Iscrizione AIRE: ci protegge dalla Brexit?
In limbo tra Covid e Brexit, molti italiani sperano di consolidare la propria posizione in Regno Unito iscrivendosi all’AIRE. Prima di approfondire è forse opportuno chiarire un punto importante: iscriversi all’AIRE significa regolarizzare la propria posizione nei confronti del governo italiano, ma non ha alcun impatto su come il Regno Unito valuterà la nostra presenza in territorio britannico.
Se volessimo tradurre la domanda iniziale in termini cinematografici potremmo parlare di spoiler alert, partire dalla fine e dire che iscriversi all’AIRE non ci protegge dalla Brexit. Questo perché, come dicevamo in apertura, l’iscrizione stessa non è la conseguenza di una norma internazionale, né di una previsione britannica, ma unicamente di una disposizione italiana. Gli inglesi non sanno neanche cosa sia l’AIRE. Eppure, dati alla mano, il Consolato di Londra ha appena comunicato che sono stati superati ormai i 400mila iscritti: un numero enorme, che la dice lunga sul clima di incertezza che circonda i connazionali che hanno fatto della terra d’Albione la loro casa.
Ricordiamo brevemente che per AIRE si intende l’Anagrafe Italiana dei Residenti all’Estero. Iscriversi non è una facoltà ma un obbligo di legge, che ricade su tutti coloro i quali intendano risiedere all’estero per un periodo superiore ai 12 mesi (nonché sui cittadini italiani nati all’estero e su chi seppur non ha mai vissuto in Italia ha la cittadinanza italiana). Al momento non sono previste sanzioni per la mancata iscrizione, e questo ha ingenerato in molti connazionali la falsa idea che l’iscrizione sia facoltativa. Non solo iscriversi è un diritto-dovere di tutti i cittadini, quanto pure la mancata iscrizione potrebbe comportare delle conseguenze, anche rilevanti, sul piano fiscale – con l’obbligo di dover dichiarare i propri redditi di fonte estera, in questo caso britannica, e che hanno già le imposte nel Paese erogante, anche in Italia. Si potrà poi richiedere un credito d’imposta per quanto già versato all’estero, ma se ci si dimentica di presentare la dichiarazione e si subisce un accertamento si potrebbe essere costretti a versare l’intera somma anche in Italia, oltre alle eventuali sanzioni per omessa dichiarazione.
Iscriversi, inoltre, comporta dei vantaggi, quali il poter beneficiare dei servizi consolari come l’emissione di documenti e certificati, ed anche la possibilità di esercitare il proprio diritto di voto per tutte le consultazioni elettorali o referendarie che si svolgono in Italia.
Insomma, iscriversi è un obbligo che ha come corollario indubbi benefici; eppure, molti italiani sono stati fino ad ora restii a farlo, soprattutto nel timore che questo gli avrebbe fatto perdere l’assistenza sanitaria in Italia.
Fino a quando è arrivata la Brexit ed è passato in secondo piano anche il tanto amato medico di famiglia…
MANUELA TRAVAGLINI, avvocato, consulente di Belluzzo International Partners ed esperto legale di The Italian Community