Occhio alla sorpresa: le incognite dell’elezione tedesca con i partiti outsider pronti a cogliere l’attimo.

Le prossime elezioni tedesche che eleggeranno il nuovo Bundestag saranno le più imprevedibili ed incerte alle quali i cittadini tedeschi saranno chiamati ed esprimere il loro voto. Secondo gli ultimi sondaggi il quadro politico tedesco vede nell’incertezza l’elemento centrale delle votazioni del 23 febbraio con l’assenza di un partito o di una coalizione che nettamente sia in grado di avvicinarsi alla maggioranza assoluta per poter governare.
L’alleanza di centro-destra di Merz, l’Unione Cristiano-Democratica e il suo partito gemello bavarese, l’Unione Cristiano-Sociale, è attualmente intorno al 30 per cento, il partito socialdemocratico di centro-sinistra e i Verdi dovrebbero finire rispettivamente intorno al 16% e al 13%, mentre al secondo posto, con poco più del 20 per cento, c’è l’estrema destra di Alternativa per la Germania (AfD).
Secondo i politici del partito di Merz, il risultato meno favorito sarebbe una coalizione a tre a causa delle lotte intestine che inevitabilmente potrebbero seguire, preferendo quindi la formula della große Koalition, la grande coalizione, o GroKo in breve composta dai conservatori e dall’SPD. La Germania è stata governata quattro volte da un GroKo dal 1949, tre sotto l’ex cancelliere Angela Merkel.
Sebbene la Germania del dopoguerra non abbia avuto molta esperienza di coalizioni con più di due partiti preferendo coalizioni bipartitiche, l’eccessiva frammentazione politica, con la coalizione semaforo di Scholz che ha rappresentato la prima alleanza a tre in oltre sei decenni, potrebbe rendere questi accordi “politici” una nuova forma di governo. In effetti, un’alleanza tripartita potrebbe essere difficile da evitare se due dei tre partiti più piccoli attualmente seduti in parlamento, i Verdi, l’FDP e la Sinistra, vi rientrassero o se si decidesse di non coinvolgere l’AfD nella formazione del governo federale.
I partiti in corsa
Dalle proiezioni di voto fin qui effettuate quindi, il centro cattolico, formato dall’Unione Cristiano-Democratica (Cdu) e dall’Unione Cristiano-Sociale (Csu), risulterebbe essere primo partito politico con il 31% dei consensi. La coalizione capitanata dal candidato cancelliere Friedrich Merz, sebbene il pasticcio istituzionale sulla legge anti migranti votata con il voto congiunto con AFD, non ha subito variazioni nelle ultime settimane rimanendo ferma al 31%.
A seguire, il partito di estrema destra Alternative fur Deutschalnd AfD ha guadagnato un punto percentuale, salendo così al 22% dei consensi, rappresentando, fin qui, la grande sorpresa di questa corsa elettorale, considerato che alle scorse tornate elettorali federali, quelle del 2021, la AfD ottenne il 12% dei voti. In vista del voto del 23 febbraio, il partito guidato da Alice Weidel e di ispirazione neonazista potrebbe raddoppiare i propri voti confermandosi ormai una realtà politica di prim’ordine e che potrebbero rappresentare una delle sorprese di queste elezioni.
Come terzo partito nei sondaggi troviamo il partito socialdemocratico (SPD) guidato da Olaf Scholz con il 15% dei consensi che, nonostante la disastrosa esperienza di governo, si mantiene stabile nei consensi come terzo partito, segno che l’elettorato socialdemocratico sembra essere consapevole della minaccia dell’AfD.
Per quanto riguarda gli altri partiti, dopo Cdu-Csu, AfD e Spd si trovano i Verdi, che rimangono stabili al 14%, mentre il partito populista di sinistra di Sahra Wagenknecht (Bsw) invece, si attesta al 6% ed è seguita dal Partito della Libertà (Fdp) e dal Partito della Sinistra, entrambi al 5%.
Il dibattito televisivo Sholz-Merz prove generali per la große Koalition ?
Il duello televisivo andato in onda nella serata di domenica 9 febbraio tra Olaf Scholz, cancelliere in carica, socialdemocratico, e lo sfidante Friedrich Merz, cristianodemocratico, nonostante le accuse iniziali del cancelliere uscente nei confronti del candidato CDU nell’aver aperto politicamente all’AfD, “la rottura di un tabù e il tradimento della parola data”, si è concluso con un pareggio per i due contendenti che non hanno voluto rifilare colpi bassi all’avversario al fine, forse, di mantenere rapporti politici “civili” in vista di una possibile große Koalition. Scholz e Merz, sebbene abbiano voluto rivendicare i loro cavalli di battaglia politici, con il leader dell’SPD che rilanciato il salario minimo a 15 euro e ha ribadito l’intenzione di mantenere fede allo sviluppo delle fonti rinnovabili, mentre il leader della CDU ha rivendicato il taglio delle tasse e dei sussidi a disoccupati e indigenti, il ritorno ad una politica energetica “strategica” tagliando i sussidi alla politica energetica green, voluta proprio dalla SPD, ed una maggiore attenzione al debito pubblico; hanno mantenuto una compostezza istituzionale consci che l’avversario televisivo sarebbe potuto diventare alleato politico dopo le elezioni del 23 febbraio o comunque “il minore dei mali” come interlocutore all’indomani del voto tedesco.
