La Turchia in bilico tra USA e Russia
Ankara è membro della NATO ma l’acquisto di sistemi antimissile di Mosca non è gradito all’amministrazione Trump che minaccia di sospendere gli accordi per gli F-35. Tra gli altri dossier anche le sanzioni all’Iran per cui la Turchia chiede un’esenzione e l’appoggio americano ai curdi siriani che la Turchia considera terroristi.
La NATO ha un grande problema: Stati Uniti e Turchia, i cui eserciti sono i due maggiori all’interno dell’Alleanza Atlantica, sono attualmente su fronti opposti in tutti i dossier chiave che coinvolgono Washington e Ankara.
A partire dal tentato colpo di stato in Turchia dell’estate 2016, che secondo Erdogan è stato organizzato dal predicatore Fetullah Gulen esule negli Stati Uniti, i rapporti tra i due Paesi si sono rapidamente deteriorati, anche perché gli USA hanno sempre rifiutato di concedere l’estradizione di Gulen.
L’ultimo capitolo della disputa tra Ankara e Washington riguarda i sistemi d’arma. Nel 2017 è stato concluso un accordo del valore di 2,5 miliardi di dollari tra Turchia e Russia per l’acquisto di un pacchetto di sistemi antimissile S-400 di produzione russa. Questo ovviamente non è stato gradito alla Casa Bianca che ritiene inaccettabile che uno Stato membro della NATO possa dotarsi di armi comprate dal principale avversario dell’Alleanza.
Erdogan ha manifestato la volontà di proseguire con l’acquisto nonostante le minacce e le pressioni statunitensi e di conseguenza gli USA hanno portato avanti una serie di misure sanzionatorie tra cui anche la minaccia di espulsione della Turchia dal programma F-35 e l’esclusione delle aziende turche che producono molte componenti del velivolo.
Un altro grande ostacolo per la riappacificazione tra Ankara e Washington è la diversa posizione che i due attori hanno riguardo ai curdi.
Gli USA hanno appoggiato le azioni dei curdi siriani nella lotta all’ISIS, Ankara invece considera le forze curde dell’YPG come una organizzazione terroristica e come il braccio armato del Partito Curdo dei Lavoratori (PKK) fortemente osteggiato da Erdogan.
A questo si aggiunge anche il dossier iraniano. Le recenti sanzioni che l’amministrazione Trump ha imposto a Teheran, in particolare sulle esportazione petrolifera, sono state ignorate dalla Turchia che ha continuato a intrattenere rapporti commerciali con l’Iran. Otto Paesi, tra cui proprio la Turchia, hanno potuto godere di una esenzione dalle sanzioni che terminerà all’inizio di maggio, termine entro il quale le importazioni dall’Iran dovranno essere ridotte a zero.
In questo caso Ankara ha sempre fortemente criticato la posizione sanzionatoria degli Stati Uniti sostenendo che sarebbe stata controproducente.
Difficilmente la Turchia, per via anche dei suoi contrasti con l’Unione Europea, potrà rinunciare ad avere un legame stretto con la Russia, con cui condivide importanti dossier militari (S-400), commerciali (Iran) e geopolitici (questione mediorientale). Ma questo legame tra Ankara e Mosca non è certamente gradito a Washington e la permanenza nella NATO di una Turchia in una posizione così ambigua potrebbe portare anche a problemi di sicurezza per i Paesi dell’Alleanza.