Siria, Onu: arrivo osservatori ha aumentato la repressione

Secondo la portavoce dell’Onu, Susan Rice, l’arrivo degli osservatori della Lega Araba in Siria, che avevano il compito di arginare le violenze, la repressione, rivolta agli attivisti anti-regime, è causato una reazione del governo di Assad inversa: più uccisioni di manifestanti e maggior violenza.
Nella fattispecie nelle ultime settimane la situazione sembra esser veramente fuori controllo. Alcune delle truppe di mercenari assoldati da Damasco per fermare le proteste non rispondono più agli ordini di Assad e stanno agendo nella più totale anarchia: sparando, violentando, uccidendo, saccheggiando.
Ieri il presidente siriano Bashar al-Assad, ha provato a recuperare la situazione con un discorso alla nazione che lascia ben presagire che le proteste ispirate dalla Primavera araba stanno facendo vacillare il suo potere in Siria. Il presidente ha accusato altri paesi stranieri di “terrorismo”. Sono stati loro, per Assad, ad aver spinto i cittadini a queste rivolte, ad aver causato tutte le morti che ci sono state fin ora, tutto questo per sferrare un attacco nei suoi confronti.
Dai video postati sul web e dalle testimonianze di giornalisti, attivisti e medici la situazione sembra tutt’altra. Onde di repressione violente che ledono i diritti dell’uomo, questa è la realtà nel paese siriano da circa dieci mesi. Realtà che emerge anche dal rapporto stilato dagli esperti dell’Onu circa un mese e mezzo fa, nel quale si può leggere che il regime è accusato di una repressione fatta di violenze, uccisioni brutali e uso della forza smodato e volto solo a reprimere la volontà dei manifestanti che chiedono le dimissioni di Assad.
L’Onu inoltre sostiene che oltre 5.000 civili sono stati uccisi nelle proteste per lo più pacifiche contro Assad, mentre secondo il presidente siriano circa 2.000 membri delle sue forze dell’ordine sono stati uccisi da militanti di movimenti fondamentalisti islamici.
Quella che fin ora si poteva definire repressione sta diventando sempre più guerra civile, con forze di Damasco che spesso disertano, mercenari fuori controllo ed osservatori che non osservano.
Uno di loro, Anwar al Malek, nella giornata di ieri si è ritirato affermando di averlo fatto perché si sentiva di “servire il regime” di Damasco. Malek ha poi offerto dettagli delle violenze commesse dalle forze lealiste.
Questo lascia ben capire perché l’opposizione siriana ha più volte chiesto di ritirare i 163 osservatori presenti da fine dicembre in Siria: la loro presenza, per gli attivisti, è inutile.
di Enrico Ferdinandi
11 gennaio 2012