L’inarrestabile marcia dell’ISIS
Nella giornata di ieri, 27 maggio, le truppe irachene sono riuscite a riprendere il controllo della città di Ramadi era stata presa in ostaggio dai militanti dell’Isis. A riferirlo è una fonte di sicurezza che nel contempo ha pubblicato il bilancio dei morti nel combattimento: 16 soldati e decine di jihadisti hanno perso la vita.
Le forze filogovernative, secondo la stessa fonte, sono entrate nell’università di Anbar a Ramadi e hanno attaccato i militanti del Califfato riuscendo a riprendersi l’intera città e la sua provincia: questi sono stati cacciati anche dalle zone di al-Taash e al-Humeriyah, dove sono stati uccisi 20 jihadisti e sono stati distrutti sei loro veicoli.
D’altro canto sono meno confortanti le notizie che giungono dalla Siria: nella città di Palmira, che la scorsa settimana era stata conquistata da Is, gli estremisti hanno ucciso una ventina di uomini all’interno di un antico anfiteatro nella vecchia città, accusandoli di essere sostenitori del governo. Sale, di conseguenza, a 200 il numero delle vittime che hanno perso la vita nelle zone siriane, mentre sono 600 i civili fatti prigionieri.
La situazione in queste aree si fa sempre più pesante, e a renderlo noto ai media del resto del mondo è il grido d’aiuto lanciato da una delle oppositrici storiche al regime di Bashar al-Assad, paladina dei diritti umani, antropologa, scrittrice e presidente-fondatrice del Movimento per una società pluralista, Randa Kassi: “Oggi più che mai – ha sostenuto in un’intervista esclusiva concessa all’Huffington Posto – la priorità assoluta è combattere lo Stato islamico. Il mondo inorridisce di fronte alla possibile distruzione di Palmira, ma accanto a quelle rovine millenarie, patrimonio culturale dell’umanità, che quei terroristi criminali potrebbero far scomparire, ci sono allineati i corpi massacrati di quattrocento esseri umani, molti dei quali donne e bambini, trucidati dai miliziani di al-Baghdadi. Non basta versare lacrime per quei morti innocenti, il mondo libero ha il dovere di agire, non solo intensificando i raid aerei contro l’Isis ma anche riarmando le milizie curde, le uniche oggi in grado, in Siria come in Iraq, di contrastare e sconfiggere lo Stato islamico”.
L’avanzata dell’Isis sembra dunque inarrestabile e il timore di nuovi attacchi inizia a crescere in modo esponenziale anche nei Paesi europei: “Il governo italiano è preoccupato non solo per quello che succede in Siria ma anche per la forse ancor più minacciosa situazione in Iraq”, ha sottolineato il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni. Mentre dalla Francia Francois Hollande chiede di “agire” contro il “pericolo”, compreso quello che i miliziani dello Stato islamico distruggano le rovine di Palmira.
Mirko Olivieri
28 maggio 2015