Un coinvolgimento francese in Ucraina?

È davvero possibile un coinvolgimento militare di Parigi in Ucraina? Questa è la principale domanda che sta animando, ormai da alcune settimane, il dibattito pubblico e istituzionale europeo. In principio, infatti, si era trattato di alcune voci e indiscrezioni su un sempre più deciso supporto politico e militare da parte dell’Eliseo nei confronti di Kiev, soprattutto in seguito alla stagnante situazione al fronte e alle recenti conquiste territoriali da parte delle forze armate della Federazione Russa. Poi, vi è stata la sempre maggiore apertura da parte del Presidente Emmanuel Macron sul tema, che è arrivato perfino a dichiarare la propria disponibilità a fornire un supporto illimitato.
A complicare il tutto vi è stata la risposta di Mosca che, con toni espliciti e decisi, ha manifestato tutta la propria determinazione ad evitare un possibile intervento straniero all’interno del conflitto, arrivando a minacciare di ritenere obiettivi primari da colpire le truppe francesi in caso di schieramento su suolo ucraino. Ad un mese di distanza da tali dichiarazioni, però, la situazione è andata via via a tranquillizzarsi, almeno per quanto riguardo l’aspetto mediatico della vicenda. La presa di posizione del Presidente francese, infatti, non solo ha generato sgomento e critiche da parte di numerose frange del mondo politico e della società civile d’Oltralpe, ma hanno anche portato Paesi alleati ad esprimersi sulla vicenda.
Tra i vari inviti alla moderazione, in particolare, spiccano quelli del Presidente del Consiglio italiano e del Ministro della Difesa Guido Crosetto, che hanno manifestato i propri dubbi sulla fattibilità di un intervento straniero all’interno del conflitto, ribadendo l’importanza del non cadere nel circolo vizioso e letale dell’escalation armata. Eppure, un certo numero di nazioni europee e appartenenti alla NATO ha pur sempre manifestato in via piuttosto esplicita il proprio supporto alla linea di Macron. Polonia e Paesi Baltici, in particolare, non hanno escluso un possibile schieramento futuro dei propri uomini in terra ucraina, soprattutto per quanto riguarda compiti di addestramento e supporto.
Per ultimo, ma non di secondaria importanza, vi è il ruolo della Romania, che recentemente ha approvato una legge che consentirebbe a Bucarest di schierare i propri uomini in contesti esteri al fine di tutelare la popolazione rumena. Un chiaro riferimento alla vicina Moldova, che rischia in breve di trovarsi al centro di una tempesta politica internazionale per la ormai decennale questione irrisolta della Transnistria, territorio rivendicato dalla Russia e attualmente ospitante un certo numero di truppe della Federazione.
Per quanto la situazione sembri ormai estremamente tesa tra Oriente e Occidente, è possibile intuire che tra le dichiarazioni e la messa in pratica di certe intenzioni vi sia, ancora, un’enorme distanza da percorrere. La prima ragione, in questo caso, è il fatto che le linee del fronte siano ancora piuttosto stabili e collocate nelle regioni orientali del paese, senza che vi sia una minaccia diretta al settore occidentale o ai principali centri abitati. La continua, seppure lenta, avanzata russa, tuttavia, ha provocato pesanti preoccupazioni tra i vertici militari di Kiev, tanto da portare ad ammettere pubblicamente che, in caso di importanti offensive, vi sia il rischio di uno sfondamento in numerose aree del fronte, con un conseguente rischio di collasso dell’intero sistema difensivo.
Questo scenario, nel caso in cui venisse a realizzarsi, potrebbe rappresentare un ulteriore tassello verso il possibile dispiegamento di truppe NATO in supporto alle forze armate ucraine, con fine ultimo di fornire una protezione ai punti ritenuti maggiormente sensibili e di maggiore interesse strategico. Tra di essi, in particolare, spiccano la capitale Kiev, la città portuale di Odessa e la sponda occidentale del Dniepr, che rappresenterebbe un nuovo, importante, sbarramento nel caso in cui la parte orientale del paese risultasse ormai impossibile da difendere.
La città di Odessa, in effetti, viene ormai considerata con una vera e propria linea rossa da parte degli alleati di Zelensky. Per prima cosa, nonostante i danni inflitti alla Flotta del Mar Nero, il rischio di uno sbarco o di un attacco diretto sulla città viene ritenuto ancora plausibile, fatto che ha portato alla conseguente fortificazione dell’abitato e delle aree circostanti. Non è una novità, infatti, che la conquista dell’importante centro portuale e dell’intera sponda del Mar Nero sia ritenuto un obiettivo strategico di primaria importanza per Mosca, che andrebbe così ad ottenere il controllo assoluto sulle acque e sul traffico commerciale all’interno dello specchio d’acqua.
Per tale ragione, dunque, il corso dei prossimi mesi risulterà di primaria importanza per comprendere quale possa essere il destino ed il futuro dell’intero continente Europeo, che ora si trova pericolosamente di fronte a cupi scenari, qualsiasi possa essere lo sviluppo militare al fronte per una parte o per l’altra.