G7, Merkel «Non possiamo più fidarci»
Si è appena concluso il G7 svolto a Taormina guidato dal presidente italiano Gentiloni con i vertici di Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Stati Uniti e Giappone. I temi caldi della riunione erano clima, terrorismo, migranti e commercio.
Gentiloni ha definito l’incontro come produttivo, «una discussione vera», il cui miglior risultato riguarda la lotta al terrorismo, con qualche passo in avanti nel commercio, altra questione spinosa data la lontananza ideologica che separa Trump dagli altri leader. Eppure non sembra sia proprio tutto rose e fiori come descritto dal presidente italiano, che è sicuramente conscio della sua posizione da mediatore tra posizioni sempre più lontane, come dimostrato in particolare da Merkel e Trump, specialmente sul clima.
Anche sul tema migranti non ci sono stati passi in avanti, anzi, è stata ribadita la sovranità di ogni stato sui propri confini, anche se Gentiloni non pare sia rimasto deluso, perfettamente consapevole di questa soluzione già da prima dell’inizio del G7 «non mi aspettavo soluzioni dal G7. Bisogna lavorare molto per il medio termine in Africa e tra le cause c’è un cambiamento climatico, e in breve serve unire politiche di sicurezza e accoglienza».
Altro argomento su cui si è arrivati ad una soluzione concordata da tutti i partecipanti riguarda la parità di genere: a Taormina è stata definita una “tabella di marcia” per diminuire le disparità di genere nei paesi partecipanti che sarà poi ripresa al prossimo incontro in Canada. Un passo importante per i diritti delle donne che non era affatto scontato.
Nonostante la pronosticata e moderata soddisfazione del presidente italiano, a Taormina sono venute alla luce differenze e rotture che rischiano di diventare veri e propri problemi per tutta la politica internazionale. Ciò che maggiormente ha creato problemi è il clima, tema tanto “caro” al tycoon, ma anche ai presidenti europei sul quale non hanno infatti alcuna intenzione di trattare. I trattati di Parigi, firmati anche da Obama nell’ormai distante 2015, non piacciono molto a Trump, che infatti ha deciso di non confermare gli impegni presi due anni fa (unico paese tra i sette), affermando poi con un tweet che deciderà in questa settimana. Gentiloni ha affermato «Gli Usa sono ancora in fase di revisione della loro politica. Mi auguro che questa fase si concluda presto e bene. Presto perché sarebbe grave se la loro attuazione rimanesse per molto tempo in sospeso e bene perché è importante avere sull’accordo il contributo degli Stati Uniti». La cancelliera tedesca è stata, invece, più dura di Gentiloni, esprimendo pienamente quali sono le intenzioni dei paesi europei sugli accordi di Parigi «Non ci sono segnali finora se gli Stati Uniti rimarranno o meno nell’accordo di Parigi. Penso che l’accordo di Parigi sia così importante che non possiamo fare alcun compromesso».
Proprio tra Merkel e Trump le differenze di visione sono state più nette. Entrambi non hanno partecipato alla conferenza finale del G7 con la stampa e sono tornati nei rispettivi paesi. Angela Merkel all’indomani dell’incontro a Taormina, in un comizio a Monaco, ha fatto affermazioni forti contribuendo alla frattura con l’altra parte dell’Atlantico «I tempi in cui potevamo fare pienamente affidamento sugli altri sono passati da un bel pezzo, questo l’ho capito negli ultimi giorni. Noi europei dobbiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani.», sottolineando come sia importante comunque mantenere buoni rapporti con Regno Unito, Stati Uniti e Russia. Una dichiarazione importante, dato che il riferimento a Trump è abbastanza evidente, ancor di più se detto dopo Taormina in cui i rapporti tra i due non sono stati limpidi. Richard Haass, presidente del Council on Foreign Relations, ha poi dichiarato che queste affermazioni rappresentano uno spartiacque nelle relazioni transatlantiche dalla fine della seconda guerra mondiale.
Tralasciando la visione ottimistica di Gentiloni, è ovvio che in questo incontro sono emerse ancora di più le nette divergenze tra Trump e Merkel e sembrano destinate ad aumentare sempre di più. Questa sarà una settimana importantissima in cui si attenderà la decisione del presidente americano sugli accordi climatici di Parigi, che molto probabilmente sarà influenzata dalla dichiarazione della cancelliera tedesca. Ma se Angela Merkel ha “messo la faccia” è tuttavia ovvio che la differenza di posizione con l’America riguardi l’intera eurozona, dove infatti, per lo meno fino ad ora, il populismo non è riuscito ad attecchire come negli Stati Uniti, pertanto si presentano al momento due fondamentali zone globali che, seppur con varie sfaccettature, hanno due modi antitetici di impostare la propria linea politica. Che sia l’inizio di una svolta storica nei rapporti tra Stati Uniti ed Europa?