Il Coraggio e fede di Qassem Soleimani raccontato da Hanieh Tarkian

Edito per la casa editrice Passaggio al Bosco “Coraggio e fede” di Hanieh Tarkian è, ad oggi, una delle opere più complete sulla figura di Qassem Soleimani.
Soleimani: l’eroe di guerra delle forze Qods, l’iraniano capace di piegare l’ISIS, il rivoluzionario senza partito, il martire musulmano del Medio Oriente elogiato a Bruxelles da Syamak Marreh Sedq (Rappresentante dei cristiani presso il Parlamento iraniano) e da Ryan Chaldean (comandante delle Brigate Babilonesi).
Ucciso in un raid americano il 3 gennaio del 2020 al suo funerale si presentarono, secondo le fonti iraniane milioni di persone, un “soldato di Dio” del quale probabilmente si parlerà magari poco nei manuali occidentali di storia ma già grande nelle memorie del popolo del Medio Oriente.

Ciao Hanieh e benvenuta su 2duerighe.com, ti ringrazio per la tua disponibilità e mi complimento da subito per il tuo libro, prima di parlarne inizierei con una domanda personale: un tuo ricordo legato al personaggio del generale Soleimani?
Penso sia stato il giorno del martirio, quel giorno, come tanti altri, ebbi l’impressione di aver perso una persona cara, e quando andai in Iran qualche settimana dopo mi colpì vedere le sue immagini dappertutto. Molte persone, anche non iraniane, sentivano di aver perso qualcuno di caro. Tuttavia credo che il suo martirio abbia permesso a molti di conoscere meglio la sua figura e la sua “scuola”,come è stata definita dalla guida suprema dell’Iran, l’Imam Khamenei, e questo è anche lo scopo del mio libro.
Qassem Soleimani è stato indiscutibilmente una figura determinante sul campo d’azione, dalla Palestina alla Siria passando per Libano, Iraq, Iran ed Afghanistan praticamente sempre in prima linea per più di vent’anni. Qualora avesse intrapreso la via politica sarebbe stato in grado di aiutare di più il suo popolo o, secondo la tua visione, era un predestinato per l’azione vera e propria?
Effettivamente, e nel libro c’è un passaggio dove ne parla, gli fu proposto di candidarsi alla presidenza della Repubblica ma lui rifiutò, nonostante molti gli avessero detto che se si fosse candidato sicuramente sarebbe stato eletto. Molto probabilmente ciò sarebbe accaduto, perché era un personaggio apprezzato da tutti, indipendentemente dalla visione politica di ciascuno. Lui tuttavia rispose: “Io sono candidato alle pallottole e al martirio. Sono anni che vago per i fronti alla ricerca del mio assassino, ma non lo trovo”. Io credo che il ruolo che ha avuto e l’influenza della sua azione siano stati importanti; il suo martirio non è stata la fine, ma il rafforzamento del suo esempio.
Medio Oriente: gli scenari sono cambiati per alcuni versi ma esiste ad oggi una figura simile a quella del generale Soleimani?
Certamente, lui stesso sosteneva che il fronte della resistenza al terrorismo aveva permesso a molti individui di crescere in un ambiente pieno di spiritualità, coraggio e sacrificio di sé, oltre a coloro che come lui erano stati “educati” durante la guerra imposta Iraq-Iran, quindi sicuramente esistono figure simili alla sua. Magari non sono famose e non ne conosciamo il nome, anche perché non cercano la notorietà, nemmeno Soleimani la cercava. Lo stesso successore di Soleimani, il generale Qaani, è simile in coraggio, fede, capacità di gestire il fronte e di interagire con i vari interlocutori internazionali.
Nel tuo libro non mancano giustamente riferimenti alla guerra imposta: una superpotenza appoggia la guerra di uno stato “satellite” impegnato nella guerra contro uno stato indipendente; è una metodica ancora in atto?
Sì, è la guerra per procura. Obama, dopo l’invasione di Afghanistan e Iraq, sostenne che gli Stati Uniti non potevano più reggere i costi e i problemi che creavano gli interventi diretti e quindi era necessario appoggiarsi ai loro alleati nella regione (Israele e Arabia Saudita in particolare), o intervenire in modo indiretto per perseguire gli interessi degli Stati Uniti nella regione. Ciò è successo per esempio con la crisi siriana nel 2011: gli Stati Uniti e i suoi alleati, sostenendo l’Isis e i così detti ribelli “moderati”, hanno messo a ferro e fuoco una nazione sovrana e indipendente.
Qualcosa di simile è successo nel 2015 con l’aggressione da parte della coalizione a guida saudita allo Yemen, paese in cui il popolo yemenita guidato da Ansarullah si era opposto alle ingerenze americane e saudite. Oppure nel 2014 con il colpo di stato in Ucraina e il sostegno degli Stati Uniti e dell’Unione europea ai gruppi russofobi ultranazionalisti, che hanno portato alla guerra e alla crisi che abbiamo oggi in Europa. In Iran hanno cercato più volte di destabilizzare il paese attraverso la strumentalizzazione e l’incitamento alla violenza durante delle proteste, per esempio nel 2009, a cui sono seguiti altri tentativi fino ad arrivare alle proteste di qualche mese fa. In realtà gli Stati Uniti non nascondono nemmeno il loro sostegno a questi “ribelli moderati” e gruppi pericolosi, alcune settimane fa John Bolton ha affermato che i rivoltosi in Iran vengono armati attraverso dei contatti in Iraq. È chiaro dunque che gli Stati Uniti e i suoi alleati vogliono uno stato di eterna destabilizzazione in Medioriente, perché ciò permette loro di rubare le risorse dei popoli (pensiamo alla loro presenza illegale in Siria, proprio nelle vicinanze dei giacimenti petroliferi) e indebolisce popoli e Stati identitari e sovrani, come la Siria e l’Iran, i quali cercano di mantenere la loro indipendenza e non si piegano né intendono piegarsi agli interessi americani nella regione.
