Eruzione in Guatemala: oltre 50 morti

Continua drammaticamente ad aumentare la conta delle vittime del Volcan de Fuego, ora salite ad almeno cinquanta dopo una prima stima, più prudente, che parlava di trentacinque morti.
Il vulcano è esploso violentemente nella mattinata di domenica generando una colonna di cenere di diecimila metri di altezza. Un’ora più tardi è iniziata la colata lavica che ha travolto i piccoli paesi arroccati sulle pendici del vulcano. Le autorità hanno dovuto chiudere l’aeroporto internazionale di Città del Guatemala per via delle ceneri che sono arrivate anche a venti chilometri di distanza dal punto dell’eruzione.
Il Presidente Jimmy Morales ha decretato lo stato di calamità naturale per i tre dipartimenti coinvolti e tre giorni di lutto nazionale per le vittime.
Al momento, stando alle dichiarazioni del Coordinamento Nazionale per la Riduzione dei Disastri (Conared), l’attività del vulcano è cessata ma la situazione viene costantemente monitorata e si continuano a registrare esplosioni ogni ora.
Le zone intorno al Volcan de Fuego sono molto popolate (quasi due milioni di abitanti) e nelle primissime ore dell’eruzione circa tremila persone sono state costrette ad evacuare molto velocemente per non essere travolti dalla colata. Addirittura un villaggio è rimasto completamente isolato per via delle strade distrutte dalla lava e non si hanno comunicazioni con gli abitanti, per cui il bilancio delle vittime potrebbe essere destinato a salire ancora.
Tra i danni materiali si contano invece diversi villaggi, strade e ponti distrutti, case e automobili travolte dalla cenere e dalla nube ardente che si è generata e che ha raggiunto i 700 gradi e la velocità di 100 km/h.
Il Volcan de Fuego non è nuovo ad eventi catastrofici di questo tipo: un’eruzione simile risale all’inizio dell’anno, mentre nel 2012 fu necessario evacuare circa trentamila persone dall’area del vulcano.