Grecia, Syriza in bilico in attesa del voto in Parlamento. Adedy: domani sciopero generale

“Spesso vi è molta differenza tra la volontà di tutti e la volontà generale; quest’ultima mira solo all’interesse comune; l’altra all’interesse privato e non è che una somma di interessi particolari: ma togliete da queste stesse volontà il più e il meno che tra loro si annullano e resta per somma delle differenze la volontà generale”: così J.J. Rousseau si esprimeva ponendo in evidenza il fatto che la volontà generale non sempre corrisponde a quella della maggioranza, un po’ come sta accadendo in queste ore in Grecia, dove lo scontro politico sembra essere inevitabile dopo l’accordo raggiunto all’Eurosummit che consentirà ad Atene di accedere a un terzo piano di salvataggio da 86 miliardi provenienti dal fondo salva-Stati europeo (Esm). Le condizioni imposte dai creditori per avviare l’iter e scongiurare la cosiddetta Grexit sono però pesanti da digerire sia per il popolo – che col referendum ha espresso a chiare lettere le proprie intenzioni – sia per alcuni esponenti politici e movimenti in seno all’attuale Governo Tsipras, che dovrà esprimersi – insieme al Parlamento – entro domani per rendere effettivo il piano siglato a Bruxelles.
Il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker intanto prova a gettare acqua sul fuoco della protesta sostenendo che “in questo compromesso non ci sono né vincitori né sconfitti. Non penso – prosegue – che i cittadini greci siano stati umiliati, si tratta di un accordo tipicamente europeo”. Anche la cancelliera Merkel ha salutato positivamente l’accordo che, a suo dire, “ha più vantaggi che svantaggi” benché la strada resti “lunga e difficile” e la fiducia verso Atene vada ricostruita. Per il primo ministro Matteo Renzi “è stata una nottata di grande impegno e anche di qualche tensione” ma è stato siglato “un accordo importante che in molti momenti della nottata non è apparso scontato”. A chi chiedeva di un’Europa con la Germania sola al comando, Renzi ha risposto: “la discussione è stata aspra e questa notte ha dimostrato il contrario”.
Nonostante le parole di cauta soddisfazione espresse dall’Europa, serpeggia un certo scontento tra le fila di Syriza e dei suoi sostenitori al Governo, per nulla propensi ad avallare l’accordo raggiunto in sede europea: il ministro dell’Energia, Panagiotis Lafazanis, vertice dell’ala radicale di Syriza, parla di “accordo umiliante” mentre Panos Kammenos, ministro della Difesa, ha annunciato che il suo partito, Anel, alleato di Syriza, non sosterrà l’intesa in Parlamento. Anche Yanis Varoufakis – ex ministro delle Finanze – è intervenuto sull’argomento: Alexis Tsipras “ha scelto di non sfidare i creditori”. Il clima interno al Governo greco comincia a farsi rovente e – almeno fino a domani – prevarrà soltanto l’incertezza dei se, dei ma e degli eventuali accordi con forze politiche di opposizione favorevoli alla manovra, a differenza di quanto sta accadendo tra la popolazione, che dopo il voto del referendum è pronta a scendere in piazza e manifestare il proprio dissenso verso l’accordo raggiunto.
Simbolico, a tal proposito, il gesto di una donna che dopo aver dato alle fiamme la bandiera del partito di Tsipras ha dichiarato: “Ho votato Syriza perché volevo sentirmi orgogliosa del mio Paese, oggi non mi sento orgogliosa”. A non essere per nulla d’accordo con le proposte dei creditori accettate da Tsipras c’è anche Adedy, sindacato del pubblico impiego, che per domani ha indetto una mobilitazione generale: “Indiciamo uno sciopero di 24 ore, in occasione del voto sull’accordo anti-popolare, e una manifestazione alle 19 a piazza Syntagma”.
Davide Lazzini
14 luglio 2015