Birmania: libera 302 prigionieri politici

La Birmania ha liberato venerdì alcuni prigionieri politici di primo piano, un amnistia che è stata richiesta dall’occidente come testimonianza della sincerità delle riforme del nuovo regime che è stata immediatamente abbracciata dall’opposizione. Molti leader del movimento studentesco del 1988, di cui la repressione aveva generato circa 3000 morti, erano coinvolti in questa amnistia, nuovo gesto del regime birmano che continua nelle sue riforme.
Secondo Aung Naing Oo, del Devolopment Institute, la concretizzazione di questa amnistia costituisce una tappa obbligatoria nella normalizzazione dei rapporti con l’occidente. Secondo il quotidiano New Light Of Myanmar, questa amnistia riguarda un totale di 651 persone e ha come obiettivo fondamentale la riconciliazione nazionale a la partecipazione al processo politico. La Lega Nazionale per la Democrazia (LND) tramite il proprio portavoce Nyan Win, ha espresso grande felicità, considerando le liberazioni come un grande gesto. Anche il presidente francese Nicolas Sarkozy si è congratulato tra gli altri, in un colloquio telefonico, con la leader del partito Aung San Suu Kyi. Il capo della diplomazia inglese invece si è dichiarato felice e attribuisce al gesto delle liberazioni un significato importantissimo, la prova effettiva dell’attuazione delle riforme nella Birmania. La giunta al potere per quasi mezzo secolo si è dissolta nel periodo di marzo trasmettendo i suoi poteri al governo civile totalmente controllato da militari anziani. Questo governo ha moltiplicato le riforme eliminando progressivamente il clima di terrore che regnava sovrano in questo paese. Inoltre ha permesso lo storico ritorno in politica del leader della Lega Nazionale per la Democrazia Aung Sann Suu Kyi che parteciperà alle prossime elezioni legislative parziali di aprile sebbene fosse costretta agli arresti domiciliari fino allo scorso novembre. Il governo ha inoltre instaurato un dialogo con i gruppi ribelli delle minoranze etniche, designando l’arresto di alcuni conflitti che si verificavano dal 1969 contro il gruppo dei Karen. L’ONU (Organizzazione Nazioni Unite), l’Unione europea e gli Stati Uniti, dei quali Hilary Clinton, segretaria di stato, ha effettuato una storica visita in Birmania a dicembre, reclamano la liberazione di tutti i prigionieri politici detenuti nel paese per confermare questa tendenza del governo. Il 12 ottobre circa 6300 persone sono state liberate dei quali 200 erano prigionieri politici anche se questa amnistia è stata giudicata incompleta. Il numero stimato dei prigionieri detenuti in Birmania si aggira intorno ai 1000 detenuti tra i quali, monaci, Giornalisti, e altri oppositori. Decisamente molti i passi compiuti dal governo ultimamente. Dalla storica possibilità concessa ad Aung Saan Suu kyi, all’interruzione dei conflitti interetnici e alla progressiva liberazione dei prigionieri politici. Un regime che si sta lentamente sgretolando di fronte alla prospettiva di una collaborazione con l’occidente e con la diplomazia internazionale. Stiamo molto probabilmente assistendo a una fase storica per il paese.
Manuel Giannantonio
14 gennaio 2012