissimi combattimenti, permette di comprendere che l’esercito della Federazione sia attualmente in una situazione di apparente vantaggio sul campo. In aggiunta, la Federazione può contare su un ampio potere d’acquisto di armi e munizioni all’estero – in particolare in Iran, Cina e Corea del Nord – mentre l’Ucraina ora si trova maggiormente esposta all’incapacità degli alleati NATO di rispettare le consegne di rifornimenti necessari, in particolare per quanto riguarda il munizionamento d’artiglieria.
Non per ultimo, va sempre ricordato che la Federazione Russa sia ora impegnata anche su altri fronti – spesso a migliaia di chilometri di distanza dai confini nazionali – al fine di realizzare le ambizioni strategiche della classe dirigente e del Presidente Vladimir Putin. La Wagner, infatti, mantiene ed espande quotidianamente la propria influenza all’interno dell’Africa subsahariana, dove viene contrastata da reparti speciali dei servizi segreti di Kiev. E l’interesse per l’Africa è così grande, nei circoli moscoviti, da far temere a Washington e alleati che ora il Cremlino stia puntando a stabilire una base militare in Libia, dove da anni mantiene relazioni ottimali col Generale Khalifa Haftar, ossia la figura di maggior peso politico all’interno della Cirenaica. Ma nonostante sia ancora presto per trarre conclusioni definitive, il disegno russo pare ormai evidente a tutti.