L’Europa può fare a meno dell’America
L’UE esce dal G7 di Taormina con la consapevolezza che si deve iniziare a pensare ad un futuro indipendente dagli USA
“Ho capito in questi giorni che non possiamo più fidarci degli altri, noi europei dobbiamo davvero prendere il nostro destino nelle nostre mani”. Le parole di Angela Merkel dopo il G7 di Taormina sono pesanti e molto chiare: l’Europa e l’America non sono mai state così lontane.
Per l’Unione Europea è necessario un cambio drastico di mentalità. Sono lontani i tempi in cui il vecchio continente doveva dipendere dagli americani per vincere le guerre, per poter avere i fondi per la ricostruzione post-bellica e per difendersi dalla minaccia comunista.
L’Unione Europea, con o senza brexit, con o senza Trump, è una superpotenza tanto quanto gli USA, la Russia o la Cina.
Certo, all’interno prevalgono ancora le spinte e gli egoismi nazionali piuttosto che quelli comunitari ma anche in questo senso sono stati fatti importanti passi in avanti e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Negli ultimi due anni i populismi antieuropei hanno subito sconfitte pesanti nelle elezioni presidenziali in Austria e nei Paesi Bassi, in Francia Macron (in attesa delle elezioni legislative) ha surclassato la Le Pen, in Germania la sfida tra la Merkel e Schulz è una gara tra due dei più convinti filoeuropeisti del panorama continentale. La brexit è stata un duro colpo ma ha anche mostrato il suo lato più positivo: l’uscita di scena del Regno Unito può consentire un rafforzamento di alcune politiche comunitarie che Londra ha sempre osteggiato (a partire dalla difesa comune).
L’incognita che più preoccupa l’asse franco-tedesco per il futuro dell’Unione è sicuramente l’Italia con la sua cronica instabilità di governo e le elezioni (forse) del prossimo autunno.
USA e UE, mai così distanti – Che tra i leader di Germania e USA non ci fosse molta stima reciproca lo si era capito da tempo. La visita della Cancelliera negli Stati Uniti e i loro successivi incontri non erano stati all’insegna dei buoni rapporti e della cordialità. Ma il commento lapidario di Angela Merkel dopo il G7 (“molto insoddisfacente”) sembra chiudere la porta ad ogni futura collaborazione tra le due sponde dell’Atlantico, perlomeno nell’immediato.
Trump ha attaccato l’Europa sulla NATO accusando gli alleati europei di pagare meno del dovuto gravando sulle spalle dei contribuenti americani, ha di fatto rigettato gli Accordi di Parigi sul clima siglati da Obama nel 2015 (secondo il tycoon una politica più ‘green’ sarebbe negativa per gli interessi e l’economia americani, in particolare per l’industria del carbone e dei combustibili fossili per cui tanto si è speso in campagna elettorale), ha parlato della questione dei migranti e dei flussi migratori solamente in termini di sicurezza nazionale e non di aiuti umanitari e continua a mantenere le sue idee sul commercio (‘America first’) che sanno molto di proibizionismo ed isolazionismo.
Insomma tutto il contrario di quello che rappresenta l’Europa. L’Unione Europea è il simbolo dell’apertura tra le frontiere per il passaggio libero di persone e merci, ha nei suoi leader di primo piano (Angela Merkel in primis) i principali sostenitori dell’accoglienza dei migranti ed è all’avanguardia nella protezione dell’ambiente, nell’ecosostenibilità e nelle energie rinnovabili.
Una frattura nel G7 tra gli USA (che hanno trovato un importante sostegno nel Regno Unito post brexit) e l’Europa era inevitabile.
Il Canada rafforza l’Europa – E così, mentre la May (più preoccupata di tornare in patria per gestire l’emergenza terrorismo post Manchester e le prossime elezioni) è diventata l’interlocutore principale di Trump, e mentre il premier giapponese Abe, con la Cina alle porte e pericolosamente vicino ad un conflitto militare con la Corea del Nord, si rende conto che non può assolutamente permettersi di allontanarsi troppo dagli USA, a sorpresa (ma non troppo) arriva all’Europa l’aiuto insperato del più vicino dei vicini degli Stati Uniti: il Canada di Trudeau.
L’intervento canadese a sostegno delle politiche europee – dalla ratifica degli accordi di Parigi sull’ambiente alle politiche di accoglienza dei migranti – consente all’UE di uscire dal G7 con qualche speranza sul futuro assetto mondiale.
Oltretutto, il premier Trudeau ha fatto visita in Italia ad Amatrice e alle zone terremotate promettendo collaborazione e aiuti per la ricostruzione. E una figura carismatica come lui, unita a queste promesse, potrebbe portare voti e consensi alle aree più europee ed internazionaliste del panorama politico italiano sottraendo elettori alle principali forze euroscettiche. E se in autunno anche in Italia trionferanno politiche comunitarie allora l’asse portante del vecchio continente Berlino-Parigi-Roma potrebbe concretamente sfidare Washington, Mosca e Pechino nel gioco delle superpotenze.