L’Onu adotta la risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza, una prima richiesta

L’Onu, dopo quasi 6 mesi di guerra, ha votato per un cessate il fuoco. La risoluzione è stata approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, vedendo l’astensione degli Stati Uniti. Una decisione che ha scatenato reazioni di ira da parte di Israele al punto tale che Netanyahu ha revocato la missione a Washington di una delegazione che doveva confrontarsi rispetto a delle analisi alternative per un’operazione a terra a Rafah. Nonostante la manifestazione di astensione predisposta dagli Usa, il portavoce del Consiglio Nazionale di Sicurezza della Casa Bianca, John Kirby, ha evidenziato come questa scelta non fosse dettata da un cambio di prospettiva politica. L’azione ambigua degli Stati Uniti ha rivelato l’entusiasmo di Hamas che ha affermato di “impegnarsi in un immediato processo di scambio di prigionieri che porti al rilascio dei detenuti di entrambe le parti”.
Il testo approvato vede diverse disposizioni volte all’applicazione di un “immediato” cessate il fuoco a Gaza che, per la prima volta, non ha visto l’emanazione di veti, come negli scenari precedenti ricordando le decisioni di Usa, Cina e Russia. All’interno del documento viene predisposta la richiesta di una tregua “durevole e sostenibile” per il Ramadan aggiungendo, inoltre, un rilascio immediato di ostaggi, nonché la garanzia di accesso agli aiuti umanitari.
Un entusiasmo per l’adozione della risoluzione Onu: la proposta della Russia
A seguito della votazione favorevole per l’adozione della risoluzione volta ad un immediato “cessate il fuoco” vi è stato un lungo applauso.
L’approvazione della bozza del documento ha visto il sostegno di Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Algeria, Ecuador, Guyana, Giappone, Malta, Mozambico, Sud Corea, Sierra Leone, Slovenia e Svizzera.
Prima dell’evidenza del voto, però, la Russia aveva preso la parola per presentare una proposta differente: voleva modificare il termine “durevole” in “permanente”. Una dicitura non accettata perchè considerata come eccessivamente sensibile ad interpretazioni soggettive, motivo per cui la proposta russa fu bocciata. Una bocciatura che non ha inciso sul voto favorevole della Nazione russa e che ha visto, di conseguenza, un cambio di rotta anche da parte della Francia che voleva anch’essa introdurre la dicitura “cessate il fuoco permanente”.
Cosa prevede la risoluzione Onu
All’interno del testo approvato si rinviene, innanzitutto, la richiesta alle parti di rispettare i loro obblighi previsti dal diritto internazionale, in relazione a tutte le persone detenute, piuttosto che “l’urgente necessità di espandere il flusso di assistenza umanitaria e rafforzare la protezione dei civili nell’intera Striscia, ribadendo la richiesta di eliminare tutte le barriere alla fornitura di assistenza umanitaria su larga scala, in linea con le norme del diritto internazionale umanitario”.
Il documento approvato dal Consiglio di Sicurezza pone una denuncia esplicita a tutti gli attacchi effettuati contro i civili e gli atti di stampo terroristico, anche se, non vi è mai l’esplicitazione di Hamas. Ulteriore motivazione che ha incentivato maggiormente l’ira di Israele. La risoluzione diverrà vincolante per tutti gli Stati membri essendo stata approvata dal Consiglio di Sicurezza e non dall’Assemblea Generale, dato che i documenti di quest’ultima vengono considerati come simbolici e meramente politici.
Un’implicazione che però non vede alcuna garanzia, infatti, già in passato Israele non aveva seguito alcune linee guida che erano state sancite dall’Onu stessa, come è stato per il provvedimento concernente lo stop agli insediamenti nei territori palestinesi occupati. Un punto di svolta, che deve essere monitorato per riuscire a comprendere quanto realmente possa impegnare le parti nel conseguimento dei provvedimenti interni alla risoluzione e quali saranno i riflessi sull’operazione a Rafah.
Una disposizione che deve avere un suo seguito ed evitare un ulteriore fallimento.