Se la Russia e la Cina attendono al varco la Grecia in crisi
ATENE – “Forse dovremo dire addio all’euro ma maggiore sarà la percentuale di rifiuto, maggiore sarà la nostra forza di trattativa”: queste le parole di Tsipras a pochi giorni dall’apertura del referendum che permetterà – il prossimo 5 luglio – ai cittadini greci di esprimersi sulle misure di austerità proposte dall’Ue. Per il primo ministro votare ‘no’ significherebbe avere più margine per trattare mentre la vittoria del ‘sì’ comporterebbe sia una sorta di schiavitù nei confronti dei diktat di Bruxelles sia la caduta del Governo ellenico: “Se il popolo greco vuole procedere con i piani di austerità in eterno, piani che ci impediranno di risollevare la testa, noi lo rispetteremo ma non saremo noi a darvi attuazione”.
Nel frattempo il ministro dell’economia Yanis Varoufakis sta cercando di trovare una soluzione per vie legali ed ha avanzato l’idea di ricorrere alla Corte di Giustizia europea per ottenere un’ingiunzione contro le istituzioni Ue, per bloccare il procedimento d’espulsione di Atene dall’Eurozona e infine per liberare il sistema bancario ellenico dalla morsa soffocante dei creditori. Le banche greche – intanto – hanno chiuso i battenti ed hanno fissato in 60 euro a correntista la quota massima prelevabile giornalmente dagli sportelli bancomat mentre l’agenzia ‘Standard and Poor’s’ ha tagliato ieri il rating della Grecia da CCC a CCC- outlook negativo.
Questa sera a mezzanotte scadrà il secondo programma di sostegno finanziario alla Grecia, che – notizia da poco confermata – non rimborserà la rata da 1,6 miliardi di euro all’Fmi e imboccherà – quasi inevitabilmente – la strada che conduce al default nonostante diverse fonti straniere abbiano parlato dell’esistenza di un piano dell’ultim’ora avanzato da Junker per tenere a galla la Grecia: formazione di un Eurogruppo d’emergenza per sbloccare un pagamento immediato ad Atene così da permetterle di rimborsare il Fmi, l’Iva al 13% per gli alberghi e le strutture turistiche e la possibilità, da parte dei ministri delle Finanze dell’Eurozona, di accordare una dilazione nel pagamento delle scadenze del debito, l’abbassamento dei tassi di interesse e l’estensione di una moratoria sui pagamenti verso la zona euro a partire dal prossimo ottobre.
Il Governo di Atene, che al momento ha scelto di non rimborsare l’Fmi, avrà comunque facoltà di appellarsi al fondo salva-Stati così da attivare un nuovo programma tuttavia le condizioni per renderlo concreto sono quelle finora respinte dalla Grecia, che attraverso le due grandi manifestazioni di ieri a Salonicco e in piazza Syntagma, rivendica il diritto di rimanere in Europa senza rispettare le tempistiche dei vincoli che l’Ue ha prospettato per il suo salvataggio.
Mentre si attendono nuovi sviluppi, la Grecia potrebbe presto trovare appoggio economico dalla Russia e dalla Cina, entrambe consce delle potenzialità del Paese ellenico specie in ottica geopolitica e strategica. Per le due potenze assicurarsi l’amicizia della Grecia – e i suoi porti – potrebbe significare un cambiamento degli equilibri esistenti, specie se si considera che ad oggi Atene fa parte della Nato.
Se con l’Europa il rapporto sembra deteriorarsi ora per ora, nuove trame si stanno intessendo con le potenze orientali: l‘8 luglio prossimo, infatti, si svolgerà un vertice nella città russa di Ufa Bashkortostan al fine di progettare nuovi accordi legati al gas e alle infrastrutture. Prima tappa la pipeline di Gazprom che dalla Russia porterà il combustibile in Turchia e in Grecia. L’operazione porterà 20mila nuovi posti di lavoro in Grecia e si collega alla seconda esplorazione per lo sfruttamento degli idrocarburi in 20 aree marine greche e cretesi.
Anche la Cina sarebbe pronta a investire nelle infrastrutture greche assicurandosi in tal modo la presenza in pianta stabile nel porto del Pireo e con essa una base per i propri traffici commerciali direttamente nel Mediterraneo. In tal modo potrebbe di fatto entrare in diretta competizione con Rotterdam. La Cina si è detta inoltre pronta a realizzare una linea ferroviaria ad alta velocità che attraverso i Balcani arrivi a Vienna, tale da ottimizzare la distribuzione delle merci.
Davide Lazzini
30 giugno 2015