Repubblica Centrafricana: difficilissima ripresa economica
L’economia centrafricana dimora nel pessimismo circa la ripresa delle attività promessa martedì dal nuovo potere in atto, mentre l’insicurezza persiste nel paese e buona parte degli utensili di produzione sono stati distrutti nel corso delle violenze che hanno condotto la ribellione al potere.
“La ripresa non si concretizza”, ha dichiarato Serge-Alain Yabouet-Bazoly, ex ministro e consulente giuridico del Gruppo interprofessionale africano (Gica), uno dei due sindacati dei patroni centrafricani. Questa settimana, il governo centrafricano ha promesso una ripresa delle attività amministrative ed economiche.
Tuttavia i saccheggi proseguono nei quartieri e le imprese hanno pagato un pesante tributo all’insicurezza dall’inizio delle offensive di dicembre e soprattutto all’anarchia che ha seguito la presa della capitale il 24 marzo.
Il paese che conta 5 milioni di abitanti era già uno dei più poveri del mondo, minato dalle ribellioni e dalla corruzione che gli hanno impedito di sfruttare le numerose ricchezze del sottosuolo. Lo scorso dicembre, la Gica stimò a 4,1 milioni di euro i danni causati dall’inizio dell’offensiva del Séléka. Inoltre le imprese sono saccheggiate dai gruppi del Séléka. La maggior parte delle grandi imprese hanno trovato un accordo con il contingente della Forza multinazionale (Fomac).
Il nuovo uomo forte della Repubblica Centrafricana, Michel Djotodia, prende la parola nella piazza della Repubblica, il 30 marzo 2013. “La situazione è davvero difficoltosa e ci saranno numerose sconfitte, inoltre le banche complicano notevolmente le cose”. Spiega anche che diverse imprese solleciteranno dei prestiti per riprendere l’attività e che le prospettive economiche vieteranno alle banche di accordare questi prestiti. A lungo termine, il patronato spera negli aiuti esterni per sostenere l’impiego. Occorre tuttavia un’immediata soluzione politica duratura per l’avvenire.
Manuel Giannantonio
1 aprile 2013