Stati Uniti: il matrimonio gay per la prima volta alla Corte suprema
La più alta istituzione giudiziaria americana si affaccia per due giorni sull’opportunità o meno di legalizzare il matrimonio omosessuale, già autorizzato da nove Stati, in tutto il paese. Dovrebbe prendere questa decisione entro giugno.
Nove giudici per esaminare due leggi. Nove giudici per decidere l’avvenire del matrimonio omosessuale negli Stati Uniti. Il momento è già storico per il paese. Alla luce di una vera e propria maratona a livello delle istanze inferiori, è infatti la prima volta che la questione arrivi fino alla Corte suprema, la più alta istituzione giudiziaria. Per molto, i dibattiti di martedì e di mercoledì sono altrettanto importanti che quelli del 1973 che hanno condotto all’arresto di Roe VS Wade e alla legalizzazione dell’aborto a livello federale.
La situazione oggi è la seguente: il matrimonio gay è di fatto vietato dalla legge federale “Defence of marriage act” (DOMA, legge di difesa del matrimonio) del 1996. Promulgata all’epoca dall’allora Presidente Clinton, stipula che il matrimonio è “l’unione tra un uomo e una donna”. Nove Stati (Massachusetts, Connecticut, Vermont, New Hampshire, New York, Iowa, Maine. Washington, Maryland, più la capitale Washington D.C) hanno proceduto oltre la legge DOMA autorizzando le coppie omosessuali a sposarsi ma non beneficiando degli stessi diritti federali (tasse, pensione) delle coppie eterosessuali.
In California la questione è ancora in sospeso. E giustamente il caso che la Corte suprema cominci a parlarne martedì. Il matrimonio omosessuale è stato per breve tempo legale per i primi anni del 2000. Ma è stato di fatto vietato nel 2008 da un referendum battezzato “Proposta 8”. Il testo, iscritto nella Costituzione di Stato della California, precisa che “solo il matrimonio tra un uomo e una donna è autorizzato e riconosciuto in California”.
Mercoledì i nove giudici esamineranno la legge DOMA, rimessa in causa da Edith Windsor. Nel 2009, questa newyorchese ha dovuto pagare dei diritti di successione federale alla morte della sua compagna. In maniera paradossale, l’amministrazione Obama, schierata per la difesa dei diritti federali, si ritrova pertanto dalla parte della Windsor per chiedere l’abrogazione di questa legge.
Proprio questa mattina l’amministrazione Obama ha tweetato le parole del 44° Presidente degli Stati Uniti che ribadisce che “Ogni americano deve poter sposare la persona che ama” (ricordiamo che la questione del matrimonio gay era uno dei punti fermi dell’ultima campagna elettorale democratica). Sostanzialmente la situazione resta incerta ma è facile prevedere un cambiamento di mentalità. Secondo le ultime inchieste del caso, il 58% degli americani si dicono favorevoli al matrimonio gay.
Manuel Giannantonio
26 marzo 2013