Un confronto, quindi, su posizioni politiche interne, dall’economia passando per la politica estera fino al rapporto con gli estremismi politici, trasversali ma non necessariamente antagoniste nella realpolitk dello Stato federale tedesco, ad esempio sulla posizione da tenere nei confronti dell’AfD Scholz e Merz che hanno ribadito rispetto all’AfD che “ci dividono dei mondi sull’Europa, la Nato, l’euro, la Russia, l’America” chiudendo, sembrerebbe, la porta dell’alleanza politica al partito di Alice Weidel.
Certamente la realtà politica di AfD è ormai acclarata e si appresta a essere la seconda forza politica nazionale alle prossime elezioni federali, ma è proprio per questo motivo che, dopo le elezioni del 23 febbraio, tutti si aspettano che Merz tenti anzitutto una riproposizione della Grande coalizione con la Spd per “arginare” la deriva estremista.
Scholz, tuttavia, ha lasciato intendere che i socialdemocratici guarderanno anzitutto al programma di governo che si riuscirà a concordare con la CDU-CSU non sottovalutando, altresì, anche gli umori delle centinaia di migliaia di persone che stanno scendendo in piazza da quando Merz ha aperto all’Afd sul voto congiunto sulla legge anti-migranti, poi bocciata dal Reichstag, in uno scenario politico che se dovesse confermare le intenzioni di voto, vedrebbe i partiti dell’estrema destra e dell’estrema sinistra rappresentare una fetta importante di elettorato difficilmente eludibile.
L’AfD e Sara Wagenknecht possono rappresentare le incognite alle elezioni tedesche
Detto delle posizioni più o meno ufficiali dei partiti dell’”establishment” riguardo i rapporti da tenere con i partiti estremisti, è un dato di fatto che l’ascesa dell’AfD è netta e sembra ormai essere divenuta una realtà concreta della scena politica tedesca. I sondaggi condotti in queste settimane sull’elettorato tedesco certificano che il partito di estrema destra raccoglierebbe, nelle intenzioni di voto, il 22% dei voti. Tuttavia, oltre al partito guidato da Sara Weidel, l’altro partito populista, quella di Sara Wagenknecht, potrebbe in queste elezioni federali rappresentare un’incognita, tanto quanto l’AfD, capace di far oscillare equilibri e coalizioni politiche.
Tanto quanto l’AfD, Il partito di Sarah Wagenknecht leader della nuova alleanza BSW, ha incentrato tutta la sua dialettica politica di estrema sinistra, durante questa campagna elettorale, sull’aspra critica nei confronti dei partiti di “sinistra”, Verdi e SPD, rei di non aver compreso il disagio sociale che ha accompagnato le fasce più deboli della popolazione tedesca.
La critica di Wagenknecht ai partiti tradizionali parte dall’osservazione che il cosiddetto “programma verde”, concepito per incentivare la transizione energetica attraverso sussidi, tassazioni e investimenti in fonti rinnovabili, stia causando seri danni all’economia industriale tedesca. Secondo la leader populista, l’attuale politica climatica, che prevede anche l’aumento della tariffa di CO₂ da 25 a 55 euro a tonnellata, non solo erode il potere d’acquisto dei cittadini, ma porta anche le aziende a lasciare il Paese o a barcollare verso la bancarotta.
Per Wagenknecht, i principali partiti moderati, dai Verdi alla CDU, passando per FDP e SPD, sono i responsabili della recessione economica poiché non hanno compreso le vere esigenze dell’economia e della società tedesca. L’insistenza su spese per la difesa, su sanzioni e su politiche estere orientate a sostenere la guerra in Ucraina, a suo avviso, ha distolto il governo federale dalle priorità quali gli investimenti necessari in istruzione, infrastrutture e sviluppo economico.
Con il voto federale imminente, pertanto, la Wagenknecht Alliance si presenta come un’alternativa radicale, al pari della AfD, che intende rappresentare le fasce di popolazione che si sentono abbandonate dalla politica dei partiti tradizionali. Se il partito riuscirà a superare la soglia del 5%, attualmente in parità con l’ex Die Linke, il nuovo assetto parlamentare potrebbe portare a una collaborazione inaspettata, dove le posizioni populiste di sinistra e destra potrebbero incontrarsi e unirsi per spingere politiche di restrizione all’immigrazione, riforme economiche di largo respiro e una maggior attenzione alla grande nazione Germania.