Per Soleimani il fronte è un elemento di crescita spirituale, concordi con questa sua visione?
Perché?
Concordo, anche se ovviamente Soleimani non si riferiva a qualsiasi fronte, nella sua visione combattere contro i nemici della Repubblica islamica dell’Iran era un atto sacro, perché la Repubblica islamica dell’Iran secondo il suo credo rappresentava qualcosa di sacro. Difendere la patria nella sua visione corrispondeva al difendere la verità, poiché la Repubblica islamica dell’Iran era la realizzazione politica e spirituale di un governo di ispirazione divina, dove dovrebbero essere perfezionati gli elevati valori morali come la fede, l’amore, la libertà (la vera libertà), il coraggio, l’esaltazione del martirio, la famiglia, permettendo così a ogni singolo individuo appartenente a una società basata su questi valori di raggiungere il benessere e la felicità in questa vita e la beatitudine e la realizzazione esistenziale e spirituale nell’altra.
Oltre ai successi militari, qual è stata la dote principale di Soleimani per farsi amare dal popolo mediorientale?
Credo si possa riassumere in questo passaggio del libro: Il generale Soleimani non si faceva problemi a stare con la gente, a scattare selfie, a parlare con le persone, quasi sempre era senza guardie del corpo. Si racconta che: “Andava tra la gente con passione. Dava confidenza a tutti. Chiedeva a uno come stesse, ad un altro risolveva i problemi.Con uno faceva un selfie, a un altro dava un regalo. Non gli importava né dell’aspetto altrui né a quale movimento politico appartenesse. Si lamentava di quelli che mettevano dei paletti e categorizzavano le persone. Diceva quello che pensava senza porsi tanti problemi: ‘Quando nella società continuiamo a fare affermazioni del tipo, questa non porta il velo, questa lo porta, questo è così, quello è cosà, questo è di destra, quello è di sinistra, questo è riformista quello è principalista, allora chi vi rimane? Tutti loro sono la nostra gente. Tutti i vostri figli sono praticanti? Tutti recitano la preghiera della notte? No. Chi sostiene che sono tutti uguali, sbaglia. Cosa fa un padre di famiglia in una situazione simile? Un padre cerca di attrarli tutti…’”.
Inoltre, era particolarmente apprezzato per la sua correttezza, persino i nemici si fidavano solo della sua parola: “Era successo più volte. Quando una città veniva circondata dall’Esercito siriano, i takfiri deponevano le armi. Tuttavia non si arrendevano, volevano andare da quel posto a un altro. La cosa strana è che il rappresentante del segretario delle Nazioni Unite nelle questioni siriane ci contattava e faceva da intermediario, da intermediario ai terroristi. Si giustificava dicendo che tra i terroristi c’erano anche donne e bambini. Diceva: ‘Il comandante dell’Isis della tal zona ha detto che se il generale Soleimani garantisce che quando ci stiamo allontanando, nessuno ci colpisce alle spalle, siamo disposti ad abbandonare il posto alla tal ora’. Amici e nemici si fidavano di Haj Qassem, sapevano che se diceva o prometteva qualcosa, l’avrebbe mantenuto, anche se dall’altra parte c’era il malvagio capo dell’Isis”.
E per i popoli mediorientali determinante era stato il suo ruolo nel guidare le forze della resistenza nella lotta al terrorismo e liberarli da ciò che Soleimani stesso definiva una peste, perché colpiva tutti indiscriminatamente, per questo motivo, non sono solo i popoli musulmani ad apprezzarlo, ma anche le minoranze cristiane e yazidi.
Dopo la morte di Soleimani, chi è il vero muro contro gli USA?
Siria, Iran e i gruppi di resistenza come Hezbollah in Libano, Ansarullah nello Yemen e le forze della resistenza in Palestina, che insieme vengono definiti “l’asse della resistenza”, sono oggi il principale muro contro gli Stati Uniti e i suoi alleati, poiché portano avanti una lotta che è soprattutto ideologica: una società indipendente, identitaria e portatrice di valori morali contro una società priva di valori, senza identità, libera a parole, ma schiava nei fatti.
Per il nuovo anno stai già lavorando ad una prossima pubblicazione?
Ho iniziato alcuni progetti che, a Dio piacendo, vorrei portare a termine, ma al momento gli impegni sono tanti. Mi piacerebbe scrivere della Rivoluzione islamica dell’Iran e della visione politico-religiosa dell’Imam Khomeini, nonché della donna nell’Islam, con riferimenti a due figure molto importanti, Fatima figlia del Profeta e Maria madre di Gesù.
Ti ringraziamo per il tempo dedicatoci e ti auguriamo un grosso in bocca a lupo per i progetti futuri